“Spostati che devo fare la foto”!
Questa è la frase più ricorrente che sentivo dire quando ho iniziato a dedicarmi più seriamente alla fotografia.
Ancor oggi, in qualche caso, sento rivolgermi questa frase e sorrido, guardando con benevolenza chi mi ha formulato l’invito.
La fotografia è un qualcosa che ci avvolge ed è anche, se non soprattutto, dentro di noi.
Non ci sono mai barriere fisiche per uno scatto, anzi, qualche volta il gioco dei piani/livelli aiuta ad enfatizzare di più l’immagine con una profondità altrimenti irrealizzabile.
E poi, se l’attimo fuggente non ha consentito di immortalare la visuale ….. forse è stato meglio …… perché chi richiede ampi spazi ed esclusività di vedute generalmente denota tempi di reazione lenti.
I più abili fotografi, di regola, riescono a percepire con anticipo l’immagine/scena e li vedi posizionarsi prima, per essere pronti allo scatto senza dover chiedere permessi a nessuno.
Durante le battute fotografiche assisti spesso a sguardi intenti alla ricerca e ad altri invece più rilassati ed apparentemente flemmatici ma questi, quando sei lì a cercare di fissare un tuo scatto importante, te li ritrovi accanto o dietro a fotografare con te. I loro sensori non necessitano di tanto spazio perché percepiscono al volo.
Talvolta, invece può accadere di vedere correre un fotoreporter ad acquisire una postazione, per conquistare un particolare angolo, allo scopo di assicurarsi un taglio immaginato o di sfruttare la particolarità di luce presente o imminente in un’area, in un determinato attimo/momento.
Da bambini si giocava a mosca cieca e le braccia brancolavano alla ricerca del tatto, il fotografo brancola di meno perché mette in azione oltre a tutti i sensi conosciuti anche l’elaborato della mente e i suoi correlati infiniti archivi.
Purtroppo chi è portato a dire “spostati che devo fare la foto” raramente riuscirà ad arricchire efficacemente in futuro la sua produzione.
Pertanto, è meglio vivere la passione fotografica con rilassatezza e realismo, secondo le proprie capacità e i propri limiti, anche perchè ……. Il famoso ed infallibile detto siciliano recita: “l’uovo chiossà cuoci chiù ruru addiventa” (traduzione: l’uovo più cuoce, più duro diventa).
Toti Clemente
Il pezzo è stato pubblicato anche sul blog del fotografo palermitano
http://laquartadimensionescritti.blogspot.it/2017/05/spostati-che-devo-fare-la-foto.html