Si intitola “Zuleika apre gli occhi“, edizione italiana Salani Editore, e scritto dall’autrice russa Guzel’ Jachina, il romanzo che si aggiudica la 17esima edizione del Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa e scelto dalla giuria di esperti composta da: Salvatore Silvano Nigro, Giorgio Ficara, Mercedes Monmany, Salvatore Ferlita e dal presidente Gioacchino Lanza Tomasi. Come ben si può immaginare, questa del 2020, è un’edizione un po’ diversa poichè, a causa delle normative legate all’emergenza sanitaria da Covid-19, non si svolgerà la consueta cerimonia di premiazione a Santa Margherita di Belìce. E, purtroppo, è saltato anche l’incontro tra l’autore e la stampa che solitamente precede la serata di gala a piazza Matteotti.
La XVII edizione del Premio Tomasi di Lampedusa è stata presentata stamani a Palermo, a Palazzo Lanza Tomasi, ed ha visto la partecipazione del presidente di giuria, Gioacchino Lanza Tomasi, dell’assessore regionale ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, di Franco Valenti, sindaco di Santa Margherita di Belìce, e di Gori Sparacino, direttore del Premio.
Nel maxi schermo, allestito vicino i relatori, l’immagine dell’autrice, vincitrice del Premio che, grazie alla tecnologia, abbiamo potuto anche ascoltare con un suo partecipato messaggio di ringraziamento. Guzel’ Jachina è nata a Kazan’, nel Tartarstan, nel 1977, ed è giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, ha ricevuto numerosi premi e “Zuleika apre gli occhi” è il suo romanzo d’esordio.
“Cari amici – inizia così il video messaggio dell’Autrice – sono orgogliosa e felice di sapere che il Premio Tomasi di Lampedusa di quest’anno è stato assegnato al romanzo Zuleika apre gli occhi. Per me è una grande gioia e un grande onore. Mi dispiace immensamente di non essere con voi in questo momento, ma è comunque splendido che la tecnologia moderna mi permetta perlomeno in modo virtuale di partecipare alla conferenza stampa. Il mio corpo si trova ora a Mosca, ma il mio cuore e tutti i miei pensieri sono con voi in Sicilia. Il mondo – prosegue Guzel’ Jachina – sta vivendo tempi difficili, anzi bui. Nè le due guerre mondiali, nè la minaccia nucleare, nè la guerra fredda hanno mai concesso all’umanità tale esperienza. Sembrava che non esistesse una guerra che unisce. E invece si è visto che esiste. Tutti i paesi si trovano ad affrontare la lotta contro il virus, e il mondo si è unito: la pandemia ci rende più umani. Ed oggi, al tempo della pandemia, il compito della cultura è mutato, oggi è la stampella invisibile e impercettibile sulla quale si reggono la politica, l’economia, la sanità. Libri, film, concerti da teatri vuoti, visite virtuali ai musei: da questo traiamo la forza per vivere questo lockdown. Se un lettore italiano – conclude – proverà una goccia di simpatia per questa storia russa, per il mondo russo e tataro, e sentirà interesse per il periodo sovietico, io sarò felice”.
Zuleika apre gli occhi
E’ una storia nella storia, non solo di un determinato periodo russo, ma anche di un forte amore filiale a cui si intrecciano una suocera “vipera” e un marito padrone, il tutto ambientato nella dekulakizzazione degli anni ’30, e poi, la deportazione in Siberia. E’ una vicenda di una donna come tante dove, tra la neve delle lande russe più desolate, in mezzo all’orrore, quando sembra che rischi di sparire ogni traccia d’umanità, si fa strada un’eroina destinata ad essere erede delle grandi donne della letteratura russa.
“Zuleika apre gli occhi è un esempio della possibile sopravvivenza umana a ogni condizione – commenta Gioacchino Lanza Tomasi – non è un libro politico, è la storia di un cammino verso l’emancipazione di una donna che è passata attraverso l’indicibile e ritrova se stessa nell’inferno della taiga. I luoghi e i tempi fanno apparire i sentimenti come spariti, ma l’amore tra i personaggi rivelerà il contrario. Possa anche questo romanzo convincerci della necessità che i grandi libri parlino all’uomo di ieri e di domani”.
“Questo romanzo, inoltre, è un pò il paradigma di un passato che può essere riletto – ha dichiarato l’Assessore Alberto Samonà – e il passato è presente nella quotidianità del lettore. Una storia piccola diviene così un simbolo perchè oltrepassa un’epoca per viverne un’altra. E’ un Premio, questo, che guarda al mondo non al particolare, non alla letteratura italiana, vede oltre, guarda al viaggio che vivrà lo scrittore e il lettore, ed è attraverso la lettura e la letteratura che possiamo approdare a territori sconosciuti. L’Assessorato, con questo Premio, intraprenderà un percorso che andrà verso la riscoperta dei luoghi dell’anima”.
“La cultura non si ferma – ha detto Gori Sparacino, Direttore del Premio – e questa 17esima edizione vuole essere una continuità. L’odierna conferenza annuncia la vincitrice e va quindi in questa direzione, quella della continuità. Ora pensiamo all’edizione 2021 sperando che torni una piena tranquillità, e che il mondo resti unito contro tutti i mali”.
“Santa Margherita di Belìce, un paesino adagiato sulle due colline del Belìce, 17 anni fa intraprese questo cammino ‘folle’ e grazie a questo Premio, il Comune non si associa più al terremoto ma al luogo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’evento, inoltre, ha attirato tanta gente e nel 2018 il Premio ha ottenuto un riconoscimento dal Senato della Repubblica. Le nostre piazze e i nostri musei, nel tempo, hanno registrato un crescente numero di visitatori, e questo vuol dire che i luoghi dell’anima sono sempre nei nostri cuori. Il nostro è un Premio che va verso la gente, in piazza, e lo scopo è appunto questo: che il messaggio diventi di tutti”. Queste le parole del Sindaco Franco Valenti.