Dopo avere perso 13 punti di Pil in sette anni da incubo (dal 2008 al 2014) con il conseguente aumento del divario rispetto al resto Paese (-9,2%), la Sicilia sembra mettersi alle spalle la fase recessiva, anche se permangono alcune criticità dovute agli effetti della lunga crisi. Secondo l’analisi congiunturale dell’ufficio statistica della Regione, appena pubblicata, il 2015 si chiuderà con un incremento del Pil dello 0,4%, mentre “si preannuncia una ripresa a partire dal 2016 in un contesto nazionale di crescita più decisa”. I timidi segnali positivi si riscontrano nei consumi delle famiglie, in crescita, quest’anno, dello 0,2%, in controtendenza rispetto a sette anni consecutivi di valori negativi, con le peggiori performance nel 2012 e nel 2013 (-3,9 e -3,7%). Anche i consumi finali interni, in base alle analisi degli esperti sui dati Istat elaborati attraverso il modello multisettoriale della Regione siciliana (Mms), invertono la rotta, +0,1% a fronte dello -0,7% dell’anno scorso e del -2,9% di due anni fa. Qualcosa si muove pure sul fronte degli investimenti fissi lordi: nonostante il dato sia negativo, -1,3%, anche in questo caso i segnali sembrano incoraggianti rispetto ai numeri disastrosi degli ultimi anni: -12,7% nel 2012, -12,7% nel 2013, -4,4% nel 2014. Le previsioni sul valore aggiunto indicano “a chiusura d’anno una variazione nulla, mentre un maggior dinamismo cartatterizzerebbe il 2016”. Nello specifico, in agricoltura il valore aggiunto è stimato in crescita dell’1,7% a fronte del -5,2% dell’anno scorso; in attenuazione le tendenze recessive nelle costruzioni, -2,4% contro il -5,5% del 2014, mentre si registra una sostanziale stabilità per l’industria e i servizi (0,1%).