Santa Lucia a Palermo è prima di tutta una storia d’amore per l’arancina. Per il Palermitano, ma anche per chi non lo è, ma vive nel Capoluogo, oggi è d’obbligo mangiarle tutto il giorno.
La tradizione vuole che il 13 dicembre, la regina incontrastata della giornata sia una palla dorata: la bellissima, calda, croccante e saporita “arancina“, come piace dire ai palermitani.
Al bar, in pasticceria, o in casa “fai da te”, le “palle di riso dorate” ripiene di mozzarella e prosciutto o di ragù di carne (ma ne esistono tantissime varianti) deliziano il palato di tutti, infatti è gara a chi ne mangerà di più.
Le origini di questa pietanza, molto probabilmente sperimentata dai Saraceni, sono quasi del tutto ignote. Alcuni storici pensano che le prime arancine siano state mangiate a Catania, dove vengono cucinate con una forma conoidale, per ricordare l’ Etna, il grande vulcano. Ma ciò che più divide è il genere del nome: si dice arancina o arancino? In molti, storici compresi, si sono interrogati cercando invano una risposta.
Nella Sicilia orientale, tra Messina e Catania si dice arancino, così chiamato anche in alcune zone dell’agrigentino come ci racconta Andrea Camilleri ne “Gli Arancini di Montalbano.” A Palermo, invece, è chiamata arancina. Il motivo è semplice ed è da ricercarsi nella sua classica forma sferica e nel colore ambrato brillante che ricorda proprio l’arancia. Arancino, invece, prende il nome dall’albero di arancio e ha la classica forma a punta che lo ha reso celebre anche fuori dai confini regionali. Per i palermitani, però, “l’arancina è fimmina”.
Gli autori del blog “La forchetta e il coltello”, come ormai di consueto, ha redatto una breve guida ispirata “dal nostro gusto personale, scegliendo di assaggiare l’arancina al burro perché è un grande classico, che siamo certi troverete ovunque in città. Per ogni arancina degustata abbiamo scritto una breve recensione dando un giudizio da 1 a 5 stelle”. Così facendo gli autori Roberto Chifari e Daniela Randazzo, hanno fatto tappa nei più noti bar palermitani, con qualche incursione tra friggitorie e panifici che nel giorno di Santa Lucia riempiono i banconi con le “palle di riso”.
Non mancheranno nelle tavole palermitane nemmeno gli sformati di riso e i panzerotti o “cassatelle” ripiene di crema di ricotta ed anche le panelle dolci e l’altro pezzo forte, la cuccìa: chicchi di grano bolliti immersi in pirofile di ricotta zuccherata e condita con pezzi di cioccolato e canditi.
Oggi è il festival delle arancine e della cuccia, per cui non ci resta che augurare buon appetito a tutti e buona Santa Lucia e occhio naturalmente alla bilancia!