Da sabato 25 luglio e fino al 25 ottobre la “Villa Romana del Casale” di Piazza Armerina resterà aperta anche durante le ore serali.
L’apertura dell’importante sito, patrimonio dell’Umanità UNESCO, con orario continuato dalle 9 alle 23 (ultimo ingresso alle 22.00), rappresenta una novità che renderà unico l’incontro con la storia e l’arte in uno dei più amati e visitati luoghi della cultura del Mediterraneo.
“La visita della Villa Romana e dei suoi splendidi mosaici nella suggestione delle luci notturne – osserva l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – offre, anche a chi già conosce il sito archeologico, la possibilità di apprezzarne la bellezza cogliendone le suggestioni offerte da un inedito gioco di luci e ombre. L’apertura dei luoghi d’arte durante le ore notturne rientra in una complessiva strategia di ampliamento della proposta turistico-culturale sulla quale è impegnato il governo Musumeci. Riaprire i luoghi della cultura, avvicinando l’offerta alla domanda, è il primo passo verso una gestione dei beni culturali che va incontro a un visitatore sempre più esigente, curioso e interessato a portare con sé dal viaggio un ampio bagaglio di emozioni. La visita notturna della villa del Casale non solo offre la possibilità a quanti lavorano durante il giorno di trovare un tempo per coltivare l’anima, ma consente di effettuare la visita agli scavi anche a quanti, cercando di coniugare cultura e natura, adoperano il tempo libero per dedicarsi alla scoperta delle bellezze naturali e paesaggistiche della Sicilia”.
Al fine di consentire il rispetto delle prescrizioni previste dal contenimento dell’emergenza Covid è necessario effettuare la prenotazione on-line attraverso l’App Youline, al sito https://youline.eu/laculturariparte.html
Il costo del biglietto è di € 10/Intero – €. 5,00/Giovani (18–24). Sono previste gratuità per: minorenni, insegnanti, persone con disabilità.
#LACULTURARIPARTE | LA GRANDE FESTA DEL TEATRO DELL’OPERA DEI PUPI
Oltre mille spettatori, in misura contingentata e distanziata, hanno festeggiato in tutta la Sicilia la riapertura dei Teatri dove si rappresenta l’Opera dei Pupi. La “Giornata del Teatro dei Pupi 2020”, fortemente voluta dall’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, che ne ha sostenuto la realizzazione, è stato il modo per riconoscere il valore di una forma d’arte che dal 2001 è stata riconosciuta dall’UNESCO come Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.
“L’Opera dei Pupi – afferma l’assessore Samonà -rappresenta forse l’espressione più caratteristica della tradizione popolare orale della Sicilia e un elemento fortemente identitario della nostra storia. Le diverse scuole d’arte esistenti in Sicilia, ancora oggi tramandano una tradizione che conserva i suoi canoni e le sue caratteristiche, spesso diverse da una zona all’altra della nostra Isola. Una tradizione che, pur essendo ormai profondamente storicizzata, non si può dire cristallizzata dal momento che, attraverso i pupi, si raccontano le gesta dei nuovi eroi del XX secolo. Il teatro dei pupi di Angelo Sicilia, ad esempio, rappresenta un’evoluzione dell’impianto tradizionale in quanto si distacca dal ciclo epico carolingio per dare corpo e voce alla narrazione delle gesta dei giudici e dei martiri antimafia. Attraverso la giornata dell’Opera dei Pupi, celebrata contemporaneamente in tutta la Sicilia il Governo Musumeci ha voluto marcare la propria volontà di diffondere la tradizione orale siciliana portata avanti dalla ‘Rete italiana dell’Opera dei Pupi’ che vede come capofila il Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino”.
“Il successo della ‘Giornata dei Pupi 2020’ ha messo in evidenza l’importanza di lavorare alla costruzione di una rete che colleghi tutte le realtà della Sicilia. La nostra gratitudine – dice il direttore del Museo delle Marionette, Rosario Perricone – va all’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Alberto Samonà, che ha scommesso su questo progetto e con cui certamente continuerà una proficua collaborazione, ma anche alla dirigente Selima Giuliano, che ha profuso un grandissimo impegno nella realizzazione di questa iniziativa. L’affluenza di pubblico – nonostante gli accessi siano stati dimezzati, nel rispetto delle norme anti-covid – ha dimostrato la voglia di opera dei pupi e l’attaccamento di siciliani e non a una tradizione imprescindibile, dando nuova speranza alle compagnie. Con questi presupposti, siamo pronti per ripartire”.
AKRAI ENTRA NELLA DENOMINAZIONE DEL PARCO DI SIRACUSA
L’area archeologica di Akrai recupera la sua dignità storica rientrando di diritto nella denominazione del Parco archeologico di Siracusa che da oggi cambia denominazione e si chiamerà “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”.
La valenza storica dell’antica Akrai era stata omessa nella denominazione del Parco di Siracusa e rischiava l’oblio. Un’assenza che non è sfuggita all’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà il quale, con un decreto a propria firma, ha restituito all’antica cittadella greca la giusta evidenza.
