Speranze di bloccare il cammino del morbo di Parkinson, grazie a un farmaco usato normalmente contro il diabete di tipo II. La buona notizia arriva da un piccolo studio, condotto su 62 pazienti e descritto su ‘Lancet’. Il trial mostra che il medicinale ha bloccato la progressione della malattia nei pazienti. Un risultato “eccitante”, per il team dell’University College di Londra che ha condotto la ricerca. Ma gli stessi ricercatori invitano alla cautela, dal momento che gli effetti positivi a lungo termine restano ancora incerti e il medicinale deve essere ulteriormente testato.
“Non ci sono dubbi sul fatto che una delle necessità più importanti nel Parkinson sia un farmaco che rallenti la progressione della malattia”, spiega Tom Foltynie, uno dei ricercatori coinvolti nel lavoro, alla Bbc online. Nel Parkinson il cervello viene danneggiato progressivamente e le cellule che producono la dopamina vanno in fumo. Ciò causa tremore, difficoltà di movimento e anche problemi di memoria.
Nel trial a metà dei pazienti è stato somministrato exenatide (un farmaco per il diabete) e al resto un placebo. Tutti hanno continuato le normali terapie in corso. Ebbene, se i soggetti sotto placebo hanno mostrato un calo nel corso delle 48 settimane di studio, quelli in terapia sono rimasti stabili. E tre mesi dopo lo stop del trial il gruppo curato con l’exenatide era ancora in condizioni migliori.
“Questo è il primo trial clinico in pazienti con il Parkinson in cui è stato registrato un effetto di queste dimensioni. Ci suggerisce che exenatide – dice Foltynie alla Bbc news – non sta solo mascherando i sintomi, ma sta facendo qualcosa alla malattia che li causa. Siamo eccitati e ottimisti, ma anche cauti, dal momento che occorre replicare questi risultati”.
Occorre infatti testare il farmaco su più persone e per periodi di tempo più lunghi. Il medicinale protagonista dello studio aiuta a controllare i livelli di zucchero nel diabete, agendo su un ormone sensore, il Glp-1. Questi sensori sono stati scoperti anche nelle cellule cerebrali e si pensa che il farmaco faccia funzionare meglio queste cellule, o le aiuti a sopravvivere. Sono necessari ancora ulteriori studi sul medicinale, che viene testato anche contro altre malattie neurodegenerative, incluso l’Alzheimer.