martedì, 24 Dicembre 2024
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Riapre nel nuovo allestimento il museo archeologico regionale di Kamarina

Lunedì 1 agosto ore 19 inaugurazione del Museo di Kamarina alla presenza dell’assessore Samoná

Oggi, lunedì 1 agosto, alle ore 19, si svolgerà la cerimonia di apertura del museo regionale di Kamarina alla presenza dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Alberto Samoná. 

Il museo, parte importante del Parco Archeologico regionale di Kamarina e Cava d’Ispica riapre dopo quasi 4 anni di chiusura, grazie a un’importante opera di riqualificazione e allestimento all’Interno di un progetto di complessiva revisione, finanziato con risorse del PON Cultura 2014/2020. I lavori, realizzati dalla  A.T.I. Consorzio Artigiani Romagnolo Soc. Coop., per un importo di €. 1.854.115,25 sono stati appaltati dalla  Soprintendenza dei Beni culturali di Ragusa e la direzione dei lavori affidata all’ Arch. Domenico Buzzone, direttore del parco archeologico, RUP Nello lo Monaco.

“La riapertura del museo, che era stato chiuso nell’ottobre del 2018, è parte di un’azione complessiva di riqualificazione dell’intero parco archeologico – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – che trova nello spazio museale un elemento di grande pregio e valore per le opere contenute che raccontano la storia del territorio. Riaprire il museo è una priorità che abbiamo fortemente voluto e rappresenta bene la nostra politica tesa a rafforzare l’offerta turistico-culturale del Sud Est e del Ragusano in particolare”.  

Il progetto complessivo prevede la riqualificazione dell’area archeologica di Kamarina, con la creazione di nuovi percorsi che vanno dal Museo fino all’area dell’Agorà, la copertura della Stoa Nord ed Ovest, l’illuminazione dei percorsi, il sistema di video sorveglianza, la sistemazione a verde dell’aria adiacente al Museo, l’apposizione di nuova cartellonistica esterna e la realizzazione del nuovo Museo che è stato allestito con la sistemazione anche degli spazi esterni.

ALTRE NEWS SUI BENI CULTURALI DELLA REGIONE SICILIANA

Conclusa la campagna di scavi nell’area archeologica di Leontinoi

Si è appena conclusa la seconda campagna di scavo condotta nelle scorse settimane dal Parco Archeologico di Leontinoi, diretto da Lorenzo Guzzardi, e dall’Università Tor Vergata di Roma. La finalità principale del progetto di ricerca, sostenuto dai Comuni di Carlentini e Lentini con la collaborazione dell’azienda agrituristica “Tenuta l’ultimo re”, è quella di indagare la complessa storia urbanistica della città attraverso i secoli, dagli esordi di età arcaica nel VIII secolo a.C. E fino all’età barocca, ovvero fino al terremoto del 1693. Dopo le indagini dell’Università di Catania, da ultimo dirette da Massimo Frasca, si riaccendono pertanto i riflettori su uno dei più importanti centri della Sicilia orientale. Quest’anno l’equipe dell’ateneo romano ha proseguito i lavori avviati nel corso della precedente campagna, ampliando l’oggetto della ricerca e raddoppiando il numero dei partecipanti. Alla campagna di scavo ha preso parte un team di ricerca composto da circa trenta persone tra archeologi e tecnici del settore, dottorati, dottorandi, studenti dei corsi di laurea magistrale e triennale che hanno preso parte alle indagini che condotte in due settori del Colle San Mauro. Al gruppo, diretto da Marcella Pisani, esperta della Sicilia di periodo classico, si è aggiunto quello degli archeologi medievisti diretto da Alessandra Molinari, che da anni studia la Sicilia medievale.

