Dalla sinergia della campagna “si resti arrinesci ” e “il movimento delle valigie di cartone” di Padre Antonio Garau, è emersa la volontà di mettere al centro del dibattito pubblico nella società siciliana il tema del diritto a vivere nella propria terra, e quindi di cercare di frenare il fenomeno dell’emigrazione forzata dei giovani.
La campagna “si resti arrinesci”, a sua volta, nasce dalla volontà di studenti, docenti, associazioni di volontariato e promozione sociale, e di professionisti per attirare l’attenzione sul fenomeno dell’emigrazione giovanile dalla Sicilia.
Lo scorso 4 ottobre centinaia di persone provenienti da molte località della Sicilia si sono ritrovate al Collegio San Rocco presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’università di Palermo per la prima assemblea. L’obiettivo: fermare l’emigrazione giovanile dalla nostra Isola. La campagna si propone, inoltre, di far smuovere qualcosa all’interno dei palazzi istituzionali ed elaborare proposte per un cambio culturale, economico e sociale del territorio.
“Cu ‘nesci arrinesci” (chi esce, riesce) è un modo di dire in lingua Siciliana molto diffuso che sottende una delle conseguenze principali della storica condizione coloniale della Sicilia: la drammatica piaga dell’emigrazione. Un proverbio usato per farsi forza, per immaginare in positivo il proprio futuro lontano dalla propria terra. Un futuro nel quale, si spera, potrà concretizzarsi finalmente il miglioramento delle proprie condizioni di vita.
L’emigrazione giovanile in Sicilia è un fenomeno drammatico che riguarda migliaia di famiglie: c’è chi parte alla fine della scuola, chi dopo l’università. In tutti i casi le ragioni sono le medesime: le condizioni economiche in cui versa la Sicilia.
Le università siciliane non riescono a tenere il passo di quelle più competitive del Nord, e in più subiscono un progressivo e strutturale de-finanziamento. Non è un caso, quindi, se la nostra Regione conta un tasso di disoccupazione pari al 53%, e se i tassi di povertà sono in continua crescita, e le emergenze sociali dilagano. In più, ogni anno 20mila giovani fanno le valigie e vanno via.
E non dimentichiamo la condizione cui sono costretti le insegnanti e gli insegnanti siciliani spesso obbligati a partire per poter svolgere il proprio lavoro.
I risultati, verso cui le Istituzioni sembra continuino a sorvolare sono: devastazione del territorio, progressivo impoverimento e precarizzazione, riduzione di diritti e servizi fondamentali, emigrazione forzata. Probabilmente la forza per poter superare questa enorme problematica, può venire dagli stessi giovani.
Intanto a Palermo ci si prepara per la manifestazione in programma venerdì 25 ottobre a piazza Verdi, dove, a partire dalle 9.30, un corteo sfilerà per le strade cittadine affinché i giovani possano far sentire la loro voce.
Anche i lavoratori, i giovani, e i pensionati di Cgil Cisl Uil Palermo si uniranno al corteo. “Aderiamo all’iniziativa anche in virtù della collaborazione avviata con il Movimento nelle scorse settimane – spiegano Enzo Campo segretario generale Cgil Palermo, Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani e Gianni Borrelli coordinatore Uil Palermo -, una sinergia nata per lavorare insieme affinché le istituzioni ascoltino il grido d’allarme dei tanti giovani che non trovano lavoro e che per questo sono costretti ad andare via dalla propria città. Ci siamo assunti insieme l’impegno di fare da pungolo affinché l’occupazione giovanile ritorni a essere al centro dell’agenda politica del territorio e per ridare una speranza a chi vuole restare e costruirei qui un futuro. Per questo saremo in piazza venerdì, per dare voce ai nostri giovani e chiedere una volta per tutte la vera svolta contro la disoccupazione, la desertificazione industriale, la crescente povertà, che portano via le speranze di tante famiglie. Si mettano in campo azioni concrete, subito”.