mercoledì, 20 Novembre 2024
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A Palermo, un salottino ottocentesco restaurato con i fondi delle visite di Vie dei Tesori

Immaginate dame sedute che conversano amabilmente facendosi aria con un ventaglio in un palazzo nobiliare della Palermo di inizio Ottocento. Le nobildonne aggiustano le gonne e nel movimento si mostra un delicato divanetto in seta verde scuro a vaghi motivi floreali a foglia d’oro. Certo, è un ricordo virtuale ma a veder ritornare alla sua originaria bellezza il “salottino da conversazione in stile olandese” di Palazzo Mirto, sembra quasi di sentir conversare le dame.
Il salottino, probabilmente realizzato a inizio ‘800, è decorato con fiori dipinti e decorazioni plastiche in foglia d’oro: composto da quattro sedie, due poltroncine e un divanetto due posti, si trova nel “salotto verde” al secondo piano della casa Museo di Palazzo Mirto, un luogo straordinario che racconta la vita quotidiana di una famiglia aristocratica siciliana.
Adesso, viene restaurato da Le Vie dei Tesori,  che ha destinato alla sponsorizzazione parte dei contributi versati dai visitatori per l’ingresso con visita guidata ai dieci luoghi aperti durante la Biennale Arcipelago Mediterraneo promossa dal Comune di Palermo. Un euro a luogo, poi la votazione: un vero e proprio gioco-contest che ha scatenato il popolo dei follower del festival. Il 47 per cento ha scelto quindi il salottino di palazzo Mirto, seguivano la scala di San Mercurio disegnata dal Serpotta, la coda del leone del Teatro Massimo, la Tabella per misurare il tempo all’Archivio storico comunale e il ritratto di Michele Amari della Biblioteca comunale.
Il restauro, effettuato a cantiere aperto e con prodotti ecocompatibili, è stato avviato. Da Palazzo Mirto ne parlano la direttrice, Giovanna Cassata, e Laura Anello, presidente dell’associazione de Le Vie dei Tesori. Visitando il museo, si potrà seguire il lavoro dei restauratori Ginevra Lo Sciuto e Gianfranco Di Miceli, della Properart Società Cooperativa.
“Già nell’inventario dei beni allegato all’atto di donazione del Palazzo, nel 1983, il divanetto, le poltrone e le sedie, con accese decorazioni floreali e intagli in foglia d’oro nel tipico gusto nordeuropeo, risultavano al secondo piano, nel salotto verde adiacente alla camera da letto – racconta il direttore di Palazzo Mirto, Giovanna Cassata. – Siamo molto contenti di questa sponsorizzazione che da tempo auspicavamo e che consente di recuperare l’ultimo tassello di una stanza in cui tutto il resto era stato già restaurato, dai dipinti ai tessuti”.
“Dopo avere fatto conoscere a decine di migliaia di cittadini e visitatori gli splendori di Palermo – dice Laura Anello – ci piace adesso lasciare un piccolo segno del nostro impegno per la città. Siamo al lavoro per realizzare la prossima edizione del Festival Le Vie dei Tesori di ottobre, che quest’anno si allargherà oltre i confini di Palermo e riserverà molte sorprese. La nostra è una manifestazione che in gran parte si finanzia con il contributo dei visitatori per le visite nei luoghi, un crowdfunding che rende il visitatore insieme destinatario e protagonista della manifestazione. Questo è quindi un restauro sostenuto e voluto da una collettività”.
LA STORIA DEL SALOTTINO. Le ricerche d’archivio non sono riuscite a individuare né l’artigiano che lo ha realizzato né la famiglia nobile che l’ha commissionato.  Da alcune ricevute trovate nell’archivio gentilizio del palazzo, risulta che la principessa Vittoria Filangeri, nel 1838, avesse commissionato a Giovanbattista Noto e ai Fratelli Navarra interventi su questo “salotto di  compagnia”, in particolare per la decorazione delle pareti in stucco e per le dorature. Negli stessi documenti viene registrata l’importazione di mobili dall’estero.
LO STATO. Da una prima analisi delle sedute, i restauratori hanno notato che erano presenti strati diversi che appartenevano ad altrettanti momenti storici: sopra le tracce di foglia d’oro, c’era infatti una stesura uniforme verde chiaro con delicate decorazioni floreali. Lo strato più superficiale, eseguito molto grossolanamente, era invece color verde/nerastro e copriva in parte le decorazioni floreali. Le parti in oro erano state invece ridipinte negli interventi passati con porporina, oggi ossidata. La struttura lignea era in buono stato di conservazione, solo qualche attacco di termiti. Il rivestimento tessile raffigurava un paesaggio stilizzato ed era stato realizzato con un cosiddetto “lampasso” (filato) in seta “a trama lanciata”, realizzato tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. L’imbottitura era composta da paglia, crine, juta e una fodera in damasco rigato. La perdita dell’ordito ha comportato un accentuato degrado del tessuto che non ha consentito la completa lettura del motivo decorativo.
IL RESTAURO. Durante il restauro i tecnici, seguendo la linea di Giovanna Cassata, hanno deciso di togliere l’ultima ridipintura molto alterata, e la porporina che ricopriva la foglia d’oro originale, riportandola così al suo aspetto ottocentesco. Il legno è stato disinfestato e sono state integrate alcune lacune. Il rivestimento tessile è stato smontato, pulito tramite un delicato processo di aspirazione, e consolidato “a sandwich” con tela di cotone e tulle in tinta.  I restauratori Ginevra Lo Sciuto e Gianfranco Di Miceli hanno scelto di intervenire con un metodo di pulitura acquosa, con prodotti ecocompatibili, nel pieno rispetto dell’ambiente. L’intervento di restauro sul tessile è stato eseguito da Eliana Andriolo, in collaborazione con i laboratori di Palazzo Abatellis.
Il restauro viene condotto a cantiere aperto per consentire al pubblico di approfondire la conoscenza degli ambienti di Palazzo Mirto, destinati alla vita quotidiana di una famiglia aristocratica.
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