Riparte la stagione del grande jazz a Palermo: dopo il successo dello scorso anno, “Nomos Jazz” torna infatti al Teatro Jolly: da novembre a maggio dieci appuntamenti all’insegna della musica d’autore, raffinata e coinvolgente.
Si comincia il 5 novembre con un’anteprima fuori cartellone: il concerto di Kaki King, 34enne chitarrista e compositrice newyorkese che ha già avuto la ribalta di importanti cornici internazionali, fra le quali il passaggio al noto “David Letterman Show” che l’ha incoronata come la nuova regina delle sei corde.
L’artista porterà sul palco tutte le emozioni evocative della sua ultima fatica, “Glow”, album uscito alla fine del 2012 per la Velour Music Group: un caleidoscopio di sonorità brillanti e ricche di inventive, in linea con il linguaggio musicale creato dalla chitarrista fin dal suo esordio nel 2002. Dagli echi di musica da camera di “Great Round Burn” alle suggestioni celtiche di “King Pizel”, l’album abbraccia una combinazione di stili diversi per sfoggiare l’eclettico talento compositivo della sua interprete.
La storia di Kaki King sembra uscita fuori da un film: la passione per la musica nasce da giovanissima, attraverso i dischi che riesce a trovare in giro per casa. E così, quasi per gioco, il tentativo di cominciare a suonare vecchie canzoni dei Beatles. Da qui la conoscenza di altri autori importanti per la sua formazione, come Johnny Marr, Graham Coxon, Preston Reed, Nick Drake, Elliot Smith.
La sua palestra è stata, prima ancora dei locali di New York, la metropolitana: è qui che Kaki ha cominciato a mettersi in mostra e ha sfidato il suo primo pubblico. Il successivo salto è rappresentato dal Mercury Lounge, un locale famoso che lascia spazio alle giovani band. Come nei film, si diceva, anche per la giovane artista avviene l’occasione importante. Un critico musicale la nota durante una serata al Tap Bar e il giorno dopo il Los Angeles Weekly sentenzia: “Kaki King e’ la piu’ giovane e sorprendente musicista che emerge dopo decenni”. Segue la pubblicazione del suo primo album, “Everybody Loves You”.
Il resto, potremmo dire, è cronaca recente e soprattutto un riconoscimento importante, quello di avere riportato l’arte della chitarra acustica solista alle sue origini, con una frenesia che si identifica con il temperamento della sua generazione.
(resapubblica)