L’atto parlamentare chiede chiarezza al governo alla luce della legislazione vigente e della recente sentenza del Tar, che in sostanza precludono l’accesso ai posti contestati ai dirigenti “figli” della legge 10 del 2000. Angela Foti, prima firmataria dell’atto: “Le leggi in vigore non offrono alternativa alla revoca degli incarichi, al recupero delle eventuali somme illegittimamente erogate e all’accertamento delle possibili responsabilità amministrative ed erariali”.
“Azzeramento delle nomine dei dirigenti generali di terza fascia della Regione, recupero delle eventuali somme illegittimamente erogate e accertamento delle possibili responsabilità amministrative ed erariali”.
Il gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle all’Ars mira a fare luce nelle stanze dei bottoni della Regione con una interpellanza al Presidente Crocetta che, in soldoni, chiede la revoca delle nomine a dirigente generale della Regione della Corsello e di altri 25 dirigenti “figli” della legge 10 del 2000, quella che istituì l’affollatissima terza fascia della dirigenza regionale.
“Nomine – afferma la deputata Angela Foti, prima firmataria dell’atto parlamentare – che sono con tutta evidenza ‘contra legem’ e che pertanto vanno azzerate. Non solo, vanno recuperate le eventuali somme illegittimamente erogate e accertate le possibili responsabilità amministrative ed erariali”.
L’interpellanza targata M5S fa un excursus delle normative che di fatto sbarrano la strada ai dirigenti di terza fascia al posto di dirigente generale, a partire proprio dalla legge 10 del 2000 che statuiva che “…l’incarico di dirigente generale può essere conferito a dirigenti di prima fascia e, nei limiti di un terzo,… a dirigenti di seconda fascia, ovvero a soggetti di cui al comma 8”, ossia a persone non dei ruoli dell’Amministrazione.
Alla possibilità di accesso dei dirigenti di terza fascia alla dirigenza regionale apriva successivamente uno spiraglio l’articolo 11 della legge regionale 20 del 2003 che, dopo aver stabilito che l’incarico di dirigente generale poteva essere affidato a dirigenti di prima fascia o ad esterni prevedeva che (“… l’incarico di dirigente generale può, altresì, essere conferito a dirigenti dell’amministrazione regionale appartenenti alle altre due fasce…). Lo spiraglio veniva però presto chiuso dal Commissario dello Stato che impugnava l’inciso “appartenenti alla altre due fasce”, e dalla successiva promulgazione della legge con omissione delle parti impugnate.
Il “no” ai dirigenti di terza fascia è stato poi sostanzialmente ribadito da una recente sentenza del Tar, che in occasione del pronunciamento su un ricorso avverso alla nomina di Patrizia Monterosso a segretario generale della Presidenza della Regione, rigettava l’istanza di due dirigenti di terza fascia per “carenza d’interesse, essendo stati i ricorrenti, quali dirigenti di terza fascia, illegittimamente scrutinati e non potendo aspirare…al conseguimento dell’incarico per il quale è vertenza”.
E non finisce qui.
“L’interpretazione costituzionalmente orientata delle procedure di conferimento degli incarichi dirigenziali – si legge nell’interpellanza – esclude la fiduciarietà e l’intuitu personae, e l’incarico deve essere necessariamente il frutto di procedure ‘quantomeno comparative’, presidio di scelte arbitrarie e potenzialmente permeabili alla corruzione”.
“Il presidente Crocetta – conclude Angela Foti – a questo punto ci dica se il governo ritiene opportuno chiarire quale sia l’indirizzo politico amministrativo che intende adottare nei confronti della grave situazione di illegalità in cui versa l’apparato burocratico amministrativo della Regione”.