La Cattedrale di Palermo riprende, nella giornata dell’11 gennaio, un’antica tradizione: la “Festa del Patrocinio di Santa Rosalia“. Una speciale ricorrenza che ricordava lo scampato terremoto del 1693, e che si celebrò fino al 1866. L’odierna funzione non avrà i fasti dei tempi passati, ma si concentrerà in una sola Messa che verrà officiata nella Cappella Reale Senatoriale di Santa Rosalia alle ore 18:00. Nell’occasione si pregherà anche per i terremotati della zona del catanese.
LA STORIA
A tutti i palermitani è ben nota la vicenda legata al ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia, e quindi del miracolo attribuito alla Santuzza attraverso il quale liberò la città dalla peste, e che le fece così conquistare l’elezione a Patrona di Palermo, scavalcando le Sante che la precedettero: Oliva, Agata, Ninfa e Cristina.
Pochi, invece, conoscono alcuni episodi, altrettanto rilevanti, in cui Palermo ebbe modo di riconoscere il “Patrocinio della Santuzza”. Infatti, a Santa Rosalia è attribuito un altro importante miracolo, tale da convincere il Senato di allora, insieme al Vescovo, ad istituire un secondo “Festino” per la Patrona. Addirittura, se ne conta anche un terzo, risalente al 1823.
Ma andiamo al miracolo. Era la domenica dell’11 gennaio 1693 quando, nelle prime ore del pomeriggio, la Sicilia venne scossa da un violento terremoto, con epicentro nella zona della Val di Noto. La parte orientale dell’Isola fu distrutta e si contarono numerosi danni in ben 60 tra comuni e frazioni. Tragico fu il bilancio delle vittime, circa 60 mila. Catania, ad esempio, su 27 mila abitanti ebbe, purtroppo, 18 mila morti. Si tratta sicuramente di uno dei terremoti più terribili e catastrofici avvenuti in Sicilia, di cui pochi raccontano.
Tornando a Palermo, dai racconti tratti dal Diario del canonico Antonino Mongitore, si narra che la città fu solo presa dallo spavento e non si contarono danni né a persone né a cose. Praticamente un miracolo, attribuito all’intercessione della Vergine Santa Rosalia da tutti invocata per tale occasione, e che circa 60 anni prima, nel 1625, aveva liberato la città dalla peste.
A testimoniare i fatti sono le cronache dell’epoca, mentre il gesuita padre Stanislao Alberti raccontò che si assistette al crollo di alcuni edifici pericolanti, ma dopo che gli abitanti si misero al sicuro. Ed anche questo fu letto come un segno divino.
Come gesto di ringraziamento, il Vicerè duca di Ossuna, insieme ai cittadini, si recò a piedi sulla cima del Monte Pellegrino, alla grotta della Santuzza; mentre, l’Arcivescovo Ferdinando de Bazan, la sera, dopo il Vespro, celebrò la Messa solenne in Cattedrale nella Cappella Reale Senatoriale che ospita le Reliquie della Santa, alla presenza dello stesso Vicerè, del Senato cittadino, di tutti i magistrati civici e del popolo accorso in massa (in quell’occasione si distribuirono oltre 17 mila particole).
Fu così che da quell’anno il Senato e la Chiesa palermitana istituirono la “Festa del Patrocinio” per ricordare la salvezza da quel terribile sisma e, ogni anno, in Cattedrale, si ripetevano queste celebrazioni solenni, che si concludevano, nel giorno dell’anniversario, con la processione delle reliquie di Rosalia. All’ora esatta in cui avvenne il terremoto, si cantava invece il “Te Deum”.
A quei tempi, la processione si snodava dalla Cattedrale lungo il Cassaro fino ai Quattro Canti, per poi proseguire verso via Maqueda ed entrare in piazza Pretoria, fermandosi poi davanti al Palazzo delle Aquile, dove l’urna argentea, contenente le sacre reliquie della Santuzza, veniva accolta con lo sparo dei “mortaretti”. Dopo una breve sosta, si procedeva per ritornare e, dopo aver cantato il “Te Deum”, la processione faceva il suo ingresso trionfale in Cattedrale.
Nel 1693, anno in cui si svolsero i fatti, la festa venne celebrata a un mese esatto dall’avvenimento, precisamente l’11 febbraio, e la sera della vigilia, dopo il vespro, l’Arcivescovo e il Senato disposero che tale ricorrenza venisse celebrata ogni anno, estendendo il rito a tutta l’Arcidiocesi.
Come detto sopra, questa festività si celebrò solennemente fino al 1866, secondo quanto si legge da Gaspare Palermo, infatti, dopo l’unità d’Italia cadde nel dimenticatoio, per essere rispolverata ai nostri giorni, grazie all’interessamento del Parroco della Cattedrale Mons. Filippo Sarullo e dei suoi collaboratori.
Ed anche in questa occasione, la città ed i palermitani sono uniti da un unico coro: “Viva Palermo e Santa Rosalia”!