“Universo Carceri. Realtà e prospettiva della condizione penitenziaria in Sicilia”. E’ questo il titolo del convegno che si svolgerà il 6 luglio presso l’Istituto Padre Annibale Maria di Francia di via Castellana 110 a Palermo. Il convegno è introdotto dal sociologo e onorevole Vincenzo Figuccia, vice capogruppo di Forza Italia all’Ars, che ripercorrerà l’esperienza vissuta in seguito a diverse ispezioni nelle carceri siciliane, effettuata per constatare la situazione delle carceri e soprattutto la qualità di vita dei detenuti.
Interverranno la direttrice del carcere Pagliarelli, Francesca Vazzana, il garante per i diritti dei detenuti Giovanni Fiandaca e l’ex detenuto Salvatore Cuffaro. Moderatore: Gioacchino Bosco.
In Italia, secondo uno studio dell’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale ‘Antigone’, al 31 marzo 2016 i detenuti erano 53.495 facendo registrare un trend in crescita rispetto al dicembre 2015, dove erano 52.164 .Il tasso di sovraffollamento (numero di detenuti rispetto al numero di posti letto regolamentari) è del 108%. In Germania il tasso è dell‟81,8%. In Spagna dell‟85,2%. In Inghilterra e Galles del 97,2%. A stare peggio sono i detenuti in Belgio con un tasso si sovraffollamento del 118%.
“Ho visitato in Sicilia circa dieci carceri e la situazione è in linea con il resto della nazione – ha detto al GCPress Vincenzo Figuccia –. Le strutture detentive sono state realizzate per ospitare un certo numero di persone ma in realtà ne contengono quasi o più del doppio. Questa condizione di sovraffollamento oltre a rendere ai limiti della decenza e della sopportazione la vita penitenziaria rischia, in certi casi, di divenire un focolaio di trasmissione di malattie. Il carcere di per sé è un mondo a se stante, complicato e con sue regole in cui viene imposta una convivenza forzata tra esseri umani ma che nel contempo fa scattare meccanismi di grande solidarietà.”
“La cosa che fa più pensare – ha continuato Figuccia – è che le carceri sono costruite nel cuore delle città ma si ha l’impressione che tutti tendiamo a rimuoverne questa realtà di cui nessuno ne vuole sapere e occupare. Se le carceri non assolvono il loro compito di recupero non è un bene per la comunità con refluenze anche sulla sicurezza della società.
Nel corso della mia esperienza nelle carceri, mi sono più volte interrogato sulla funzione rieducativa della pena detentiva ma mi sono reso conto che così come viene scontata, nella maggior parte degli istituti, non sempre riesce a svolgere questa funzione.
A colpirmi positivamente è stato il carcere di Paglieralli a Palermo dove le celle rimangono aperte consentendo ai detenuti di vivere in un regime di ‘libertà’ all’interno anche dei corridoi della struttura. Questa condizione ha influito notevolmente sulla riduzione degli atti di autolesionismo e soprattutto di aggressione tra i detenuti. Ciò significa – ha concluso il sociologo – che una condizione di migliore accoglienza per il detenuto aiuta lo stesso a vivere meglio e soprattutto aiuta l’istituto di detenzione a svolgere la funzione riabilitativa.”