Palermo – Generalmente, quando ci viene presentata una persona, nel momento in cui ci appare davanti, ne scrutiamo attentamente aspetto e viso e ci facciamo un’idea, spesso anche superficiale. Dopo, forse, vogliamo sapere il suo nome, cosa fa nella vita, cosa gli piace e in cosa crede. Possiamo avere “il piacere di conoscerla” o, se non siamo convinti, decidere di ignorarla.
Ma quando sono i pensieri e le idee vincenti a precedere l’immagine degli uomini, quando sono le loro azioni, la loro storia e il coraggio ad anticiparne il nome e quando il nostro “piacere di conoscere” non si annulla di fronte a un incontro superficiale o, peggio, di fronte alla morte, ecco che “stringiamo la mano” a chi non c’è più ma c’è ancora, a chi ha lottato nel passato ma continua a lottare nel presente, a chi ha creduto e non hai mai smesso di credere. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, uomini e donne come noi, ma che hanno deciso di amare veramente e svolgere onestamente, all’interno dello Stato, il proprio lavoro con ogni mezzo e forza. Sacrificando la loro vita hanno scelto prima di tutto di essere Cittadini.
Sono le loro gesta a farci apprendere i loro nomi e, oggi 23 Maggio, la loro voce all’unisono risuona ancora più forte: diventa, infatti, la voce di tutti coloro che vogliono dire “No alla mafia”. In occasione di “Palermo chiama l’Italia”, evento organizzato a Palermo dalla Fondazione ‘Giovanni e Francesca Falcone’, in collaborazione con la Direzione Generale per lo Studente del Ministero dell’Istruzione, 40.000 studenti di tutto il Paese e circa un centinaio provenienti dall’Europa e Stati Uniti, si sono riuniti a Palermo per il XXIII anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.
Dopo la cerimonia istituzionale, che si è svolta presso l’Aula Bunker del carcere Ucciardone, con le esortazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella agli studenti “cari giovani, noi siamo qui, anzitutto per dire che la mafia può essere sconfitta. Siamo qui per rinnovare la promessa: batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile con la libertà”, è stato dato il via alle innumerevoli iniziative pomeridiane. Due i cortei palermitani, da luoghi carichi di significato e simboli nella lotta contro la mafia: l’Aula Bunker sede del maxiprocesso alla mafia e via D’Amelio, dove venne ucciso il Magistrato Paolo Borsellino con i cinque uomini della scorta.
Due percorsi, che hanno testimoniato, senza dubbio, la determinazione e la tenacia di dire basta alla violenza, alla brutalità e al sistema criminale mafioso. Tra musica, bandiere e slogan, cappellini e palloncini colorati, lenzuoli bianchi come la speranza, appesi nei balconi e nelle finestre in ricordo di Falcone e Borsellino, i due cortei sono stati uniti da due elementi significativi: da una parte, l’enorme partecipazione degli studenti, che non hanno esitato a gridare il loro NO alla mafia, esternando, così, la personale e unitaria scelta di lottare per un futuro di legalità e di giustizia.
Dall’altra parte, altro aspetto comune, la meta conclusiva delle due marce della memoria: l’Albero Falcone. È qui, infatti, che i due cortei si sono incontrati. All’Albero Falcone, luogo simbolo per eccellenza dell’antimafia, dopo commenti, letture e ricordi, tra l’energia e la vivacità dei partecipanti, tantissimi palloncini sono volati verso l’alto. Cielo e terra si sono uniti nella memoria – “io sono Falcone. Io sono Borsellino” – hanno gridato con enfasi molti dei giovani presenti.
“Io non dimentico”. “Ancora ‘Capaci’ di amare”. “Le idee degli uomini giusti vivono nel cuore degli onesti”. “La mafia teme la scuola più della giustizia. L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. “Lottiamo”. “Il futuro è nelle nostre mani: uniti contro la mafia”. Sono solo alcune delle scritte, che si oggi si sono lette lungo le vie di Palermo. Quella Palermo che dopo quel 23 maggio, ha fatto tanti passi , ha raggiunto tanti traguardi anche se non le sono mancati pure momenti di tristezza, sconforto e paura. Sentimenti, questi, non solo vissuti in Città, ma anche in tutta la Sicilia e l’Italia intera. Ma oggi, come ogni anno, è tornato l’appuntamento per esternare pubblicamente propositi e azioni, all’insegna della legalità e dell’onestà. Palermo ha chiamato l’Italia e l’Italia ha risposto, richiamando Palermo: reciproca la consapevolezza e la scelta di lottare contro la mafia, condivisa l’importanza del ricordo e della giustizia, nel rafforzare uno Stato che ha bisogno di “Cittadini Giusti e Veri”.