Continuiamo la nostra indagine per verificare se il Pitbull è un cane realmente pericoloso?
Palermo 30 gennaio 2024-
Riprendiamo l’intervista al Dott. Antonino La Barbera, Esperto Giudice Internazionale ENCI, per cercare di saperne di più su un cane che sulla cronaca è più conosciuto degli altri perché si macchia di azioni mordaci contro uomini e animali.
4D – Dott. La Barbera, quando assistiamo alla scena di un Pitbull che assale “la preda” si nota che appena morde non si riesce a staccarlo facilmente dalla presa? Come mai?Generalmente nelle altre razze, questo tipo di comportamento si può dire che non c’è, è esatto?
4R – Certo, si può affermare che i cani di tipo pitbull e similari hanno delle caratteristiche del tutto particolari sia per quanto concerne i cani di razza sia dei lupi allo stato di natura.
Il principio fondamentale di un animale allo stato di natura è l’istinto di conservazione della specie e questo inevitabilmente lo porta in primis a salvaguardare la propria esistenza. Orbene questo principio cardine risulta decisamente non marcato in maniera inequivocabile nei cani di tipo pit bull. Allo stato di natura qualsiasi contesa legata per esempio al territorio, al cibo, al sesso, oppure alla dominanza sociale si espleta con un rituale di lotta più o meno cruento che generalmente nella maggior parte dei casi( fatto salvo caso le ferite che ne pregiudicano gravemente lo stato di salute )con una dominanza sociale marcata, con il soggetto che mostra chiari segnali calmanti ( il ventre totalmente a vista con gli arti divaricati completamente aperti con un segnale di totale resa), generalmente il dominante arresta la sua azione di lotta. Quindi il dominante, subito dopo che il soccombente ha dimostrato chiari segni di resa, arresterà la sua azione in virtù proprio del principio cardine dell’istinto di conservazione della specie (infatti il vincente potrebbe rischiare a sua volta la sua stessa esistenza con ferite infette riportate durante la lotta ).
Questo principio, appena enunciato, risulta invece non presente nella maggior parte dei casi nei cani di tipo pitbull che durante una fase di lotta pur se vincenti ma soprattutto perdenti e quindi soccombenti continuano la lotta a rischio estremo della loro stessa esistenza.
Inoltre il morso dei cani di tipo pit bull in termini di pressione esercitata risulta decisamente maggiore rispetto ad altre razze anche di maggior mole con studi appronfonditi in tal senso (che mancano certo della ufficialità in quanto razza non riconosciuta).
Infine c’è la resistenza al dolore la c.d. tempra che generalmente nei cani di tipo pitbull risulta decisamente più elevata rispetto ai cani di razza, e mi si consenta un termine divenendo in alcuni casi un “accelerante” poiché la “miscela più dolore” genera in questo tipi di cani più combattività. Infatti nonostante il dolore i cani di tipo pitbull continuano la loro azione, e ahimè a tal proposito sul web sono immortalati tristissimi video che riportano episodi del genere.
Aggiungiamo a queste “speciali” caratteristiche del cane una gestione non ottimale con proprietari non pienamente responsabili che hanno portato il soggetto a una mancata socializzazione, a una dominanza sociale marcata e il danno il suo massimo livello con gravissime conseguenze.
5D – Parliamo ora delle precauzioni che si potrebbero adottare possedendo un Pitbull. Secondo la sua esperienza, la gestione di un Pitbull è uguale alle altri oppure bisogna porre più attenzione?
5R – Secondo il mio parere, queste sono indicazioni generali valgono per tutti i cani, ma che risultano ovviamente fondamentali ancor di più quando si detiene un cane di tipo pitbull:
a) un buon imprinting da parte della madre con i cuccioli che dovrebbero stare con la madre almeno minimo 60 giorni, in tal modo la madre, che si spera sia equilibrata, dia i primi fondamentali processi educativi;
b) un proprietario consapevole e a sua volta “educato” a non inasprire questi aspetti caratteriali del cane sin da cucciolo, non incentivando assolutamente, quindi, la combattività, l’aggressività intraspecifica e l’aggressività interspecifica;
c) un processo educativo sin da cucciolo che favorisca invero la socialità ed esperienze positive evitando il nascere di possibili conflitti e arrestando subito possibili cd. giochi di lotta tra pari e non. Poiché tali apparenti giochi di lotta se non opportunamente canalizzati saranno l’humus esperienziale in età adulta.
d) messaggi chiari uniformi costanti e coerenti durante le fasi di crescita;
e) favorire la sedimentazione marcata di esperienze positive in contesto urbano;
f) ultimo ma non ultimo come importanza, favorire processi di apprendimento con figure altamente professionali e soprattutto con esperienza documentata nel settore, avvalendosi, pertanto di professionisti con documentata esperienza iniziando sin da subito, terminata la profilassi vaccinale, poiché “chi ben inizia e a metà dell’opera”.
Pertanto il Pitbull, nella gestione, presuppone un proprietario consapevole e una consapevolezza molto più elevata durante il corso degli anni rispetto alle numerosissime razze riconosciute ufficialmente.