«Fare prevenzione e ricerca scientifica significa stare dalla parte dei cittadini e tutelare il loro diritto di accesso alle cure», ad affermarlo Riccardo Grassi, direttore dell’istituto di ricerche Swg che, insieme all’azienda di pubbliche relazioni Kratesis, hanno condotto e presentato questa mattina a Villa Malfitano, a Palermo, i risultati della ricerca che raccoglie il grado di fiducia e le aspettative dei cittadini italiani sulle strutture pubbliche, e il lavoro svolto da medici ed operatori sanitari, con particolare riferimento alla Sicilia.
Al dibattito sul tema “Tutela della salute oggi e domani per un sistema sanitario più efficiente” hanno partecipato, tra gli altri, l’Assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza, il presidente dell’Ordine dei medici siciliani Toti Amato, il direttore di Oncologia medica dell’Arnas Garibaldi di Catania Roberto Bordonaro, il dirigente generale del dipartimento per la Pianificazione strategica dell’assessorato regionale della Salute Mario La Rocca e il segretario di Cittadinanzattiva Sicilia Giuseppe Greco. Ha moderato l’incontro il direttore editoriale di Formiche, Roberto Arditti.
Tra gli ospiti anche il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè e il presidente della commissione Salute all’Ars Margherita La Rocca Ruvolo.
Il sistema sanitario nazionale, attualmente, mette a disposizione dei cittadini uno spettro di soluzioni e di possibilità di cura molto vario. Il grado di fiducia che la collettività ripone nel sistema cambia in base allo stato di salute e, soprattutto, alla percezione che i cittadini hanno del sistema sanitario e dei suoi operatori.
Dai dati della ricerca, che ha coinvolto 2525 persone, di cui 511 residenti in Sicilia, emerge una situazione molto positiva ed un alto grado di fiducia dei cittadini nei confronti del Sistema Sanitario Nazionale ( S.S.N. ), e soprattutto nei confronti del personale medico ed infermieristico: il 90% degli intervistati (in Sicilia questo dato è in linea con quello nazionale) ha dichiarato di essere fiducioso nei confronti dei medici ospedalieri.
I medici curanti godono di un 85% di fiducia, il personale sanitario ottiene del 79%, mentre gli ospedali pubblici raggiungono il 77%.
Di contro, però, inevitabilmente, i cittadini percepiscono anche paure e timori: il 50% degli intervistati teme che in futuro il sistema non potrà garantire tutte le cure, e che si possa venire creare un sistema sanitario differenziato, cioè che soltanto i soggetti benestanti potranno godere di un’assistenza migliore, mentre i soggetti più poveri di una standard.
Altri importanti temi affrontati dalla ricerca sono stati:
- la conoscenza e la fiducia nei farmaci innovativi da parte dei cittadini, con particolare attenzione a quelli oncologici;
- il costo dei farmaci che il sistema sostiene (mediamente 100 mila euro a paziente);
- la domiciliarità delle cure, che permette al paziente di proseguirle a casa, riducendo i tempi di ospedalizzazione e i disagi per pazienti e caregiver, ovvero di chi si prende cura dei malati;
- il miglioramento della qualità della vita durante e dopo le cure.
Sui dati emersi dalla ricerca, e su una possibile strategia di contrasto al fenomeno di rinuncia alle cure da parte dei cittadini meno abbienti, risponde il presidente dell’Ordine dei medici siciliani Toti Amato: «C’è sicuramente una maggiore fiducia nei confronti del personale sanitario, tanto più dopo la qualificazione e la riqualificazione delle professioni sanitarie, ma il problema è che stiamo ancora pagando lo scotto di anni di piani di rientro che non hanno permesso di effettuare investimenti per l’ammodernamento delle strutture ospedaliere».
«La rinuncia alle cure da parte dei cittadini è proprio ciò che ci preme evitare – ha concluso il Presidente – soprattutto in Sicilia, e siamo contrari al regionalismo differenziato della sanità. Lo Stato ed il Ministero della Salute si devono far carico del controllo dei LEA (Livelli essenziali di assistenza), affinché siano uguali per tutti, e che tutti possano godere del diritto alla salute, costituzionalmente garantito».
L’Assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza sulla situazione critica delle infrastrutture ospedaliere ha affermato: «Se abbiamo immaginato un piano di investimenti infrastrutturali che ha impegnato solo per l’area d’emergenza circa 100 milioni di euro, è perché siamo consapevoli che la più grande arretratezza che abbiamo sia proprio quella legata alle infrastrutture. Avevamo chiesto al Governo nazionale di pensare ad una sorta di piano che permettesse di realizzare le infrastrutture nel Mezzogiorno, e consentire così, alle stazioni appaltanti di utilizzare le norme previste nel codice degli appalti. Abbiamo grandi risorse per migliorare e rinnovare il Sistema, aspettiamo solo il via libera al piano di investimento di 224 milioni di euro per metterlo in atto in maniera celere».