Si potrà visitare una vera casa rabbinica e scoprire i resti di una delle sinagoghe attive prima della cacciata degli ebrei dalla Sicilia nel 1492; assaggiare la pizza antica di comunità, scoprire la tomba dei re sicani o l’antico monastero basiliano, osservare da vicino i grifoni, ascoltare la voce della memoria tra le rovine del terremoto, sorprendersi davanti a una pianta a forma di cuore che abbraccia il muro di un’abbazia, riposarsi sotto un ulivo di 1800 anni, contare quanti borghi possiedono un rabat arabo o quante sorgenti e fontane ci siano tra le viuzze, ammirare le tele restituite a una chiesa, sedersi tra i banchi di una scuola di un secolo fa, salire su una barca e perdersi tra due mari. Per tre weekend, una quarantina di borghi sparsi come tessere di un unico mosaico siciliano, circa 400 tra siti, passeggiate ed esperienze e 500 giovani coinvolti per raccontare; e ovunque chiese, caverne, tombe reali, castelli federiciani, aule borboniche, siti dimenticati, una Sicilia del tutto sconosciuta che va dalle Madonie ai Nebrodi. Torna per il secondo anno il festival Borghi dei Tesori – dal 20 agosto al 4 settembre.
Borghi dei Tesori Fest per circa 40 piccoli comuni spalmati in otto province siciliane e riuniti nell’associazione Borghi dei Tesori, pronti a credere nella rete che in questi mesi si è fatta sempre più forte, e poi, dal 7 settembre il festival accoglierà in cinque borghi, uno spettacolo prodotto dal Teatro Biondo “In nome della madre” con Galatea Ranzi: la storia narrata in prima persona di Miriam, ragazza della Galilea a cui un angelo annuncia che diventerà madre del Messia.
Tre weekend, il 20 e 21, poi il 27 e 28 agosto, e il 3 e 4 settembre, sempre sabato e domenica, i borghi apriranno e animeranno i loro tesori: ora il salone affrescato di un palazzo nobiliare, ora il campo di grano, ora il convento silenzioso o l’artigiano custode di tradizioni antiche.
Tante le novità di un programma che ogni giorno si arricchisce di esperienze, e i borghi saranno tutti raggiungibili con bus in partenza da Palermo, grazie al partner Auto Service: andata/ritorno in giornata, secondo un calendario già consultabile su leviedeitesori.com dove si trovano anche tutte le schede dei borghi e dei diversi siti, esperienze e passeggiate. Sarà una full immersion in luoghi di straordinaria bellezza e in un vivere a misura d’uomo e di natura. SlowTourism a tutti gli effetti, che cerca l’autenticità ancora viva nelle piccole comunità.
La nuova associazione di piccoli comuni, sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori, è nata un anno e mezzo fa tra realtà che vogliono intraprendere azioni di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile. E ha preso corpo nella prima edizione di Borghi dei Tesori Fest che ha potuto contare sull’esperienza de Le vie dei tesori.
Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni, ed è sostenuto da IGT, Poste Italiane e Fondazione Sicilia. È stato selezionato dall’assessorato al Turismo della Regione siciliana per potenziare il programma SeeSicily e il brand Sicilia.
Nel Palermitano, il festival aprirà a 16 borghi; mentre sono 8 i piccoli comuni dell’Agrigentino, 2 nel Nisseno, 1 ciascuno nelle province di Enna, Siracusa e di Trapani; 2 nel Catanese e 5 nel Messinese.
Alcuni borghi fanno già parte di percorsi turistici, altri finora erano noti soltanto ad appassionati globetrotter. Di tutti è stato fatto un censimento dei siti che saranno aperti alle visite: tesori messi in circuito, promossi, raccontati. È in corso la formazione di 500 giovani dei territori per prepararli all’accoglienza e alla narrazione dei tesori, un corso arricchito dal contributo di docenti dell’Università di Palermo, di esperti di storytelling digitale e di protagonisti delle più innovative esperienze di rigenerazione urbana e sociale della Sicilia, da Fabrizio Ferreri dell’Osservatorio dei piccoli comuni della Sicilia ad Andrea Bartoli di Favara Cultural Park, da Viviana Rizzuto dell’Ecomuseo dei 5 sensi di Sciacca a Giorgio Franco di Badia Lost & Found di Lentini, da Giovanni Gurreri del progetto San Bartolomeo d Ragusa a Laura Barreca, direttore del Museo di Castelbuono.
Intorno alle visite nei luoghi, i borghi si accenderanno di tour ed esperienze quali passeggiate, degustazioni, tour nella natura. Quest’anno il 100 per 100 dei coupon del Festival, che sono donazioni, saranno devoluti dalla Fondazione Le Vie dei Tesori all’associazione Borghi dei Tesori, per progetti di rigenerazione sociale e culturale e di promozione del territorio: progetti che hanno al centro questi ragazzi.
