Alla scoperta dei sapori, degli odori e delle tradizioni culinarie di trenta Paesi del mondo, in un’unica manifestazione enogastronomica internazionale: “Palermo Food Festival”. Organizzato da Mediferie, l’iniziativa, alla sua prima edizione, prevista fino al 13 settembre alla Fiera del Mediterranno, coinvolge chef stranieri e italiani nell’International Cooking Tradition con la presentazione e degustazione di piatti tipici e caratteristici. Spazio anche allo street food, con la partecipazione di Nino u’ ballerino. Parola chiave dell’evento, il cibo, la cui condivisione, non solo permette di conoscere culture diverse e lontane, ma contribuisce a rafforzare il sentimento di appartenenza alla propria terra e ai suoi prodotti. Accanto al gusto, il programma è arricchito da musica, cabaret e ospiti del mondo dello spettacolo.
Così pubblicità e numerosi articoli-lancio invitano i palermitani al Food Festival. Di fronte una simile proposta chi potrebbe resistere? Anche noi decidiamo di raggiungere la Fiera del Mediterraneo e assaggiare le tante prelibatezze.
Arrivati all’ingresso vediamo cancelli chiusi e nessuna insegna. Tutto è spento. Un signore si avvicina all’entrata e osserva perplesso. Nel frattempo un nuovo arrivato lamenta l’inesistenza della fiera, ma si sbaglia: l’accesso, non segnalato nei manifesti e in rete, è quello vicino Piazza Generale Cascino. “Ragà vi sconsiglio. Non ne vale la pena entrare”, dice una ragazza a un gruppo di amici fuori. Noi non ci scoraggiamo e decidiamo lo stesso di entrare.E così, paghiamo tre euro a persona e compriamo il biglietto, dopo una fila non particolarmente lunga, con la possibilità di consumare una bibita analcolica.
Ci sono diversi stand: alla destra, postazioni attrezzate per la vendita di cibo da strada (non mancano il pane con la milza, le panelle, stigliola, crocchè e tutti i nostri tipici piatti palermitani), circondate da tavolini e panchine, mentre nella parte centrale un grande palco, destinato ad accogliere l’ospite della serata, fino alle ventuno ancora inattivo. Sulla sinistra, sui trenta padiglioni che dovrebbero ospitare le pietanze di tutti gli chef internazionali, soffia il vento. Non c’è nessuno a rappresentare i trenta paesi e non c’è alcun prodotto internazionale. Chiediamo ad una giovane chef dove possiamo assaggiare questi piatti di cui tanto si parla. La ragazza ci dice che il giorno dell’inaugurazione c’era più confusione, che in quella occasione c’è stata la vera presentazione e che già molti cuochi sono andati via.
Tra la tristezza e l’amarezza della notizia, notiamo tuttavia che quelle poche persone presenti affollano uno stand in particolare. Si tratta di una piccola area con friggitrici, fornelli e pentole, dove è possibile gustare alcuni piatti del mondo, dopo avere pagato un ticket di otto euro. Ci avviciniamo anche noi per conoscere qualcosa che ci possa, finalmente, trasportare tra i sapori e gli odori di culture a noi sconosciute e lontane. Sono esposti tra i tavoli anche alcuni dolci esteticamente molto allettanti e interessanti e diverse prelibatezze salate. Incuriositi chiediamo il nome, gli ingredienti e le modalità di cottura, ma i cuochi presenti e gli assistenti o non lo ricordano o non lo sanno.
Sentiamo alcune persone lamentarsi del risultato di questo Festival, altri non rinunciano ad acquistare qualcosa da mangiare, preferendo trascorrere la serata vicino lo spazio street food. Di internazionale e di nuovo noi non abbiamo visto nulla, a parte un padiglione, finalizzato alla vendita di stigliole, con sopra una rossa e svolazzante bandiera della Cina. Molto delusi per ciò che abbiamo visto, ma anche per come siamo stati accolti, ce ne andiamo con l’auspicio che magari da domani (lunedì per chi legge) i visitatori possano veramente vedere ciò che era stato pubblicizzato, ma che noi non abbiamo trovato.