domenica, 22 Dicembre 2024
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Dopo Reggio Calabria, Milano ora anche a Palermo identikit di Messina Denaro in versione femminile

Nel capoluogo siciliano sono stati affissi circa 70 poster – stile identikit – raffiguranti, anche in abiti femminili, il boss Matteo Messina Denaro, detto “u siccu”, sparito nel nulla dal 1993, capo del mandamento di Castelvetrano e ritenuto il capo indiscusso di Cosa Nostra, dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. In vari quartieri della città, tra cui lo Zen, la zona di Via d’Amelio, la zona del Porto, le strade che costeggiano l’ingresso dell’autostrada e il centro storico, si possono vedere i poster anche di altri due boss della ‘Ndrangheta, Rocco Morabito, “u tamunga”, figlio del più noto Giuseppe, alias “u tiradrittu” (per molti anni al vertice delle ‘ndrine calabresi), latitante dal oltre 25 anni e Nicola Assisi, broker internazionale della droga fra i più influenti al mondo, appartenente alla cosca di ‘ndrangheta dei Marando di Platì, introvabile da anni.

Autori della campagna sono il  giornalista e massmediologo Klaus Davi e il pubblicitario Pasquale Diaferia, ispirati dalla dichiarazione del magistrato Raffaele Cantone, attuale presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, nel corso di una intervista rilasciata a Klaus Davi, in una puntata de “Gli Intoccabili” nel 2016, quando il presidente era ancora magistrato di Cassazione. “Il ricorso al travestimento di boss mafiosi, anche di peso – dichiarò Cantone – è più diffuso di quanto si pensi ed è un frequente stratagemma per mimetizzarsi e scappare. Attribuire a questa scelta una valenza sessuale, non è scontato. C’è solo la necessità di non farsi riconoscere: se si nota un’autovettura con a bordo un maschio e una femmina, c’è meno attenzione da parte delle forze dell’ordine”.

Per Davi e Diaferia, secondo quanto riporta l’Ansa, l’idea è quella di proporre “un vero e proprio foto kit con lo scopo di aiutare la ricerca dei boss ma in modo originale”, esortando chi avesse informazioni a contattare il numero 02860542.

L’unica cosa che ci lascia dubbiosi è che abbiamo provato a contattare più volte il numero di Milano, per appurare che non fosse una bufala, e non c’è stata risposta. Il telefono squilla sino a cadere la linea, forse perchè è domenica?Così, affidandoci alla rete, abbiamo cercato il numero di telefono e constatato che corrisponde alla sede milanese della società di Klaus Davi.

Pur plaudendo all’iniziativa che, come dicono gli ideatori, ha come finalità quella di aiutare le autorità a trovare i latitanti, vogliamo solo sperare che i potenziali “informatori” si rivolgano, anche in forma anonima, esclusivamente alla Polizia.

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