Ai Borghi dei Tesori è legato il progetto della Fondazione le Vie dei Tesori “Ho scelto il Sud”, un network di coloro che sono rientrati al Sud, un vero controesodo. Con loro i “resistenti” che non se ne sono mai andati costruendo opportunità e di coloro che, nati altrove, hanno scelto il Sud come luogo di elezione. Il progetto punta a costruire un network di ambasciatori di un Sud produttivo, creativo, non assistito, a volte eroico.
L’anno scorso I Borghi dei Tesori hanno anche lanciato un premio tra i comuni aderenti all’associazione, per supportare progetti di rigenerazione e di restauro. Lo hanno vinto Calatafimi Segesta e l’associazione 96010 di Portopalo di Capo Passero: pochi giorni fa è stato completato il primo progetto di restauro, visto che sono tornati in vita l’orologio monumentale e la campana della Matrice di Calatafimi.
Per non dimenticare. Un luogo dove i ruderi raccontano, dove gli artisti hanno assunto il ruolo di testimoni. Di Montevago prima della notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, non è rimasto nulla: il percorso a piedi tra le case distrutte dal terremoto che rase al suolo i paesi del Belice, tra simboli di una quotidianità scippata, è una sorta di pellegrinaggio importante. Lo si potrà fare sabato 28 agosto (dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18) e poi il sabato e la domenica successivi (3 e 4 settembre, agli stessi orari) nell’ambito dei Borghi dei Tesori. A Montevago sono rimasti solo i ruderi del borgo pre-sisma, la nuova cittadina è stata ricostruita poco lontano: la passeggiata conduce alla chiesa Madre, intitolata ai santi Pietro e Paolo, inaugurata nel 1826 dal cardinale Pietro Gravina. Sono stati riportati alla luce il basamento e l’altare maggiore, tre altari laterali, alcuni capitelli con l’effige della chiesa, il sarcofago con la lapide del fratello del cardinale Gravina, diversi elementi architettonici, oltre ai resti del portone e della scala a chiocciola che conduce al campanile. E in questi giorni molti cittadini di Montevago – soprattutto donne che magari in questa chiesa si erano sposate o avevano battezzato i bambini – sono voluti ritornare alla Madrice. Per iniziativa dell’associazione culturale “La Smania Addosso” è stato costruito un anno fa l’itinerario “Percorsi Visivi” lungo i murales e dipinti di Ligama, Pascal Catherine, Bruno D’Arcevia e Patrick Ray Pugliese. La visita si chiude a Baglio Ingoglia che nel 1962 fu utilizzato come set cinematografico per alcune scene del film “La smania addosso” di Marcello Andrei, con Gérard Blain, Annette Stroyberg, Vittorio Gassman, Lando Buzzanca e Gino Cervi. Oggi è sede della Strada del vino delle Terre Sicane.
Come Le Vie dei Tesori anche Borghi dei Tesori Fest sarà una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per le visite in tutti i luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo – che apriranno le porte. Sul sito leviedeitesori.com, sui social e sul magazine del festival, saranno disponibili schede dei siti, approfondimenti, curiosità, preparati da una squadra di giornalisti professionisti, divulgatori, appassionati, esperti di turismo esperienziale. Saranno anche disponibili audioguide originali realizzate per ogni luogo.
Un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite: saranno donazioni che i visitatori faranno per sostenere il progetto. La metà delle donazioni, come l’anno scorso, sarà devoluta dalla Fondazione all’associazione Borghi dei Tesori. I coupon saranno disponibili sul sito www.leviedeitesori.com/borghideitesori e in un infopoint in ciascun borgo.
I BORGHI DEL FESTIVAL
Montevago (AG), Alcara Li Fusi (ME), Chiusa Sclafani e Piana degli Albanesi (PA) e Calatafimi Segesta (TP). L’elenco inizia dall’Agrigentino con Bivona, Burgio, Caltabellotta, Montevago, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina; nel Nisseno, Sutera e Vallelunga Pratameno; nel Catanese, Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese, si salirà a Centuripe. Sui Nebrodi, o comunque nel Messinese, Alcara Li Fusi, poi Frazzanò, Graniti, Mirto, San Piero Patti e Savoca. Nel Palermitano, con Baucina, Blufi, Caccamo, Castronovo, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Petralia Soprana, Piana degli Albanesi, poi Pollina, Prizzi, San Mauro Castelverde, Vicari. Chiudono Siracusa, con Portopalo di Capo Passero e Trapani con Calatafimi Segesta.
