Ieri, dopo tanto tempo, mi sono ricavato un pezzettino tutto mio della giornata, da dedicare a me stesso. Che dire, ne sentivo il bisogno, ho persino lasciato il cellulare a casa per non essere disturbato e sono andato, solo soletto, al cinema a vedere l’ultimo film di uno dei miei autori preferiti Nanni Moretti, dal titolo “Il sol dell’avvenire”.
Andare al cinema da solo non mi è mai piaciuto, di solito ci sono quasi sempre andato con mia moglie e prima di lei con gli amici. Diciamo che ne ho approfittato visto che a mia moglie i film di Moretti non piacciono, le fa proprio antipatia il regista, non sopporta i suoi strascichi verbali, il suo tono di voce. Quindi i casi erano due o non lo andavo a vedere o andavo da solo. Mi sono fatto forza e, approfittando che lei era impegnata con le sue amiche, mi sono armato di coraggio e ho deciso di andare da solo.
Sul web ho visto dove veniva proiettato il film e ho scelto di andare al King, a Palermo, cinema che, da quando è stato rinnovato, non c’ero ancora stato. Ho posteggiato proprio di fronte il cine, che fortuna! mi sono detto, la mia mitica Seicento non la cambierei con nessuna altra macchina al mondo, per camminare e posteggiare in città è l’unica, alla faccia di quei enormi macchinoni che vanno di moda oggi.
Timidamente sono entrato al cinema e ho realizzato che la trasformazione che c’è stata rispetto a quella originaria era stata fatta veramente bene, adesso è stato trasformato, come molti altri cinema della città, in multisala.
La sala dove proiettavano il film era la 3, piccolina ma sistemata veramente bene, poltrone scorrevoli e molto comode con schienale alto.
Pochi gli spettatori presenti, forse per l’orario, primo spettacolo 17:30, o forse perché i film di Moretti non sono molto apprezzati dal grande pubblico. Alcuni dicono che i suoi film sono rivolti alla classe radical-chic di sinistra.
Personalmente dico che sono rivolti a tutti, certo, per capirli bene bisogna un pò sforzarsi per cercare di comprendere cosa l’autore abbia voluto trasmettere nelle scene del suo film. Sicuramente non sono film di facile presa.
Uscendo dal cinema, ho dovuto ammettere che ancora dovevo elaborare nella mia mente i messaggi che Moretti ha voluto trasmettere. Indubbiamente la prima impressione è stata che il suo ultimo film è un capolavoro, non ho il ben che minimo dubbio.
Peccato la scena finale, dove mi sembra di aver capito che questo sarà (molto probabilmente) il suo ultimo lavoro, perché ha fatto vedere tutti gli attori che hanno partecipato ai suoi film precedenti. Anche se, durante lo svolgimento del film ha detto che gli piacerebbe realizzare un musical con canzoni italiane, già ne ha dato un assaggio in questo. Chissà se lo realizzerà, staremo a vedere, noi qua siamo.
Non parlo più del film che ho visto, altrimenti che prio c’è per chi ancora non lo ha visto? Vi invito ad andare a vederlo, ne vale la pena, prima però spogliatevi dei pregiudizi sull’autore, certo la sua voce a cantilena magari indispone qualcuno, vedi mia moglie, ma è anche questa caratteristica che lo rende unico. Per me è un grande, il suo film merita alti riconoscimenti, sono sicuro che al festival di Cannes, dove parteciperà, otterrà sicuramente il meritato riconoscimento per la sua ultima opera.
Tornato a casa ho subito voluto leggere le recensioni sul film, quasi tutte all’unanimità dichiaravano che l’opera è eccelsa. Una sola recensione negativa, che ci può stare, è una voce fuori dal coro, non significa nulla, ognuno è libero di scrivere quello che crede opportuno, il bello della libertà di critica o di approvazione è proprio questa.
Tornando al tema di questo pezzo, devo dire che stare solo soletto con me stesso anche se per poco tempo mi è servito tanto. Certo, guardando il film non è che mi sia messo a disquisire mentalmente con me stesso. Il film mi ha fatto riflettere sulla tematica portata avanti dal regista e ha fatto sì di allontanare quei pensieri tristi che ultimamente mi attanagliano. In pratica mi è servito a riflettere tanto.
Poi il fatto che abbia lasciato a casa lo smartphone non mi ha distratto dal concentrarmi sulla trama del film. Però, devo ammettere che mi mancava. Già, mi mancava strimpellare sulla tastiera e leggere le varie cavolate sui social, quasi quasi mi ha preso la sindrome d’astinenza, ma ho resistito ed è stata una bella sensazione. Finalmente, anche se per poco, me ne sono liberato.
Quanto è bella la libertà, che sensazione fantastica, peccato che è durata poco, ma quel poco è servito a ricaricare un pò di fiducia in me stesso.
Dopo questa esaltante esperienza mi sono ripromesso che devo farla più spesso e, per una durata più lunga. Chissà se il mio sogno, tante volte accarezzato non prenda forma.
Mi piacerebbe moltissimo staccare la spina dalla routine quotidiana per intraprendere un percorso in solitaria dove cercare di recuperare me stesso, insomma ricercare il proprio io. A troppe cose ho rinunciato in questi anni, troppe cose ho soffocato, voglio ritrovare me stesso.
Credo che anche a voi è capitato di estraniarvi, anche se siete in compagnia. Gli altri interloquiscono e voi siete lì in solitaria a pensare ai fatticeli vostri e a non partecipare alla conversazione o se partecipate lo fate in maniera distratta. Insomma sentirsi soli anche se in compagnia, questo denota il bisogno di stare con se stessi.
Cari amici concedetevi ogni tanto queste evasioni, ci vogliono. Arriva il momento nella propria vita che ne abbiamo bisogno. Siate egoisti ogni tanto e pensate alle tante cose a cui avete rinunciato, a quella di dedicarsi, o per meglio ritagliare un proprio momento. Ogni tanto ci vuole. Io, dopo questa micro esperienza ci riproverò più convintamente di prima, vi invito a farlo anche voi.
Cari lettori anche voi ne sentite il bisogno? Sono arci sicuro di si, staccare la spina per un pò e riprendersi un pezzettino di spazio per sé stessi. Sarà puro egoismo? Assolutamente no, ne sono certo.
N.B. La foto che ho inserito in copertina, vuole esprimere il concetto di sentirsi finalmente liberi per guardare oltre.