Riapre dopo importanti interventi di restauro e manutenzione, il Musarb, il museo della cultura Arbereshe Nicola Barbato a Piana degli Albanesi. Il taglio del nastro nel corso delle celebrazioni della fondazione del comune arbereshe in provincia di Palermo, realizzate con il contributo degli assessorati regionali delle Attività Produttive, del Turismo, Sport e Spettacolo, delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica e della Città Metropolitana di Palermo.
Il “nuovo” museo
Il museo, nelle sue sale, riunisce le testimonianze storiche, culturali e artistiche della comunità albanese, migrata in Sicilia alla fine del XV secolo in seguito alla diaspora dovuta all’invasione turca. Un museo totalmente rinnovato e accessibile, non solo alle persone con disabilità fisiche, ma anche a quelle con disabilità cognitive. In seguito all’intervento è stata aumentata la superficie espositiva, abbattendo le barriere architettoniche, fisiche e cognitive e dotando il museo di impianti e servizi per un funzionamento ottimale e per un’ampia fruizione, tra i quali un ascensore, il doppio ingresso, di cui uno per disabili, il doppio guardaroba, una sala conferenze, un piccolo bookshop, touch screen per gli approfondimenti.
Cinque macro-sezioni
Cinque le sezioni principali, più una speciale dedicata a Portella della Ginestra: abito tradizionale, icone, cultura materiale, erbario e fossili. Nella sezione dell’abito tradizionale, si possono ammirare i costumi dell’epoca, realizzati in tessuti preziosi e ricami, utilizzati per le cerimonie religiose e per le ricorrenze legate alla storia e alla tradizione arbereshe e arricchiti da gioielli. I vestiti attingono a un simbolismo religioso, spesso intriso di elementi della ritualità popolare. All’interno del museo si trovano anche gli abiti di tutti giorni e quelli indossati per il lutto. Varia la sezione delle icone, una tradizione che risale al IV secondo dopo Cristo. La produzione di icone, che è ancora viva nella comunità di Piana degli Albanesi, rispetta delle precise regole geometriche, tecniche e figurative, nonché un simbolismo legato al rito greco-bizantino. La sezione della cultura materiale riassume gli elementi della tradizione contadina di Piana, dall’evoluzione della casa tradizionale (con tutti gli aspetti legati alla vita quotidiana), passando per il mondo del lavoro (sia in città che nelle campagne) oltre agli utensili utilizzati per la trasformazione dei prodotti. All’interno del museo sarà possibile visitare una ricostruzione di un ambiente domestico, in una delle prime abitazioni dell’insediamento di Piana, raccolto in un’unica stanza, dove la famiglia condivideva gli spazi con degli animali. Il museo ospita anche un erbario. Nella sala viene esposta la ricchezza e la varietà dell’ambiente naturale di questa zona attraverso una serie di piante disidratate, alcune molto rare. C’è anche un diorama di specie vegetali imbalsamate provenienti da un ambiente ipogeico della Grotta del Garrone. Una sezione del museo è dedicata ai fossili. Tra questi, le varietà provenienti dal cimitero dei Pinnacoli, dalla Cava Cerniglia e dal monte Kumeta. Infine, una sezione speciale dedicata alla strage di Portella della Ginestra avvenuta nel 1947. Si tratta della prima strage di carattere politico-mafioso del dopoguerra. Durante le celebrazioni dell’1 maggio del 1947 furono uccise 11 persone tra le duemila accorso per celebrare la Festa dei lavoratori e la vittoria alle elezioni del Fronte Popolare. I mandanti non furono mai individuati.
“Esposizione fruibile sensorialmente e cognitivamente”
“Dopo aver perfezionato l’accessibilità al museo, era necessario costruire una esposizione fruibile sensorialmente e cognitivamente ed a queste si è risposto con azioni sia all’interno che all’esterno del museo – spiega Dario Scarpati, archeologo e museologo – La narrazione museale è stata progettata in quattro lingue (italiano, arbereshe, inglese e LIS) così da poter essere fruita da una utenza decisamente ampliata. Una guida a parte è stata redatta con il linguaggio “Easy to read”. I video che raccontano le diverse sezioni espositive sono tradotti in LIS/IS e sottotitolati; a questi sono state affiancate delle audio-descrizioni per persone non vedenti. Sono state, infine, inserite alcune esperienze sensoriali, tattili ed olfattive nella sezione naturalistica”. A proposito del linguaggio “Easy to read”, la guida è stata realizzata da ragazzi con disabilità cognitivo-comportamentale che fanno capo al Centro di riabilitazione Flutura. Il metodo narrativo che utilizza il linguaggio “Easy to Read” (facile da leggere) consiste nella semplificazione dei concetti e nell’uso di parole facilmente comprensibili nella redazione delle schede descrittive degli oggetti. Questo linguaggio permette di fornire informazioni accessibili a tutti, e in particolare a persone non di madrelingua italiana, oppure con disturbo dello sviluppo intellettivo ed ai bambini. Anche il font utilizzato è studiato per facilitare la lettura alle persone con dislessia. Cinque oggetti sono stati scelti con una visita al museo dagli stessi ragazzi che avrebbero poi contribuito a redigerne la descrizione.
