lunedì, 31 Marzo 2025
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Perché tanto odio nel mondo?

Da un po’ di tempo mi chiedo insistentemente il perché delle guerre. Siamo nel XXI secolo e ancora oggi si combattono assurdi conflitti. Per quale motivo? Per quale scopo? Mi è difficile comprenderlo.

Attualmente nel mondo sono attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale. Questo è il dato che emerge dall’edizione 2024 del Global Peace Index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics & Peace.

Secondo una relazione diffusa il 30 dicembre 2024 dall’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati, circa 123 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case a causa di conflitti e persecuzioni. Per chi volesse approfondire, ecco il link alla relazione: https://unric.org/it/unhcr-un-anno-turbolento-conflitti-crisi-e-maggiori-sfollati-nel-2024/

Anche nel vecchio continente, che dovrebbe essere il più avanzato e responsabile, assistiamo allo scontro tra una superpotenza, la Russia, e l’Ucraina, quest’ultima sostenuta dai Paesi occidentali. E non parliamo poi del conflitto mediorientale, un’eterna lotta tra israeliani e palestinesi.

Tutti quegli innocenti morti, che colpa ne hanno loro? E i soldati che eseguono gli ordini, non hanno coscienza? Me lo chiedo e lo chiedo anche a voi.

Capisco che i soldati sono marionette nelle mani dei politicanti di turno, guerrafondai senza scrupoli. La storia ci insegna che l’uomo non impara mai nulla: con le armi non si risolve niente, si crea solo caos e devastazione. Siamo finiti in mano a pseudo-politicanti il cui unico pensiero è il loro tornaconto personale. La popolazione, soprattutto quella avversa, diventa un semplice numero, un sacrificio accettabile per i loro capricci.

Qualcuno mi dirà: “Da che mondo è mondo, i conflitti ci sono sempre stati.” Sì, è vero, purtroppo non si può negare. Ma porcaccia la miseriaccia! Mi chiedo: “nel cervello queste persone cosa hanno?” Diceva mio compare: “sfilazzi i cannavazzu e scocci i rizzi” ovvero, per chi non è siciliano, “sfilacci di strofinaccio e bucce di ricci,” in altre parole, il nulla assoluto.

Purtroppo, questi individui – se così vogliamo chiamarli – sono solo poveri mentecatti, mentalmente instabili. E la cosa peggiore è che troveranno sempre qualcuno disposto a seguirli nella loro opera distruttiva. Dittatorelli impenitenti, rovina delle loro stesse popolazioni. Popolazioni soggiogate al potere altrui, incapaci di rendersi conto che, così facendo, infliggono sofferenza a se stesse e a coloro che dicono di amare.

Eppure, esistono alternative. La diplomazia, il dialogo, il compromesso: parole che sembrano svanite dal vocabolario dei potenti. Ma non possiamo rassegnarci all’idea che la guerra sia inevitabile. La pace non è un’utopia, ma una scelta. Una scelta difficile, certo, che richiede lungimiranza, empatia e coraggio. Ma finché esisteranno uomini e donne disposti a battersi per essa – con la parola, con il confronto, con la cultura – ci sarà speranza.

Forse la domanda giusta non è “Perché tanto odio nel mondo?“, ma: “Perché non facciamo abbastanza per fermarlo?

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