Riguardo alle indagini avviate, le fonti storiche e i disegni che rappresentano la città nel Cinquecento e nel Seicento permettono di collocare il cosiddetto Castellum Novum, citato in un documento del 1239 di Federico II di Svevia. I risultati degli scavi hanno arricchito di un altro tassello la storia di Lentini medievale; è venuta infatti alla luce un’imponente fortificazione con un lungo muro rettilineo spesso due metri che racchiude una serie di ambienti semi-rupestri, verosimilmente alloggi per i soldati. L’insieme dei rinvenimenti (ceramiche, vetri, metalli, monete, resti di pasto). Databile tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, racconta di anni cruciali per la storia politica della Sicilia, in cui si ha un rafforzamento del potere aragonese ai danni delle potenti famiglie feudali e una significativa crescita economica. I ritrovamenti effettuati, inoltre, hanno permesso di ricostruire il tenore di vita dei soldati che mangiavano in ciotole riccamente decorate importate da Valencia, in Spagna, e buttavano la spazzatura al di là del grande muro di fortificazione. Tra le attività in programma per i prossimi anni l’equipe dei medievisti e il Parco Archeologico di Leontinoi indagheranno anche su altre zone della città di Leontinoi, che ebbe grande importanza sia in età bizantina che in epoca islamica e normanna. È, del resto, ben noto come al tempo di Federico II di Svevia qui nacquero e si formarono Iacopo e Riccardo da Lentini, il primo uno dei primi grandi poeti della letteratura in volgare (inventore del sonetto) e il secondo uno dei più grandi architetti medievali cui si attribuiscono Castel Maniace a Siracusa e Castel del Monte in Puglia. Nella parte settentrionale del Colle, le esplorazioni si sono concentrate nell’area dove erano emersi i resti di un tempio greco di epoca arcaica. Il tempio, di cui ora è nota gran parte del lato occidentale, doveva estendersi per una larghezza di 9 metri e una lunghezza di circa 30 da cui dominava, con la sua imponenza, il ciglio dell’estesa area pianeggiante del Colle verso il vallone San Mauro, dove era ubicata l’agorà della città greca. Dimensioni e tipologia permettono di accostarlo agli esempi più monumentali di templi a cella senza peristasi (cioè privi di colonnato), già noti in Sicilia, e attestati a Leontinoi da un altro edificio templare scoperto da Giovanni Rizza sull’altro colle della città, il colle della Metapiccola.

Costruito nel periodo di maggior splendore della colonia calcidese con grossi blocchi isodomi di moduli differenti, e decorato da una cornice con mutuli e antefisse policrome di cui sono stati rinvenuti alcuni resti, viene probabilmente frequentato fino ad epoca ellenistica. Nel periodo alto-medievale, sfruttando parzialmente la struttura antica, ormai abbandonata e spogliata, sui suoi resti si insedia una piccola chiesa, di cui resta l’abside di fondo e il piano di calpestio. Si tratta della prassi comune di riconversione dell’edificio pagano in luogo di culto cristiano, che prevede anche il ribaltamento dell’accesso, prima posto ad est e poi ad ovest. Non è possibile determinare con precisione il periodo in cui la chiesetta rimase in uso, anche se i rinvenimenti ceramici suggeriscono una frequentazione che, dal IX secolo, sembra essersi intensificata tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento. Certo è che nel Seicento, probabilmente nel periodo compreso tra il terremoto del 1547 e quello assai più rovinoso del 1693, si registra una radicale trasformazione di questo spazio che viene occupato da un grande edificio, forse di carattere residenziale. Il complesso, articolato in più ambienti e dotato di un cortile esterno mostra spessi muri, tracce di intonaco parietale e rivestimenti pavimentali con ciottoli e frammenti di vasi inclusi. Un consistente deposito di pentole e tegami anneriti dal fuoco suggerisce che almeno uno di questi ambienti fosse adibito a cucina, mentre altrove chiodi da carpenteria e attrezzi in ferro restituiscono un’idea di quello che doveva essere rispettivamente il mobilio ligneo e alcune delle attività in esso praticate. La storia del sito non si esaurisce con il terremoto, ma continua con un cambio di destinazione d’uso. Qui vengono impiantati i famosi agrumeti che rendono questo comprensorio famoso in tutto il mondo. Su uno dei lati del tempio viene costruito un poderoso muro interpoderale, che sfrutta nella sua costruzione parte dei blocchi dell’edificio templare per lungo tempo riutilizzati. È questo un esempio del ricco palinsesto del luogo che rende la ricerca a Leontinoi così affascinante e imprevedibile.

