I sindacati del Teatro Massimo, Slc Cgil, Fistel Cisl e UilCom, Fials Cisal, hanno organizzato oggi un sit-in in piazza Verdi per chiedere risposte sulle stabilizzazioni, sulla dotazione organica e sul contratto di secondo livello, in seguito alla proclamazione dello stato di agitazione per il mancato accordo sulla definizione della pianta organica.
I sindacati chiedono la conversione del rapporto di lavoro per i 42 precari rimasti fuori dal processo di stabilizzazione che – secondo quanto approvato dal CdI – interesserebbe solo 105 unità, giungendo così come auspicato dalle parti sociali alle 380 unità attualmente in forza alla Fondazione.
“Il limite più grande della gestione della Fondazione è il mancato reperimento di risorse private che pone il Teatro Massimo in fondo alla classifica delle fondazioni liriche italiane, così come certificato dal Ministero vigilante. Appare incredibile come in 7 anni di mandato non si sia riuscito a trovare uno sponsor che abbia voluto legarsi all’immagine di uno dei teatri più belli e prestigiosi del mondo.
La mancanza di un progetto di sviluppo che porti ad una crescita armonica e costante della produzione farà perdere alla Fondazione importantissime risorse private e, in funzione del PNRR, anche pubbliche le cui ripercussioni le pagheranno dipendenti e utenza”, spiega Antonio Barbagallo, segretario provinciale della Fials Palermo, che prosegue:“I lavoratori del Teatro Massimo non possono e non vogliono più ambire a una sopravvivenza fatta di riduzioni della pianta organica e di un potere d’acquisto che risente di anni di tagli alle risorse e mancati rinnovi contrattuali”.
Marcello Cardella, segretario provinciale della Slc Cgil, ha invece dichiarato:“Rimangono aperte le stesse criticità che abbiamo denunciato nella nostra conferenza stampa del 16 giugno scorso. Chiediamo alla Fondazione un impegno perchè sia avviato per i prossimi anni un percorso di stabilizzazione per i 42 lavoratori che sono rimasti con un contratto a tempo determinato e il tempo pieno per il corpo di ballo, per il quale è previsto un orario part time a 9 mesi. Abbiamo anche scritto all’assessore regionale e a tutti i gruppi politici presenti all’Ars per chiedere un intervento della Regione e un impegno sul finanziamento che viene dato al teatro. Ancora non è arrivata una risposta”.
“Il risultato finale sulla vertenza del Teatro Massimo non soddisfa le esigenze stesse del teatro. E non è un gioco al rialzo. L’azione arriva svilita anche da innumerevoli ricorsi giudiziali che hanno interessato quasi il 50% dei lavoratori posti in possibile stabilizzazione”, ha poi sottolineato Giuseppe Tumminia, segretario provinciale della UilCom, che ha proseguito:“E’ necessario, quindi, aprire un confronto con le istituzioni per raggiungere un risultato consono alla funzionalità del Teatro. Non comprendiamo nemmeno la decisione di una stabilizzazione part-time per i ballerini al contrario di tutte le altre componenti artistiche. Questa è una scelta di campo, dobbiamo capire se il ballo fa parte degli interessi di questo Paese oppure se è destinato a proposte insufficienti”.
Francesco Assisi, segretario regionale della Fistel Cisl ha dichiarato: “Noi avevamo chiesto la stabilizzazione degli attuali 380 lavoratori del teatro entro tre anni, di fatto è stata prevista una pianta organica con 338 unità, che non è sufficiente alle produzioni del teatro. In un momento in cui si chiede di ripartire con le produzioni è impensabile apportare una riduzione alla pianta organica”.