martedì, 24 Dicembre 2024
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Palermo. Tasi: Troppe cifre non aderenti alla realtà

TASI: ASSESSORE ABBONATO, TROPPE CIFRE NON ADERENTI ALLA REALTA’

PALERMO E’ TRA LE GRANDI CITTA’ QUELLA CHE HA SCELTO LA SOLUZIONE PIU’ LEGGERA

“Sulla Tasi si sta assistendo ad un bombardamento di cifre e statistiche che non hanno nessun rapporto con la realtà”. Lo afferma l’assessore al Bilancio del Comune di Palermo Luciano Abbonato.

L’assessore ribadisce ancora una volta che il Comune di Palermo è, tra le grandi città italiane, quella che per la definizione delle aliquote della Tasi ha optato per la soluzione più soft. A differenza di altre realtà paragonabili al capoluogo siciliano, a Palermo si è deciso infatti di non applicare la misura massima prevista dalla legge; di non far pagare la tassa sui servizi indivisibili a chi già è gravato dall’Imu; l’imposta è stata calibrata tenendo conto dell’articolazione dei soggetti passivi per fasce catastali, in modo da ottenere la massima perequazione; per le abitazioni di minor valore sono state introdotte delle detrazioni che di fatto azzerano la tassa; altre detrazioni sono state previste per un’ampia gamma di realtà familiari in modo da salvaguardare al massimo le fasce più deboli della società. Il risultato è che mediamente la Tasi costerà a Palermo molto meno rispetto a tutte le grandi città italiane, come conferma anche un recente studio fatto dalla Uil, da cui si può ricavare questa classifica:

 

CITTA’     EURO

1)      Torino        468

2)      Genova      439

3)      Milano        430

4)      Roma         410

5)      Ancona      306

6)      Bologna     301

7)      Cagliari      264

8)      Palermo     154

“La nostra amministrazione ha cercato di far pesare il meno possibile la Tasi sui palermitani – sottolinea Abbonato – anche se queste scelte hanno comportato una previsione di entrata di 16 milioni di euro e fronte di un taglio dei trasferimenti da parte dello Stato di 22 milioni di euro. Trasferimenti che nel 2013 lo Stato aveva deciso per compensare l’abolizione dell’Imu sull’abitazione principale. E’ evidente che i sei milioni di differenza dovranno essere bilanciati da risparmi e razionalizzazioni, e che non potranno certo tradursi in una riduzione dei servizi resi alla cittadinanza”.

 

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