Dal 31 luglio al 30 settembre apertura notturna della Villa Romana del Casale

Riparte l’orario notturno per la visita della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (EN). Da domenica 31 luglio a venerdì 30 settembre la Villa del Casale osserverà l’apertura serale dalle ore 20.00 alle 23.00 con ultimo ingresso alle 22.00. Durante le ore diurne la Villa rispetterà l’orario continuato dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). Il biglietto d’ingresso intero è di € 10, con riduzioni per i giovani dai 18 ai 24 anni e gratuità per minorenni e categorie protette. La 1^ domenica di ogni mese l’ingresso è gratuito.

Interventi all’area archeologica di Himera

Nel sito archeologico di Himera sono stati effettuati in questi giorni significativi interventi di manutenzione straordinaria che hanno riqualificato l’accesso all’area del Tempio della Vittoria. Grazie ad un intervento disposto dal direttore del Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, Domenico Targia, infatti, sono stati effettuati i lavori di ripristino della barra e del cancello di accesso all’area in cui si trovano il Tempio e il Museo Pirro Marconi, ripristinati i muretti perimetrali e attivata l’illuminazione notturna dell’ingresso all’area. Inoltre, è stato realizzato un nuovo ingresso per i disabili che consente di accedere ad uno spazio abitualmente utilizzato dalle carrozzine che si collega all’itinerario costituito dall’ex linea ferrata dismessa. Gli interventi effettuati hanno migliorato l’immagine complessiva del sito che risulta oggi bonificato e in sicurezza essendo stato, altresì, inibito l’ingresso alle autovetture. Sempre in relazione al Parco archeologico vanno segnalati gli interventi di somma urgenza in corso nel sito di Solunto dove, grazie all’impegno diretto dei dipendenti del Parco e dello stesso direttore, sono in corso i lavori di recupero di un edificio, da anni abbandonato e vandalizzato più volte, che ospiterà nuovamente gli uffici, ridando la giusta dignità alla sede istituzionale e amministrativa del Parco.

Oltre 100 milioni di euro per restaurare il patrimonio storico-monumentale della Sicilia

Otre cento milioni di euro per i beni culturali siciliani. Lo ha deciso il governo regionale su proposta dell’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà. Si tratta di un provvedimento che consente di restaurare importanti elementi del patrimonio storico-monumentale in tutte e nove le province dell’Isola e di finanziare diversi cantieri di scavo archeologico. L’ammontare complessivo, di 103 milioni di euro con fondi del Psc, Piano Sviluppo e Coesione 2021/2027, garantisce la copertura economica di una cinquantina di interventi messi a punto dal Dipartimento dei Beni Culturali, diretto da Calogero Franco Fazio. Fra le opere più significative, la realizzazione di un sistema antintrusione centralizzato per proteggere i musei e i parchi archeologici siciliani (7 milioni); il finanziamento delle opere di consolidamento e restauro del complesso rupestre di Chiafura a Scicli, in provincia di Ragusa (8 milioni); gli interventi di messa in sicurezza del sito del museo delle Solfare di Trabia Tallarita, fra Sommatino e Riesi (CL) a cura del Parco archeologico di Gela (5 milioni e 300 mila euro); il completamento dei restauri del Tempio della Venere Ericina a Erice (1 milione e 800 mila); il restauro e la valorizzazione della Villa Romana di Realmonte in provincia di Agrigento (due milioni e mezzo) e quello dell’area archeologica di Eraclea Minoa (due milioni); gli scavi archeologici per portare in luce il teatro ellenistico di Halaesa Arconidea a Tusa (un milione e mezzo) e quelli per completare le indagini e i cantieri di scavo del teatro dell’antica Akragas (un milione); il progetto della Soprintendenza di Ragusa per il Duomo di San Giorgio a Modica (3 milioni e 600 mila); l’intervento di efficientamento energetico, impiantistico e per la realizzazione di una biblioteca a Villa Landolina, all’interno del parco storico del museo  archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa (un milione); il progetto di consolidamento e restauro del Tempio di Apollo (un milione) e delle torri del Castello Maniace a Siracusa (due milioni e trecentomila), a cura della Soprintendenza Aretusea; i restauri della parte superiore del transetto, delle torri medievali e della copertura delle absidi della Cattedrale di Catania (1.481.000,00); il progetto di completamento dei restauri della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (EN), con interventi sui mosaici e sulle superfici decorate (oltre 3 milioni e trecentomila); i due progetti per opere di restauro della Real Casina Cinese di Palermo (2 milioni); il completamento del restauro di Villa Raffo allo Zen di Palermo (500 mila). L’intervento di valorizzazione e fruibilità del patrimonio culturale sottomarino delle Eolie a cura della Soprintendenza del Mare (850 mila euro). Una delle opere più importanti è, inoltre, il progetto complessivo di riqualificazione e valorizzazione della Real Cittadella di Messina (oltre 17 milioni di euro), su cui si è impegnato in prima persona il presidente della Regione Nello Musumeci, e che era uno dei sogni di Franz Riccobono, il noto studioso messinese scomparso nei mesi scorsi.