LE LOCATION
Da Caltabellotta, una studiosa è riuscita a ridisegnare l’antico quartiere ebraico, e il festival mostra per la prima volta la casa rabbinica e i resti della sinagoga; a Montevago si avverte ancora il dolore del terremoto, inoltrandosi tra le macerie che sono state rese un museo en plein air; Naro mostra la sua bellissima Bibbia poliglotta, a Sant’Angelo Muxaro si visita il regno antico di Kokalos e a Santo Stefano di Quisquina si va in pellegrinaggio dalla Santuzza; a Sambuca si tornerà sulle sponde del Lago Arancio per visitare il fortino di Mazzallakkar, ed anche un palmento preistorico; a Bivona, patria delle pesche, il parco artistico naturale dove si respira arte e bellezza e a Burgio, dal cuore antico, si attivano percorsi visitabili per la prima volta.
Risalendo verso Palermo, ma restando sempre in terre sicane, Contessa Entellina dove tra i tanti tesori, mostrerà anche una masseria fortificata, oltre l’abbazia, di una bellezza quasi irreale. Poi c’è Giuliana che vive all’ombra del suo castello federiciano, che ospiterà concerti e degustazioni. Chiusa Sclafani, che conserva ancora intatto il suo cuore medievale, si perde tra monasteri, abbazie e palazzi nobiliari. Poi c’è Prizzi, il più alto borgo dei Sicani, con le sue tantissime chiese e i reperti archeologici dell’antica Hyppana; a Castronovo, invece, abitata sin dai tempi preistorici come testimoniano arcosoli e tombe, ci si muove tra abbeveratoi, resti di mulini ad acqua, fontane, cannoli e lavatoi.
Sulle Madonie: c’è Blufi, che l’anno scorso fu vittima degli incendi e oggi apre il suo santuario nato lì dove sgorga un olio miracoloso. Ma la vera patria delle olive è San Mauro Castelverde dove si va per antichi frantoi a cavallo di due secoli e ci si potrà riposare sotto l’ulivo Matusalemme di 1800 anni. A Petralia Soprana spunteranno gli stendardieri; Geraci Siculo è un gioiello e lo è anche di più perché sospesa sul vuoto. E Gangi, una montagna vestita di case, tra musei delle tradizioni contadine, palazzi baronali con misteriosi simboli alchemici e i capolavori di Gianbecchina. Scendendo un pò da Isnello partirà una passeggiata che, attraverso una stretta fenditura di roccia, arriverà ai ruderi del castello. A Baucina si prepara il cuddiruni, e si sfila dietro la vara di Santa Fortunata; nella chiesa-salotto di San Benedetto alla Badia, a Caccamo, c’è un pavimento di oltre 5000 mattonelle dai colori vivaci che rappresentano paesaggi, animali, angeli; a Piana degli Albanesi si parla la tradizionale lingua arbëreshë, tra visite guidate, esperienze e passeggiate; a palazzo Pecoraro Maggi a Vicari, nove dipinti ritrovati e restaurati con fondi per l’agricoltura. Chiude Pollina, dove si incontrerà chi raccoglie la manna, le “lacrime” bianche dei frassini.
Nel Nisseno, a Sutera c’è il “balcone della Sicilia” e a Vallelunga Pratameno, ci si siede tra banchi da libro “Cuore” ricevendo anche una pagella “monarchica”. Si sale ancora, e nel Messinese, a Mirto ci si perde tra pizzi e merletti, sparati e damaschi, poi si arriva sui Nebrodi ed ecco i borghi più piccini: Frazzanò è una manciata di case adagiate con grazia lungo la vallata del fiume Fitalia, ma San Filippo di Fragalà è tra i più antichi monasteri basiliani del Sud; San Piero Patti tra i vicoletti di Arabite che era una vera e propria casbah araba. Ad Alcara Li Fusi il programma condurrà là dove nidificano i grifoni.
Dai Nebrodi ai Peloritani: di Graniti s’innamorò perdutamente Francis Ford Coppola che qui girò alcune scene del Padrino, come anche nella vicina Savoca, dove tra l’altro, si potrà assistere a una serata-tributo al film che celebra i suoi primi 50 anni.
Piedimonte Etneo è un borgo nato a metà ‘600, ma dopo esser scesi dal campanile, è d’obbligo la tappa verso Borgo Vena per ascoltare la storia della Madonna che fermò la lava; Licodia Eubea ricama invece origini paleolitiche e il suo splendido affresco della Grotta dei Santi, commuove. Una provincia, un borgo: a Centuripe (EN) aprono due chiese che sono due gioielli barocchi; a Portopalo di Capo Passero (SR) si capirà cosa era il “garum” romano e dall’altro capo esatto, a Calatafimi Segesta (TP) spiegheranno perché restituire un orologio ad un paese vuol dire ridare il tempo alla comunità.