E’ una serata come tante, distrattamente pigio i tasti del telecomando e all’improvviso un flash, vedo in tv una scena di un film che avevo già visto qualche anno prima, ma questa volta è diverso, forse è per il mio stato d’animo attuale. Subito ricordo la trama che è incentrata sull’incontro di due vecchi amici che non si frequentavano più dai tempi del liceo e lì scattano i ricordi. Già, i ricordi di quando erano giovani e tra loro stava per nascere una storia d’amore, ma per diverse vicissitudini quella storia non c’è stata. Quel film ha riesumato dei ricordi che ritenevo sepolti.
Ma perché la prima volta che l’ho visto questa molla non è scattata? Sarà l’età? Sarà la stolitanza?
Boh, vallo a sapé.
Sono solo ricordi sopiti? O sono, per meglio dire, dei rimpianti?
Di rimpianti ne è pieno il mondo, su un noto motore di ricerca viene così definito: “Il rimpianto è una reazione negativa, conscia ed emotiva a comportamenti avuti nel passato. Generalmente viene accompagnato da tristezza o imbarazzo, che si manifestano dopo che una persona si rende conto che avrebbe dovuto fare una determinata cosa che non ha fatto”.
Nel mio caso è un ricordo dei tempi giovanili, che parte dalla scuola media e termina alle superiori, una storia tra ragazzi che non si è mai concretizzata per timidezza da parte di lei e per … Già, quale fu il perché da parte mia? Ancora oggi non me lo so spiegare, non è che non ricordo anzi ricordo benissimo, a parte una semplice battuta durante un ballo, in una delle tante festicciole che si organizzavano tra ragazzi a quei tempi, rigorosamente in casa di amici, in cui a seguito di una frase detta da un amico comune, in cui ci definiva “una bella coppia”, cogliendo al volo la battuta, le dissi, aumentando esponenzialmente l’evidente imbarazzo in cui versava, “ti dispiacerebbe se fosse vero?”.
Lei, timida, naturalmente non rispose, ma sono sicuro, anche se io non vidi in quel momento il suo volto, dato che stavamo ballando un lento guancia a guancia, sarà diventata rossa paonazza. Tra noi solo sguardi complici, lei sicuramente si aspettava una mia dichiarazione esplicita (a quei tempi era di rito fare la dichiarazione d’amore). Dichiarazione che non ci fu mai, lei era una ragazza troppo seria, troppo compita, le nostre famiglie si conoscevano e si frequentavano, quindi una relazione sarebbe subito venuta a galla ed io non me la sentivo di avere una relazione ufficiale, ero troppo giovane per un rapporto serioso, e dall’altro lato non mi sentivo di ingannarla stabilendo una relazione semplice, anche perché so che era solo questione di tempo ma la cosa si sarebbe fatta seria in breve tempo ed io non mi sentivo pronto.
C’è tempo, mi ripetevo, più in là la cosa si può fare, ma il tempo passava, e questa decisione non veniva presa, nel frattempo ci eravamo persi di vista e la cosa scemò, anche perché le occasioni per incontrarci si diradavano ed ebbi anche la sensazione che il mio allontanamento fu voluto dalle sorelle.
Ci siamo rivisti, dopo non so quanti anni, alle casse di un supermercato. Mi sono avvicinato e come era solito quando ci frequentavamo l’ho salutato con bacio sulla guancia, ma lei, che con gli anni non era cambiata per niente, si dimostrò visibilmente infastidita. E’ stato un brevissimo incontro con le solite frasi di circostanza ed infine i saluti di commiato.
Lei, nonostante l’età, è rimasta come la ricordavo semplicemente bellissima, come se il tempo non fosse passato. Ed è proprio in quel momento che è scattato il primo rimpianto: “chissà come sarebbe stato”, oramai ognuno di noi aveva fatto altre scelte, inutile piangere su quello che poteva essere e non è stato, spero solo di non averla fatta soffrire nel passato.
Una notte l’ho sognata, nella prima scena stavamo passeggiando sul lungomare dove quando ci frequentavamo andavamo a fare il bagno con tutti gli amici di allora, nella seconda scena le prendevo la mano e, soffermandoci, occhi negli occhi, scattava quella dichiarazione che nella vita reale non feci mai. E qua mi sveglia0i, ero chiaramente turbato, nei giorni successivi continuavo a pensare a lei.
Lo scorso anno, dipingendo il mio ennesimo quadro, cui ho dato il titolo “avevo voglia di scrivere” dalle frasi che ho scritto, frasi compiute ma in ordine sparso, tipo sali scendi in trasversale etc. È spuntata la frase “T… ti voglio bene”, T… era il diminutivo del suo nome. Sono rimasto di sasso nel leggere questa frase, vedi il subconscio cosa combina alle volte, giuro che nelle mie intenzioni questo nome non c’era, ma è lì in bella evidenza, scritta bianca su fondo blu scuro.
Cosa vuol dire questo? Mi sono e mi continuo a chiedere, sicuramente il rimpianto ha preso il sopravvento, sarà l’età e/o la stolitanza? Mi ripeto.
Il mio pensiero finale, spero che lei in tutti questi anni sia stata felice.
Tornando al “rimpianto”, quello che è stato è stato ed è inutile pensare al passato a quello che poteva essere e non è stato, indietro certamente non si può tornare, il nostro destino è lì scritto nelle stelle. Si è pure vero che con le nostre decisioni possiamo modificarlo, ma mi piace pensare, per consolarmi che così doveva andare e così è andato.
Più rimpianto di questo.
P.S. Non me ne voglia mia moglie, chissà se anche lei ha qualche rimpianto.