Un campo scout per lupetti in un luogo diventato simbolo di riscatto e della lotta alla mafia. Si è concluso nei giorni scorsi un raduno di 16 bambini di età compresa tra 8 e 11 anni nel Giardino della memoria, a San Giuseppe Jato, dove fu tenuto prigioniero e poi ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo.
I piccoli della Fse, Federazione scout d’Europa, dell’associazione intitolata a monsignor Onofrio Giglio, per quattro giorni hanno svolto varie attività educative e di gioco con al centro il tema della jungla, ambientazione riferita al libro di Rudyard Kipling e utilizzata per i lupetti, oltre a tanto sport ispirato ai giochi Olimpici.
Non sono ovviamente mancati momenti di riflessione sulla figura del piccolo Giuseppe e sulla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Uno degli obiettivi degli scout, ispirato a una famosa frase del loro fondatore, Baden-Powell, è “lasciare il mondo un pò migliore di come lo avete trovato”: missione compiuta, in questo senso, per i lupetti.
Ieri la cerimonia conclusiva, alla presenza dell’amministrazione comunale. “Confesso – ha detto il sindaco di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia – che inizialmente avevo avuto dei dubbi sull’autorizzazione del campo proprio in quel luogo. Pensavo anche che, tra i genitori, ci sarebbe potuto essere qualcuno contrario. Invece sono stato a trovare i bambini e i loro capi e ho ricevuto una grande lezione di vita: il Giardino della Memoria è stato trasformato da loro in quello che è e dovrebbe essere sempre, un luogo di vita e di rinascita. Per il nostro paese – ha concluso Siviglia – questa di oggi è una data storica. Consegneremo un attestato di merito all’associazione scout monsignor Giglio, mentre a ogni lupetto daremo un attestato per aver contribuito all’autentico e vero riscatto della Valle dello Jato. Anche la mamma del piccolo Giuseppe, Franca Castellese, ha dichiarato: ‘Oggi avete fatto rivivere Giuseppe”.
Presente alla cerimonia anche il professore Nicolò Mannino, presidente del Parlamento della legalità.