martedì, 19 Novembre 2024
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Segesta, riprendono gli scavi con nuove convenzioni internazionali

Al Parco archeologico di Lilibeo -Marsala in corso un intervento conservativo sulla Nave punica

Quattro nuove convenzioni con Atenei americani ed europei aprono una nuova stagione di scavi a Segesta, Rocca di Entella e Salemi. A sottoscriverle la Direttrice del Parco archeologico di Segesta, Rossella Giglio, nell’ambito delle collaborazioni scientifiche mirate a rafforzare le campagne di scavi su alcuni siti specifici di competenza del Parco.

A partire da quest’anno e sino al 2026 a Segesta arriveranno ricercatori e archeologi provenienti dall’Università dell’Arizona, da quella della Tuscia (guidati da Salvatore De Vincenzo) e della Freie Universität Berlin (con i docenti Monika Trümper e Chiara Blasetti Fantauzzi) che indagheranno le fortificazioni e le cinte murarie di Segesta, mediante lo sviluppo anche di nuove tecnologie quali la Digital-Archaeology. A Segesta effettuerà ricerca e scavi anche l’Università di Ginevra, diretta da Dominique Jaillard, con la professoressa Alessia Mistretta dell’Unità d’archeologia classica che svolgeranno ricerche attorno alla Casa del Navarca, un edificio abitativo di grande pregio appartenuto al navarca Eraclio, amico di Cicerone, dove il Parco ha promosso un grande progetto di valorizzazione attraverso la realizzazione di un nuovo percorso pedonale sulla sommità della collina e nuovi scavi realizzati fra marzo e luglio 2021. La Convenzione firmata con l’Università di Ginevra ha la durata di 3 anni.

“Riprendono in grande stile – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – le attività di ricerca e di scavi che hanno dato vita a quella che abbiamo definito la “primavera dell’archeologia”. La Sicilia ha scelto di puntare sui beni culturali, a partire da quelle testimonianze di straordinaria importanza che rendono la nostra Isola unica al mondo. Le convenzioni stipulate con le Università internazionali sono un prezioso strumento che consente di proseguire nella direzione che ci siamo dati, che è quella di valorizzare la nostra terra nel nome della sua storia e della cultura”.

Intanto, con l’arrivo della primavera l’Università dell’Arizona invierà i propri archeologi per scavare nell’area dell’abitato arcaico di Segesta dove verranno effettuati approfondimenti sulle fasi di vita degli Elimi. La convenzione, della durata di tre anni, è stata sottoscritta da Diane Austin, Direttrice della Scuola di Antropologia dell’Ateneo di Tucson. Gli ultimi scavi in questo specifico ambito risalgono a metà degli anni 2000, quando la professoressa Emma Blake – che al tempo collaborava con l’Università di Stanford e oggi insegna in Arizona – avviò le ricerche sul monte Polizzo di Salemi nell’ambito di una campagna autorizzata dalla Soprintendenza di Trapani e condotta insieme al professor Robert Schön con il coordinamento scientifico dell’archeologa Rossella Giglio, oggi direttrice del Parco di Segesta.

“Grazie a questa nuova campagna di scavi – spiega la direttrice del Parco, Rossella Giglio – si interverrà con ricerche storico-archeologiche e topografiche nella parte centrale del monte Barbaro dove sono state riscontrate tracce di strutture domestiche relative alla fase arcaica”.

Ma si torna a scavare anche in territorio di Salemi, nell’ex Basilica paleocristiana di San Miceli. Qui le ricerche saranno condotte dall’Andrews University-Berrien Springs del Michigan (Usa) con la quale il Parco di Segesta ha firmato una convenzione di 5 anni. L’attività archeologica, coordinata da Randall Younker, consentirà di proseguire gli scavi già iniziati nel 2014 che hanno già portato in luce testimonianze archeologiche di pregio relative a un villaggio.

Riconfermata, infine, la convenzione con la Scuola Normale di Pisa che proseguirà gli scavi sia a Entella, nel territorio di Contessa Entellina, che nell’Agorà di Segesta dove, nel maggio dello scorso anno è stato individuato e riportato in luce un importante ambiente dedicato ai giovani, come si può leggere su un’epigrafe rimessa in luce nella sua posizione originaria, al centro dell’edificio.

Al Parco archeologico di Lilibeo -Marsala in corso un intervento conservativo sulla Nave punica

Avviato al Museo Lilibeo di Marsala il primo di una serie di interventi conservativi sul relitto della Nave punica del III sec. a.C., realizzati grazie alla collaborazione con la Honor Frost Foundation.

Unica nel suo genere in tutto il Mediterraneo antico, sia per la tipologia (una nave agile e veloce da combattimento, o ‘ausiliaria’ di appoggio alle navi militari), sia per la presenza di segni e lettere fenicio-puniche che ne consentono l’attribuzione alla marineria cartaginese, la nave è oggetto di intervento da parte degli archeologi navali Pat Tanner (University of Southampton, Centre for Maritime Archaeology) specialista nel rilievo 3D e nella ricostruzione virtuale delle navi antiche, e da Toby Jones (Newport Museum and Art Gallery), curatore del progetto sulla nave mercantile del XV secolo rinvenuta nel fiume Usk di Newport (Galles, 2002).

“Occorre dedicare il massimo impegno – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale della Sicilia. Questo vuol dire orientare le risorse non solo alla promozione dei nostri beni, ma anche e soprattutto curarne la buona tenuta. Per questo, iniziative come quella voluta da Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco Archeologico di Lilibeo Marsala, sono importanti per garantire la conservazione dei nostri beni culturali che raccontano la storia della nostra Isola”.

Il Museo, noto al grande pubblico come ‘il museo della Nave punica’, è stato istituito dalla Regione siciliana nel 1986 principalmente per consentire la conservazione e la fruizione del relitto. Il Convegno internazionale, realizzato lo scorso ottobre dal Parco in collaborazione con la Honor Frost Foundation, ha illustrato alcune analisi diagnostiche eseguite dal Centre Camille Juillian – CNRS di Aix Marseille (2018-2019) che hanno evidenziato la necessità di avviare interventi conservativi finalizzati a proteggere lo scafo della Nave dal contatto diretto con la struttura metallica che la sostiene, mediante l’inserimento di sottilissimi fogli di materiale inerte polimerico nei punti di contatto tra il metallo e i legni antichi; questo al fine di evitare il rischio di contaminazione. Inoltre, si sta intervenendo sulla struttura lignea del relitto per correggere la deformazione del fasciame in un punto cruciale di intersezione con un madiere (struttura trasversale dello scafo).

Per la direttrice del Parco, Anna Maria Parrinello “la realizzazione di questo primo intervento conservativo, sostenuto dalla Honor Frost Foundation, costituisce un momento importante per la valorizzazione della Nave punica. Ringraziamo la presidente della Fondazione, Alison Cathie, per aver voluto insieme a noi avviare una collaborazione che si esprime attraverso un progetto internazionale di alto profilo scientifico finalizzato alla salvaguardia di un bene prezioso che abbiamo il dovere di consegnare alle generazioni future”.

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