Questa mattina recandomi, come al solito, in ufficio, con questo tempo di lupi, non ho fatto che pensare a Lei, mi sono detto: “con questo tempo non era meglio che rimanevo a letto sotto le coperte al calduccio bello rannicchiato a poltrire?”.
E invece no, ho dovuto affrontare il maltempo per recarmi, per l’ennesima volta, in ufficio, ne ho ancora un paio di mesi. Ma mi dico e mi ripeto, ancora alla mia non più veneranda età (66 anni e mezzo) mi debbo recare a lavorare? A questa età non dovrei essere in pensione, ho già dato abbondantemente al mondo del lavoro, oramai sono più che stolito, rischio di fare qualche cavolata, perché la concentrazione, i riflessi non sono più gli stessi di un tempo, il lavoro intellettuale a certi livelli si può paragonare benissimo ai lavori usuranti. Penso spesso ai miei colleghi che ancora a 65, 66 anni lavorano per strada, in tutte le condizioni metereologiche, a compiere azioni lavorative che non sono più compatibili con la loro età. Che si aspetta che ci scappi un prevedibile incidente di lavoro?
Ho capito, cari lettori vi state chiedendo chi è questa Lei, forse qualcuno di voi lo ha capito, è la ex ministra (che brutto declinare al femminile dei termini che nascono in maniera non declinabile, non attribuibili ne all’uomo ne alla donna, vabbè ci caliamo nella modernità), del Lavoro e delle politiche Sociali, con Delega alle Pari Opportunità del Governo Monti la professoressa Elsa Maria Fornero, eminente economista, accademica ed ex politica. Ha ricoperto la carica di ministro (così mi piace di più), dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, ed è la promotrice della cosiddetta “Riforma Fornero” o impropriamente “Legge Fornero”, nome con cui viene indicato l’articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 intitolato “Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici”, che su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, appunto la Fornero, ha modificato il funzionamento del sistema pensionistico nel nostro paese, che ha spostato molto più in la l’età per andare in pensione, introducendo dei meccanisti così farraginosi da complicare la vita ai poveri lavoratori.
All’epoca tale riforma è stata fortemente voluta dal mondo economico, ed un certo zampino ce l’ha messo la prima ministra tedesca Angela Merkel, per far rientrare i conti italiani troppo esposti e fuori dai parametri europei. E il Governo italiano che fa? Senza dire ne biz ne baz, ubbidisce, approvando con quella discutibilissima riforma, asserendo che i conti dell’INPS, sono in tremendo rosso e che tra qualche hanno non sarà più in grado di garantire il pagamento delle pensioni agli italiani.
Oggi, facendo delle ricerche sul web, in merito all’argomento dell’articolo, leggo la seguente notizia: alla presentazione del film ”L’esodo” del regista Ciro Formisano, la Fornero, presente all’evento, in evidente stato di imbarazzo dichiara: “Sono distrutta. Pensavamo di fare il bene del paese”. Mentre va via fa un’ulteriore dichiarazione: “Non farò più il ministro nemmeno se qualcuno me lo venisse a chiedere in ginocchio”. Da queste sue parole, se ne deduce che, anche lei si è resa conto che quella riforma non era una riforma equa.
Se avevo qualche dubbio adesso non ce l’ho più. Picciotti e picciotte, a questa donna le voglio bene, perché mi rendo conto che lo scotto l’ha pagato lei ma in effetti la colpa non è solo sua, anzi forse non è manco minimamente sua. E poi è una personcina così a modo, così simpatica, così tenera, così perbene, insomma una grande professionista e una grande signora e non voglio aggiungere altro altrimenti rischio che mia moglie, che legge l’articolo, chissà cosa si immagina, e mi fa trovare le valige fuori dalla porta ma io a lei non voglio rinunciare dopo tutti questi anni passati assieme, oramai siamo un corpo e un’anima, o no?
Per finire voglio fare un appello ai signori politici, vecchi e nuovi, cercate di rimettere mano alla riforma delle pensioni in accordo con le rappresentanze dei lavoratori, emanate una legge che tenga conto dei vari fattori, soprattutto al centro di questa legge ci deve essere il lavoratore o per meglio dire l’uomo o la donna. Trattate i lavoratori come persone e non come numeri.
Concludendo mi piacerebbe scambiare due parole con quella splendida persona della professoressa Fornero, per me sarebbe un arricchimento personale, ci spero tanto.