Racconto esaustivo della cultura arbereshe
“L’intitolazione a Nicola Barbato è un omaggio a un personaggio della storia locale, fondatore del Movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori e promotore di azioni a favore dei contadini – spiega Daniela Brignone, storica dell’arte e museologa – Il contributo del Pnrr per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive nei musei e nei luoghi della cultura ha consentito al Museo di effettuare una profonda ristrutturazione al fine di valorizzare le collezioni, ampliando le sezioni, grazie ai prestiti provenienti dall’Eparchia e da artigiani locali, per offrire un racconto esaustivo della cultura arbëreshë e rendendo più agevole l’accesso non soltanto a persone con disabilità, ma anche ad un pubblico comune, anche attraverso l’utilizzo di dispositivi tecnologici e apparati divulgativi per migliorare la fruizione e la comprensione dei temi trattati”.
Il sindaco: “Valorizziamo il nostro patrimonio culturale”
“Il Museo civico Nicola Barbato si presenta con una nuova veste, diventando un importante punto di riferimento per la conoscenza della cultura arbëreshe, il primo in Italia – dice il sindaco di Piana degli Albanesi Rosario Petta – Il museo conferma l’interesse da parte di questa Amministrazione di attuare un programma di valorizzazione del proprio patrimonio culturale da tempo avviato, sollecitando la comunità di Piana a partecipare in prima persona al fine di far conoscere e tramandare i caratteri e le peculiarità della tradizione arbëreshe. Piana si apre così al mondo, traducendo l’importante patrimonio, in molti casi tramandato oralmente, in una entità museale, mettendo al centro del proprio sviluppo la cultura che l’ha contraddistinta nei secoli, affermando il ruolo e la funzione che il proprio patrimonio artistico, materiale e immateriale, ha da sempre avuto nelle vicende storiche e culturali del territorio. Nel Musarb che rinasce grazie al recente intervento reso possibile dal contributo dei fondi Pnrr per l’accessibilità, possiamo scorgere il cammino di una comunità, individuato dai tanti tasselli che hanno costituito la sua grandezza, l’importanza e la sua complessa crescita”.
La posa di una statua in bronzo altra oltre 3 metri di Giorgio Castriota Skanderbeg
La posa della statua in bronzo alta più di tre metri di Giorgio Castriota Scanderbeg nella piazzetta omonima, ha chiuso le celebrazioni per la festa della fondazione del comune arbereshe voluta fortemente dall’amministrazione guidata dal sindaco Rosario Petta. Un lavoro importante di valorizzazione di questo spazio pubblico, arricchito adesso dalla presenza dell’eroe per eccellenza di tutte le comunità arbereshe sparse in tutto il mondo. E da tutto il mondo erano presenti per il taglio del nastro, con tanto di benedizione del papas, della nuova statua che è stata svelata davanti a centinaia di persone accorse dall’Albania, dal Kosovo, dal Montenegro, dalla Macedonia del Nord, ma anche dal Canada, dagli Stati Uniti e dalla Svizzera. Con in testa l’associazione “Hora e Skanderbeut” che ha donato la statua. L’iniziativa, considerata il suo il particolare valore culturale, materiale ed immateriale, teso alla custodia e alla valorizzazione delle minoranze linguistiche, è stata direttamente promossa dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, contando del sostegno e supporto del dipartimento dei Beni Culturali al fine di promuovere al meglio la riuscita dell’evento.
