Sorridente, giovane e tenace, ecco i tre aggettivi che mi sovvengono pensando alla regista Linda Ferrante durante la nostra chiacchierata in un bar in presenza del marito Alessio Tarantino e del neo “venuto al mondo” Andrea.
Abbiamo già conosciuto Alessio Tarantino, adesso è la volta di lei, una donna solare e gioiosa ma tosta; capace di aver abbattuto in un colpo solo tutti i noiosissimi pregiudizi sulle donne in carriera ed in particolare nel mondo del cinema.
Linda Ferrante, palermitana, classe 1985, già ospite della nostra rubrica Sicilia Talenti 2.0, è lei la protagonista di questa chieccherata tra “amici”. Le chiedo di parlarmi, senza filtri, della sua vita e della sua passione «Sono stata in Perù nel 2012 per una missione umanitaria, mi occupavo di foto e video ma per me era solo una grande passione, una volta tornata a Palermo, mio padre senza dirmi nulla aprì una associazione culturale di cinematografia. Studiavo grafica pubblicitaria e avevo una base tecnica minima, non avrei mai immaginato si potesse tramutare in un lavoro. Mi piace pensare che il vero fondatore della Cosmo Cinematografica sia proprio mio padre che ha creduto in me forse più di me stessa!».
Tantissimi progetti fino a quando nel 2017 arriva un lavoro molto impegnativo che sin da subito mi ha dato grandi soddisfazioni e che ancora continua a darmene: il docu- film “L’ultimo sorriso”, un lungometraggio che analizza la storia di uno dei personaggi più importanti del nostro tempo: Padre Pino Puglisi, interpretato da Paride Benassai. Un lavoro lungo della durata di 5 anni «Un film si può fare anche in 3 mesi con il sostegno economico, per questo progetto ci sono voluti 5 anni ma posso dire che l’abbiamo realizzato interamente con le nostre forze ed è proprio questo il punto d’orgoglio! Il film “L’ultimo sorriso” è arrivato in alto grazie soprattutto all’ideatore del progetto Sergio Quartana che definisco una persona esplosiva. Per noi questo film è stato un vero e proprio cammino di fede».
Il film ripercorre la vita di Padre Puglisi attraverso i veri ricordi e le testimonianze della quotidianità «Credo che la scelta innovativa sia stata quella di coinvolgere la famiglia, una delle mie soddisfazioni maggiori è stata la reazione dei familiari di Padre Pino Puglisi che mi hanno detto come nel film abbiamo rivisto il loro caro tanto da decidere di partecipare in prima persona come “attori” ricoprendo alcune parti del film. Non abbiamo voluto parlare di mafia ma di personaggi rivoluzionari, senza concentrarci sul fenomeno criminale. Padre Puglisi nell’immaginario collettivo è stato etichettato come un prete antimafia ma la realtà è ben diversa, lui era semplicemente un pastore di periferia».
Una giovane donna che tratta di un argomento serio e importante, nel suo cammino, non ha di certo trovato la strada spianata «Il fatto di essere donna in quest’ambiente – dice Linda – mi ha creato non pochi problemi, non venivo presa sul serio e mi hanno snobbato. Mi dicevano che dovevo occuparmi di “matrimoni”. Per le donne in quest’ambiente solo commedie e storie d’amore, ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone come Sergio Quartana, mio marito e mio padre che mi hanno incoraggiata ad andare avanti».
E per il futuro? «Stiamo lavorando ad un progetto molto importante- risponde Linda Ferrante – affronteremo un personaggio di cui non si parla mai, siamo in fase di studio non vi sono purtroppo tantissime fonti da cui attingere però abbiamo la testimonianza di persone che ci hanno lavorato, quindi fonti inedite e reali».
Mi fermo qui, li ho trattenuti anche troppo, il piccolo Andrea ha già fatto una poppata e due sonnellini e mi ha pure sorriso, vado via carica e molto fiera per aver avuto l’opportunità di conoscere questa bellissima famiglia!