Tra scultura, leggenda e storia, venerdì 12 gennaio, alle 18, nel prestigioso Auditorium Rai di Palermo, in Viale Strasburgo, si terrà la presentazione del libro di Nino Sandullo medico e scrittore di Sciacca, dal titolo “Filippo Bentivegna – Tra Savantismo e Neuroestetica. Irregolarità e Normalità” (edito Melqart Communication). Dialogheranno con l’autore, Margherita Ingoglia, giornalista e blogger; Filippo Brighina, neurologo; Franco Lo Bue, saggista.
Il libro approfondisce l’aspetto poco dibattuto della vita dello scultore di teste, quello clinico. Nel suo saggio, Sandullo scava nella storia medica del Bentivegna e ne studia la patografia e gli elementi che aiuterebbero a spiegarne le opere e gli atteggiamenti bizzarri dell’eccentrico scultore di Art Brut.
Già nel titolo del libro vengono introdotte le scienze dello studio clinico condotto dal Sandullo, la neuroestetica e il savantismo, che screditerebbero la diagnosi che, per anni, ha definito il Bentivegna un folle; sarebbe dovuto ad un trauma, secondo l’analisi ipotizzate dall’autore, ad aver provocato, nell’artista saccense, quello che in seguito verrà definita arte e genio.
<<Gli idiot savant – o idioti sapienti studiati dal savantismo – afferma Sandullo – sono i soggetti che geneticamente, o in seguito ad un trauma, hanno un’alterazione della corteccia celebrare. Questo danno – continua l’autore – determina una inattivazione di alcune aree celebrali e l’iperfunzioni di altre. Il danno a livello anteriore, lo stesso che penso possa aver subito Bentivegna, fa venire meno il freno inibitorio sulle aree posteriori che sono quelle deputate alla visione e all’immaginazione. Questo determina un aumento della creatività>>.
Filippo Bentivegna morì all’età di 79 anni il 1º marzo del 1967 e, per molti anni, il suo lavoro, rimase in abbandono; molte opere, lasciate incustodite, furono distrutte, perdute o oggetto di sciacallaggio. Le opere del Bentivegna furono rivalutate nel 1968 quando arrivò a Sciacca un collaboratore di Jean Dubuffett, artista e teorico dell’Art Brut che voleva constatare di presenza la reale portata dell’arte primitiva del “pazzo di Sciacca”. Contattati i parenti, riuscì a visitare il Giardino Incantato, dove ancora oggi si trovano numerose opere dello scultore, riuscendo anche ad ottenere le “teste” realizzate del Bentivegna da portare a Dubuffet, il quale le inserì nella sua collezione. Oggi, quelle stesse teste sono esposte al Museo dell’Art Brut di Losanna, istituito in memoria di Dubuffet.