Halaesa Arconidea: un milione e mezzo di euro per portare in luce l’antico teatro Ellenistico

Un milione e mezzo di euro a valere sul Psc, Piano Sviluppo e Coesione 2021/2027, per portare alla luce l’antico teatro ellenistico di Halaesa Arconidea, a Tusa (Me). Lo ha disposto il governo regionale su proposta dell’assessore dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà. Il progetto esecutivo è stato redatto nei mesi scorsi dal parco archeologico di Tindari, di cui il sito fa parte.

I siti archeologici di Noto saranno fruibili con nuove tecnologie in 3D e di realtà aumentata

In corso per il secondo anno consecutivo la campagna di studi e ricerche nei siti archeologici della città greca di Eloro (prima sub-colonia di Siracusa) e della villa romana del Tellaro (Comune di Noto), grazie alla Convenzione sottoscritta tra il “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”, diretto da Antonio Mamo e l’Institute for Digital Exploration dell’University of South Florida. Le attività di ricerca, hanno come direzione scientifica la codirezione scientifica l’archeologa Rosa Lanteri per il Parco e il professor Davide Tanasi, di origine netina, docente di Archeologia Digitale e direttore dell’Institute for Digital Exploration. Lo scopo del progetto è quello di utilizzare le tecnologie digitali più avanzate per la prospezione geofisica e il telerilevamento in modo da documentare, attraverso la creazione di modelli 3D, e di re-interpretare le importanti evidenze archeologiche dei due siti avviando una nuova modalità di comunicazione dei siti su scala globale attraverso la produzione di media – sia tradizionali che innovativi – con uso della realtà virtuale aumentata ed immersiva. Grazie all’applicazione di tecnologie di digitalizzazione 3D e a strumenti di analisi spaziale d’avanguardia, quali la laserscansione terrestre, il lidar, la fotogrammetria digitale terrestre ed aerea ed il GIS, combinati ad uno scrupoloso studio topografico ed architettonico, è stato possibile produrre cartografie tecniche riviste e corrette, evidenziando le principali fasi di sviluppo dei due siti. I modelli 3D ad alta risoluzione generati verranno utilizzati per monitorare nel tempo le condizioni dei siti, dai mosaici della villa del Tellaro alle imponenti architetture in calcare di Eloro, per testare ipotesi di ricerca in ambiente virtuale, offrire esperienze di conoscenza dei siti anche ai visitatori con disabilità e promuovere la divulgazione attraverso il web.

L’utilizzo del georadar già durante la prima campagna ha, peraltro, consentito di identificare nuove evidenze ancora nel sottosuolo che, da una parte, hanno permesso di meglio comprendere il contesto delle strutture già messe in luce, e dall’altra consentiranno di pianificare con estrema precisione interventi di scavo futuri. Durante la campagna 2022 si è completata la scansione 3D di reperti rinvenuti nelle villa Romana del Tellaro allo scopo di riposizionarli negli originari contesti di rinvenimento all’interno del modello 3D delle strutture e ambienti della villa. Una ‘ricontestualizzazione virtuale’ che ricreerà digitalmente lo spazio quotidiano al tempo dei Romani. Ad Eloro, le indagini si sono concentrate nell’area del cosiddetto santuario di Asclepio ma, soprattutto, nell’area dell’Agorà. Il team di ricerca si avvale anche della collaborazione di ricercatori e studenti delle università tedesche Ludwig-Maximilians-Universität München e Otto-Friedrich-Universität Bamberg.

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