sabato, 16 Novembre 2024
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Sicilia, i cinghiali si possono abbattere. Fatta la legge

«Nel caso di abnorme sviluppo di singole specie selvatiche o di specie domestiche inselvatichite, tale da compromettere gli equilibri ecologici o tale da costituire un pericolo per l’uomo o un danno rilevante per le attività agrosilvopastorali, possono essere predisposti piani di cattura o di abbattimento».

Questo è una parte del terzo comma dell’articolo 1, in materia di gestione del patrimonio faunistico, della Legge n. 18 approvata dall’Ars lo scorso 11 agosto, nata sia per contrastare le presenze di cinghiali sulle Madonie, da alcuni ritenute eccessive e pericolose, sia a seguito della tragedia che ha colpito Cefalù, nelle settimane passate quando un uomo è morto e altri sono rimasti ferite a causa dell’attacco di cinghiali.

La legge ora in vigore, predisposta d’urgenza dal governo Crocetta, stabilisce i criteri per la cattura e l’abbattimento dei cinghiali anche nelle aree protette.  I gestori del parco e delle riserve possono elaborare e comunicare alla Regione i piani di cattura di tipo selettivo, definendo, dunque, la specie in sovrannumero e che crea pericoli. Inoltre, apposito personale, istruito attraverso specifici corsi di formazione, si occuperà di attuare quanto predisposto dal piano, in merito a cattura e abbattimento. «Per lo svolgimento delle attività formative, – stabilisce la legge – l’ente gestore dell’area protetta promuove intese con l’Ufficio provinciale del Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale competente in materia faunistico-venatoria, l’Istituto zooprofilattico della Regione, le Aziende sanitarie provinciali territorialmente competenti, le associazioni venatorie operanti sul territorio e le associazioni ambientaliste».

Il sì dell’Ars si inserisce all’interno di un contesto nazionale particolarmente turbolento, nell’onda di polemiche incessanti e opposizioni tra associazioni venatorie e ambientaliste. Un problema, quello dell’eccessiva presenza di cinghiali, di ampio raggio, che accomuna molte altre regioni d’Italia e che vuole essere considerato anche causa di danni alle coltivazioni agricole.

Lega ambiente e WWF attaccano duramente la caccia, come principale causa dell’incremento dei cinghiali «I colpevoli dei danni causati da questi animali sono quindi in parte i cacciatori, che per loro sadico divertimento hanno foraggiato l’accrescimento della popolazione di ungulati.  Il problema dell’eccessiva presenza di cinghiali è serio e va affrontato con intelligenza, il controllo della popolazione non può essere affidato ai cacciatori che in questi anni sono stati parte del problema».

Sul versante dei cacciatori, invece, la caccia sarebbe l’unico mezzo per contrastare la continua proliferazione dei cinghiali e le lamentele degli agricoltori. Di qui, la presentazione del programma di “selezione anticipata” del cinghiale, che prevede un’azione individuale con la carabina e le ottiche (senza battitori e cani) e la richiesta di apertura anticipata della caccia.

Tra gli incessanti dibatti e accuse, il problema dei cinghiali, schierando in battaglia le due fazioni da sempre opposte (animalisti\cacciatori), sembrerebbe destinato a non avere soluzione felice. Ruolo decisivo e risolutivo è poi quello affidato alle Istituzioni, che devono fare delle scelte.

Ma di che tipo? In Sicilia, la dolorosa vicenda di Cefalù, a cui è seguito il dichiarato “stato d’emergenza”, ha portato alla legge 11 agosto 2015, n. 18 e ha messo d’accordo tutti, anche con una certa velocità.

«La legge appena approvata dalla Regione Sicilia, che autorizza l’abbattimento su vasta scala dei cinghiali, suona come il segnale di una nuova “crociata” nazionale contro questi animali, la cui “eccessiva presenza” è in realtà prodotto dell’avidità umana – ha recentemente scritto L’On. Michela Vittoria Brambilla –  Ma per “contenere” con efficacia e senza crudeltà il numero dei cinghiali ci sono ben altri metodi, come recinzioni e contraccettivi (già utilizzati con successo negli Stati Uniti). Ma per le doppiette, e i per i loro padrini politici, – ha aggiunto duramente – questi rimedi hanno un grave difetto: non sono “divertenti” e non portano voti».

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