La presidente Spiropali: “Un giorno emozionate per tutte le comunità arbereshe”
Ad arricchire i festeggiamenti, anche la presidente del parlamento d’Albania Elisa Spiropali, che ha voluto anche indossare uno degli abiti tradizionali: “Questo è un giorno bellissimo per tutta la comunità di Piana degli Abanesi, ma non solo – ha detto – Siamo qui tutti insieme per celebrare il nostro eroe, il simbolo della nostra identità che ci riunisce. Qui a Piana, ho percepito il sentimento di calore e di amore per la nostra identità, di essere arbereshe. E da qui, può partire un forte impegno per il futuro, di rapporto anche con le autorità italiane, per lavorare su alcuni progetti, come la scuola o la tv in arbereshe, due progetti che possano diventare realtà. Io credo nell’integrazione e credo che la comunità arbereshe, nel mondo, rappresenti al meglio questa integrazione. Siamo comunità che non hanno dimenticato le proprie radici. Anzi, con la loro presenza, hanno arricchito questo paese bellissimo che è l’Italia”.
Il sindaco Petta: “Skanderbeg la nostra stella cometa”
“Per noi arbereshe e albanesi Giorgio Castriota Skaderbeg è la nostra stella cometa – dice il sindaco di Piana degli Albanesi Rosario Petta – La persona che ha messo davanti la sua stessa vita per bloccare l’invasione turco-ottomana che avrebbe cambiato la storia d’Europa. La fortuna nostra fu che con le sue iniziative difesa la sua chiesa e ci ha consentito di essere quello che siamo oggi. La festa della fondazione negli anni è iniziata in sordina, diventando da provinciale a regionale a una vera e propria festa internazionale con la possibilità di far conoscere la nostra realtà a tutti i rappresentanti della diaspora albanese sparsi nel mondo. In Svizzera, per esempio, ci sono 300 mila persone di origine albanese. Qui, da noi, custodiamo con cura la nostra storia, tradizione, cultura e, soprattutto, la nostra magnifica lingua arbereshe”. “Ricevere fratelli e sorelle arbereshe da tutto il mondo è stato veramente emozionante – conclude Antonino Aclud, presidente del consiglio comunale – Abbiamo avuto una grande collaborazione per realizzare questo evento da numerosi enti e possiamo celebrare una data storica: finalmente il nostro eroe entra a Piana. Cosa vuol dire essere arbereshe? E’ una cosa molto emozionante. Anzi vuol dire essere dei veri e propri guerrieri”.
Il direttore di Città Metropolitana: “Pronti a un mega evento con tutte le comunità arbereshe d’Europa”
Lo aveva già detto nel corso della conferenza stampa di presentazione della festa della fondazione, lo ha ripetuto anche dal palco delle celebrazioni per la statua di Giorgio Castriota Scanderbeg. Nicola Vernuccio, direttore generale della Città Metropolitana di Palermo, ha comunicato la volontà di organizzare, per la festa della fondazione 2025, un evento con tutte le comunità arbereshe sparse in tutta Europa: “Loro sono la testimonianza che una inclusione reale nel territorio è possibile. Non solo. Hanno sempre mantenuto le loro tradizioni, integrandole con quelle dove vivono in perfetta armonia. Per questo stiamo pensando di portare a Piana degli Albanesi, nel giorno della festa della fondazione, tutte le comunità arbereshe d’Europa qui in Sicilia, la regione simbolo dell’accoglienza per dimostrare che si può convivere e lanciare a livello internazionale, non solo Piana degli Albanesi, ma anche il nostro territorio”.
L’assessore alle Attività Produttive della Regione Siciliana Edy Tamajo: “Regione al fianco di amministrazioni virtuose come quella di Piana”
“Voglio complimentarmi con il sindaco Rosario Petta – afferma l’assessore regionale alle Attività Produttive Edy Tamajo – perché è un sindaco che lavora con grande spirito e passione per conto di una comunità che custodisce un patrimonio culturale straordinario. Siamo lieti di essere stati al fianco del comune di Piana degli Albanesi e di tutta la comunità Arbereshe in queto percorso di valorizzazione culturale e lo abbiamo fatto in modo quanto mai concreto, approvando in assemblea regionale una norma apposita per tutelare le minoranze linguistiche. Senza dubbio, Piana degli Albanesi è il comune che più si distingue in Sicilia per la capacità e il merito di custodire tradizioni e lanciare al contempo un importante messaggio di accoglienza. Noi ci siamo e continueremo ad esserci. L’idea che Piana possa diventare comune capofila di tutte le minoranze linguistiche d’Italia ci pare davvero importante e la Regione sarà costantemente al fianco del Comune in questo percorso perché abbiamo non solo il piacere ma anche il dovere di supportare le amministrazioni virtuose come questa”.