Piazza Vittorio Veneto, dai palermitani chiamata anche in senso dispregiativo “la Statua”, è molto spesso considerata una semplice rotonda di snodo tra viale Croce Rossa, via Brigata Verona, via Libertà e viale Diana, ma se ci si potesse fermare un minuto a piedi, “entrando” dentro la rotonda…forse si potrebbe iniziare a pensare che poi solo “una” statua non è.
A partire dal 1848 si era iniziata la cosiddetta “Strada della Libertà”, che lentamente si cercava di prolungare fino alla via Resuttana (con il viale Croce Rossa, che però si realizza soltanto dopo il 1962). Intorno al 1890, in attesa dell’Esposizione Nazionale dell’anno successivo, si voleva dare una conclusione scenografica alla strada, con una piazza circolare e delle strade che avrebbero collegato la Real Tenuta della Favorita e le altre aree verso i Colli (principalmente le zone Resuttana e San Lorenzo).
Tuttavia per questa realizzazione occorre aspettare il 1909. Viene incaricato del progetto l’architetto Ernesto Basile, e l’obelisco viene inaugurato nel maggio 1911, per i festeggiamenti dell’anniversario dell’annessione di Palermo al regno d’Italia. In alto a questo viene collocata la scultura rappresentante la Vittoria Alata, opera di Mario Rutelli.
Lo scultore Antonio Ugo realizza gli altorilievi in bronzo che più da vicino è possibile vedere. Questi rappresentano l trionfo della liberazione popolare, mentre al centro sono collocate due donne, allegoria de “La Sicilia che si ricongiunge alla Madre Patria”. In alto all’obelisco, la commemorazione del 27 maggio 1860 quale segno della liberazione siciliana e auspicio di liberazione “a tutti gli oppressi del mondo”.
Per il colonnato bisogna aspettare il 1931, quando il governo fascista propone di dedicare il monumento ai caduti della grande guerra, ed è ancora Ernesto Basile a progettarlo, completando così l’effetto scenografico di questo “fondale” della città. Più che punto di snodo, infatti, per la maggior parte dei palermitani il piazzale segnava la vera e propria fine della città, poiché solo col piano regolatore del 1962 si previde la fabbricazione delle zone retrostanti. Sul retro del piedistallo, vengono aggiunte due targhe in marmo riportanti il “Bollettino di guerra n° 1268” del 4 novembre 1918 firmato dal generale Armando Diaz. Ai lati, sono incise le date del 1860 e 1918, segno del doppia ricorrenza che si commemora con questo monumento, alla Libertà e ai Caduti.
Oltre a vederlo “in movimento” passando con l’automobile, vale la pena una volta tanto cercare un parcheggio e girarci intorno, a piedi, per vederlo davvero.