Troppe le vittime di un sistema che taglia i finanziamenti sul trasporto sociale e si indigna quando si verificano tragedie che spezzano il cuore di una nazione. Ecco perché, in un’Italia ancora sotto shock per il disastro ferroviario in Puglia, l’Or.Sa annuncia uno sciopero dei dipendenti delle società che gestiscono infrastrutture ferroviarie, nazionali e regionali, dalle 14 alle 18 di venerdì 15 luglio.
«È il minimo che possiamo fare non solo per i nostri colleghi – afferma Giuseppe Terranova, segretario generale dell’OR.S.A. Ferrovie Sicilia – ma anche per tutte quelle persone rimaste vittime di questo tragico incidente. Siamo affranti perché, aldilà di tutto, sono morti cittadini italiani, sono rimasti orfani dei bambini, hanno perso la vita persone che andavano a lavorare tutti i giorni e si muovevano con i treni perché certi della loro sicurezza. E le responsabilità bisogna che se le assumano coloro che le hanno».
Quanto accaduto evidenzia che in Sicilia, nonostante l’80% della rete ferroviaria é ancora a singolo binario, quindi lenta e non adeguata alle necessità dell’utenza, la tecnologia applicata alla sicurezza nella circolazione dei treni è indiscutibile e i viaggiatori possono spostarsi sul territorio senza nulla temere. Tra l’altro, il sistema di controllo elettrico è a blocco automatico e i gestori della circolazione – sale operative che hanno sostituito i vecchi capistazione – non possono far viaggiare due treni sullo stesso tratto. Lungo il percorso su cui viaggiavano i due treni che si sono scontrati, le comunicazioni avvengono tuttora attraverso telefonini. Un sistema veramente troppo antiquato, buono per la trama di qualche film d’epoca.
«Da noi è tutto certificato dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie (Ansf) – prosegue Terranova -. Tra le altre cose Trenitalia e RFI si interfacciano continuamente tra di loro, comunicando per tutto quello che va o non va. Abbiamo, però, un gap infrastrutturale che ci portiamo dietro dal 1860, succubi di casa Savoia. Se, però, la Puglia avesse una rete come la nostra, posso tranquillamente affermare che al 100 % questo incidente non sarebbe accaduto».
Facile salire in cattedra e puntare il sito contro qualcuno. Come solitamente fanno molti nostri amministratori e governanti.
«Quando i politici si presentano e dicono cercheremo i colpevoli, chiedo loro “perché invece non cercate di colmate le lacune?”. È una cosa tutta italiana – dice in conclusione il segretario generale di OR.S.A. Ferrovie Sicilia – che si abbina all’apertura di qualche inchiesta. Siamo il paese delle inchieste, delle tante belle parole e dei pochi fatti. Se il ministro Delrio, se il capo supremo dei ministri, l’onorevole Renzi, avessero investito e si fossero impegnati a finire quella linea, oggi tutto sarebbe stato diverso. In questi casi, a cosa serve tuonare contro l’azienda? Io, da capotreno, dico che, se i nostri treni non fossero sicuri non ci rilascerebbero la circolabilità. Ribadisco, poi, la preparazione del personale, capace di agire nella normalità e anormalità. A noi, come Fsi e Trenitalia, non manca proprio nulla, siamo i top player in Italia nel campo della sicurezza, quindi facciamo la nostra parte. È qualcun altro a dovere fare la sua, dal governo Crocetta sino al Governo Renzi . In questo rientra anche la questione dell’impiego delle forze lavoro.Ferrovieri che, secondo l’Inps, hanno un’aspettativa di vita di 64 anni, ma vanno in pensione a 67, non considerando il nostro lavoro tra le attività usuranti. Anche questo un regalo che il governo, Fornero al primo posto, ha fatto al personale mobile, per poi andare a cercare i colpevoli di quanto accade. Le colpe cerchiamole, invece, altrove. Ora è il momento di fare silenzio per rispetto alle vittime innocenti che hanno pagato con la propria vita. Macchinisti compresi».