È stato firmato oggi a palazzo Palagonia un protocollo di intesa, tra il Comune di Palermo e il Dipartimento di Scienze Politiche e delle relazioni Internazionali dell’Università di Palermo per promuovere iniziative del “paradigma della giustizia riparativa”, con lo scopo di assicurare il “percorso unitario per la formazione dei mediatori esperti in programmi di giustizia riparativa”, nonché per la formazione continua, secondo quanto previsto dalla Riforma Cartabia.
Il protocollo, firmato dal sindaco Lagalla, dall’assessora alle Politiche sociali, Rosi Pennino e da Costantino Visconti direttore del Dipartimento Dems e che avrà la durata di tre anni, prevede inizialmente la formazione dei mediatori esperti in programmi di giustizia riparativa che si svolgerà attraverso un percorso unitario tra Università e i Centri per la giustizia riparativa.
Il corso sarà suddiviso in due parti, con la formazione teorica di 160 ore di competenza del Dipartimento del DEMS e con quella pratica di 320 ore realizzata dai dipendenti del “Centro per la Giustizia Riparativa” del Comune di Palermo. I corsi svolti dagli appartenenti al Comune saranno effettuati al di fuori dell’orario di lavoro e sono autorizzati ed incaricati nel ruolo di “Mediatori Formatori esperti in programma di giustizia riparativa”, in quanto iscritti presso l’elenco istituito dal Ministero della Giustizia.
Oltre a questo è prevista la formazione continua di almeno 60 ore dei mediatori esperti in programma di giustizia riparativa che sarà svolta in sinergia tra lo stesso Dipartimento Dems e il “Centro per la Giustizia Riparativa” del Comune di Palermo.
Nell’ambito della Convenzione, infine, i mediatori esperti del Comune garantiranno la realizzazione dei tirocini curriculari (di 200 ore) presso il proprio Centro per la Giustizia riparativa.
“Siamo soddisfatti della firma del protocollo – hanno commentato Lagalla e Pennino – e di questo ringraziamo la disponibilità dell’Università di Palermo, in particolare del preside del Dipartimento di Scienze Politiche Costantino Visconti perché questo è un progetto che richiede grande sinergia e collaborazione tra le istituzioni. Con questo progetto si avvia un percorso di formazione importante per creare figure specializzate su un tema delicato come quello della giustizia riparativa affinché possa diventare un concetto concreto e non solo sulla carta”.
Il protocollo di intesa – si legge in una nota dell’Assessorato – è stato studiato e programmato seguendo le linee guida della giustizia riparativa “come forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale chiamato “mediatore” e consente il riconoscimento della vittima del reato, la responsabilizzazione dell’autore dell’offesa nonché la ricostruzione di legami con la comunità. Con la giustizia riparativa non si cerca di ottenere la punizione dell’autore del reato ma, piuttosto, di risanare quel legame con la società spezzato dal fatto criminoso. Si instaura così un contatto diretto tra offeso e offensore, il quale permette al primo di esprimere i propri sentimenti ed emozioni in relazione alla lesione subita, e al secondo di responsabilizzarsi”.