“La città-fortezza di Akrai, edificata intorno al 664-663 a.C. dai corinzi siracusani e considerata un tempo la sentinella dei confini meridionali del territorio siracusano – sottolinea l’assessore Alberto Samonà – ha avuto una storia lunga milleseicento anni fino alla distruzione, nell’827 d.C., per mano degli arabi. Una storia che ancora oggi è ben visibile nel sito archeologico che, attraverso numerose testimonianze, racconta la storia di una comunità il cui nome merita il riconoscimento e una giusta evidenza nella toponomastica regionale. Considero l’omissione di Akrai nella denominazione dell’area archeologica di Siracusa un’ingiustizia resa a Palazzolo Acreide a cui, come governo Musumeci, abbiamo voluto porre rimedio. Rinominare il parco archeologico evidenziando la valenza paesaggistica dell’area e la presenza di Akrai è un giusto ristoro ai palazzolesi e un tributo dovuto ad una parte significativa della nostra memoria storica”.
La nuova denominazione riconosce valenza turistico-culturale anche all’aspetto paesaggistico entro cui si trovano le testimonianze storico-archeologiche, aprendo a un percorso di valorizzazione del territorio che sino ad oggi era stato riconosciuto solamente al Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi. Una decisione, quella di puntare sulla valorizzazione dell’aspetto paesaggistico, assunta dall’Assessore Samonà nella consapevolezza che la Sicilia sempre più va promossa e valorizzata per la compresenza di testimonianze storiche e culturali in un contesto ambientale che la rende un unicum a livello mondiale.
UniPA e Assessorato Regionale dei Beni Culturali siglano convenzione per il Corso di Laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali
Il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari, e l’Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, hanno siglato all’Orto botanico la convenzione per le attività del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, abilitante alla professione di Restauratore.
“L’impegno del nostro Ateneo nei confronti della Conservazione e del Restauro dei Beni culturali del territorio siciliano è iniziato già a partire dall’inizio degli anni 2000 – sottolinea il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari – con l’attivazione, in collaborazione con l’Assessorato e il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro CRPR, del primo corso di laurea triennale, a cui si è successivamente aggiunto il corso magistrale, già da alcuni anni riuniti in un unico ciclo di studi che abilita alla professione di restauratore. Questo corso è uno dei fiori all’occhiello della nostra offerta formativa, a maggior ragione in una terra come la nostra, in cui le figure dei restauratori sono fondamentali per i necessari interventi che preservano l’inestimabile patrimonio di beni artistici e culturali. Il lavoro che i nostri studenti hanno svolto in luoghi importantissimi del patrimonio artistico-culturale siciliano sia nelle fasi di tirocinio, sia nelle realizzazioni delle tesi di laurea, è stato infatti sempre molto apprezzato. Ritengo molto importante questa convenzione, a cui ho sempre tenuto particolarmente. La firma di oggi prevede due azioni molto rilevanti: offrire agli studenti l’opportunità di svolgere le attività di tirocinio, essenziali proprio per la natura del corso, presso i laboratori d’eccellenza del CRPR e gli insegnamenti dei suoi dipendenti mettendo a sistema le loro conoscenze ed esperienze nelle discipline storico artistiche e nel restauro. Auspico quindi la massima disponibilità e l’impegno in questa sinergia istituzionale, ancora più significativa perché dedicata alla formazione e quindi al futuro dei nostri giovani”.
“Attraverso la convenzione sottoscritta con l’Università di Palermo il Governo Musumeci manifesta la propria volontà di rafforzare sempre più la collaborazione tra istituzioni nell’interesse comune – dichiara l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà -. Considero il Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei beni culturali un’opportunità di alta formazione che rende i giovani siciliani professionalmente competitivi e pronti ad affrontare le sfide e le opportunità che il mondo del lavoro offre loro alla fine del percorso accademico. Coniugare le competenze scientifiche dei docenti dell’Ateneo di Palermo con il know-how, l’esperienza e la qualificazione professionale degli esperti del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro (CRPR) della Regione Siciliana costituisce, infatti, un valore aggiunto. Proprio in questi giorni, all’interno del cantiere che abbiamo aperto all’Oratorio dei Bianchi di Palermo per il restauro degli Arazzi fiamminghi di Marsala, ho avuto modo di apprezzare una giovane restauratrice la cui formazione si è compiuta all’interno del Corso di Restauro: dimostrazione che il mercato del lavoro è pronto ad accogliere i giovani tecnici che si sono formati coniugando competenza, sacrificio e passione”.
“Riferendosi alle sole attività di restauro di manufatti del territorio siciliano oggetto delle prove finali di laurea, dal 2012 sono stati realizzati circa 150 restauri completi. Le relative indagini diagnostiche sono definite di concerto con gli organi preposti, con i responsabili dei laboratori scientifici attivi presso le strutture di UniPa e del CRPR – spiega il prof. Franco Palla, coordinatore del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Conservazione e Restauro dei Beni culturali –. L’Alta Sorveglianza e il controllo delle fasi operative, nel rispetto dei progetti presentati è di competenza della Soprintendenza dei Beni Culturali. La qualità della preparazione dei nostri laureati è anche certificata dai dati relativi all’occupazione: ad esempio a fine 2018 tredici dottori magistrali sono stati assunti a tempo indeterminato, come restauratori qualificati, presso istituti italiani del Ministero dei Beni culturali. I dati di Almalaurea riportano che, a tre anni dal conseguimento del titolo, lavora il 93% dei nostri laureati in Conservazione e Restauro dei Beni culturali”.