domenica, 24 Novembre 2024
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Tangenti per appalti: 3 arresti, anche il presidente di Rfi

Mazzette per appalti pubblici, arrestati tre funzionari accusati di concussione: anche il presidente di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), Dario Lo Bosco.  Avrebbe intascato una tangente di 58.650 euro legata ad un appalto per l’acquisto di un sensore per il monitoraggio delle corse dei treni.

I tre indagati sono agli arresti domiciliari: oltre a Lo Bosco la misura cautelare riguarda i funzionari del Corpo forestale della Regione siciliana, direttamente dipendente dalla Regione Autonoma, Giuseppe Marranca e Giuseppe Quattrocchi. Al centro dell’inchiesta due distinte vicende: quella che coinvolge Marranca e Quattrocchi è relativa a un appalto per l’ammodernamento della rete di comunicazione via radio; l’altra, che riguarda Lo Bosco, ha per oggetto l’acquisto di un sensore.

Salvatore Marranca, invece, avrebbe ricevuto una mazzetta di 149.500 euro e Giuseppe Quattrocchi di 90 mila. Lo Bosco è anche presidente dell’Azienda siciliana trasporti

Nell’indagine è coinvolto un grosso imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di una società di costruzioni. Fermato recentemente dalla polizia, è stato trovato con una lista di nomi, con accanto delle cifre: una sorta di libro mastro delle tangenti. L’ imprenditore starebbe collaborando con gli inquirenti.

Oltre alle tre persone finite oggi ai domiciliari per avere intascato mazzette per un appalto pubblico e per l’acquisto di un prototipo che avrebbe dovuto utilizzare Rfi, la procura ha iscritto nel registro degli indagati, Pietro Tolomeo, ex dirigente generale della forestale, Giovanni Tesoriere, preside di ingegneria alla Kore di Enna, Libero Cannarozzi, ingegnere alla forestale, e Maria Grazia Butticè, compagna dall’imprenditore agrigentino Massimo Campione, che ha distribuito le mazzette ai funzionari pubblici. Per Tolomeo la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il gip li ha respinti.

Sono in corso numerose perquisizioni e sequestri da parte degli investigatori della Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti, nella sede di Rfi, a Roma; negli Uffici del Comando del Corpo Forestale della Regione Sicilia e nella sede palermitana dell’Ast (Azienda Siciliana Trasporti). Il Codacons si costituirà parte offesa.

“L’arresto del presidente di Rfi, accusato di aver intascato una sostanziosa mazzetta, è l’ennesima conferma della gravità del fenomeno corruttivo in Italia. Davvero non se ne può più: cosa si aspetta ad approvare nuove leggi, come Idv chiede da tempo? I pannicelli caldi non possono servire”. Lo dice in una nota il vicesegretario regionale siciliano dell’Italia dei Valori Paolo Caracausi, secondo il quale “la prima vera riforma che serve al Paese è l’avvio di una durissima lotta alla corruzione. Il Sud, e la Sicilia in particolare, non potranno mai risorgere se si continuerà a non rendersi conto di quanto il tessuto economico sia inquinato da questo vero e proprio cancro”. “Bisogna applicare ai casi di concussione e corruzione le misure di prevenzione personali e patrimoniali del codice antimafia – ha aggiunto – prevedendo la confisca a corrotti e corruttori dei beni di cui non si provi la legittima provenienza. La corruzione ‘mangia’ 60 miliardi l’anno, bisogna intervenire subito e duramente”.
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