Si è soliti vedere un film tratto da un libro, e poi giudicare quale dei due abbia maggiormente colpito o emozionato. E lo stesso accade più o meno per il teatro, solo che, in questo caso, il lavoro del riadattamento del testo è ancor più meticoloso e richiede maggiori riduzioni, dettate per l’appunto dalle esigenze teatrali. Così è accaduto per il romanzo “Via Paganini, 7”, scritto da Myriam De Luca, ed edito da Spazio Cultura Edizioni che è approdato, con grande successo, in teatro grazie alla sceneggiatura e alla regia di Carlo D’Aubert, registrando un sold out al Teatro Jolly di Palermo.
Una pièce teatrale che parte proprio dalla protagonista del romanzo Viviana, in scena interpretata da Antonella La Licata e, attraverso questa giovane donna, entriamo nei meandri della sua psiche, dai disagi legati ai ricordi d’infanzia, a quelli che può vivere una ragazza della sua età, fino ad arrivare alle sue più profonde angosce e paure. Attorno a tutti questi stati d’animo tormentati, ruotano i personaggi a lei legati, come la madre, interpretata dall’attrice Giuditta Perriera, con la quale ha un rapporto piuttosto complicato e, solo alla fine, se ne capiranno le motivazioni. C’è anche il fidanzato, impersonato da Damiano Bonanno, col quale vive (apparentemente) una storia normale, dietro la quale si nascondono nervosismi ed incertezze. E poi, la zia, Sandy Di Natale, che, con la sua presenza fin troppo affettuosa tanto quanto opprimente, non fa altro che aggravare lo stato d’animo, già debole, della protagonista.
Così, Viviana lascia tutto e tutti alla ricerca di sé stessa e di un posto tranquillo nel mondo, e si reca al nord. Qui incontra Faustina, alias Valentina Todaro, una vera amica, di quelle che al giorno d’oggi sono rare, che riesce anche a trovarle un lavoro. Presso la casa di riposo diretta dal signor Ferreri, interpretato da Matteo Contino, è pervasa da un profondo senso di gioia tanto da trasmetterlo agli anziani ospiti che si innamorano subito di lei. E non solo loro.
La Viviana di D’Aubert convince e coinvolge il pubblico presente. Forti ed avvincenti i dialoghi non diretti con la madre, una Giuditta Perriera intensa e determinata che cela un antico segreto, causa di tutta la rabbia e di ogni incomprensione con la figlia. Neanche col fidanzato e con la zia, Viviana, in scena, ha dialoghi diretti, ma anche con loro riesce ad esprimere ogni paura ed angoscia attraverso degli aspri e particolari confronti.
Il finale naturalmente non lo raccontiamo, ma che dal buio sceso in sala si sia riaccesa la speranza, la gioia, e lo stupore, attraverso dei palloncini bianchi illuminati con le lucine a led, e distribuiti poi al pubblico, questo sì che lo raccontiamo, e lo facciamo con un’emozione ancora viva.
Le foto sono di Tiziana Di Vita.