Si è svolto questa mattina, presso la Direzione Didattica Statale “Monti Iblei” di via Monte San Calogero a Palermo, l’incontro tra gli alunni dell’Istituto e il magistrato Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, che è intervenuto sui temi della legalità e della giustizia e ha risposto alle domande dei piccoli e curiosi interlocutori. Presente, tra gli altri, anche il dirigente scolastico, la professoressa Irene Marcellino.
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Un video, lo scorrere di immagini che ritraggono i volti di coloro che hanno lottato per i principi più alti dello Stato e per tutelare e proteggere le future generazioni, disegni colorati con messaggi di ammirazione e di incoraggiamento realizzati dagli alunni e, in sottofondo, una canzone, “Non mi avete fatto niente” di Ermal Meta e Fabrizio Moro: così si apre l’incontro di oggi con il magistrato Caterina Chinnici.

Visi, quelli dei bambini, che trasmettono grande carica, «Siete il motivo per cui siamo qui oggi», afferma la Chinnici. La capacità di cogliere l’importanza dei valori della legalità e il rispetto per la giustizia che i bambini sono riusciti a rappresentare attraverso i disegni e i piccoli lavori manuali sono la realizzazione reale e tangibile di quello che Caterina Chinnici oggi, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli altri operatori di giustizia ieri, hanno cercato e stanno ancora cercando di trasmettere alle nuove generazioni.
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«Rocco Chinnici – spiega il magistrato – è stato prima di tutto un papà, sempre presente per i suoi figli e che, ricordo, mi dava sempre il bacio sulla fronte». Attraverso le parole del padre, Caterina, sottolinea che i mestieri più belli «sono tre e cominciano tutti per M: il maestro, nel senso più puro del termine in quanto “formatore delle coscienze”, il medico, che salva la vita delle persone, e, ovviamente, il magistrato che garantisce i diritti di tutti».
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Quando la stessa Caterina Chinnici pone la domanda ai bambini “Sapete cos’è la mafia e come ci opprime?” la risposta è immediata e il tono dimesso: “Si!”. Bambini che, con la curiosità e la vivacità tipica della loro età, sorprendono per la loro capacità di rispettoso ascolto e di grande intelligenza per le domande poste.
Domande precise, a volte disarmanti, come quella della piccola Vittoria: “L’omertà, il compromesso e la collusione come hanno fatto a non fermarla?”, o quella di Sofia: “Come ti sentivi quando il tuo papà interrogava i ragazzi con cui uscivi?”, o ancora quella di Virginia: “Cosa farebbe se avesse di fronte il mafioso esecutore della morte di suo padre?”. Tutte domande che hanno ricevuto risposte intrise di commozione, ma unite da un unico, importante messaggio: il bene prima di ogni cosa, la giustizia come unica conseguenza alla violenza e all’ingiustizia. A chiudere gli interventi dei bambini la commovente poesia di Giorgia dedicata a Rocco Chinnici.
Il magistrato Caterina Chinnici, ha poi ringraziato gli agenti della scorta, ricordando l’importanza del loro ruolo e sottolineando i valori di lealtà e fedeltà che questi manifestano nei confronti degli operatori di giustizia.
Al termine dell’incontro l’abbiamo incontrata e chiesto se quello di oggi si potesse definire un punto di svolta verso un effettivo cambiamento di quello che è un passato da dimenticare: «Il punto di svolta, se così possiamo chiamarlo, dipende dall’impegno di ogni giorno».
«È stato fatto tanto da chi ci ha preceduto e si è sacrificato senza fermarsi – prosegue la Chinnici -, ma adesso, con una diversa sensibilità dei cittadini nei confronti dei magistrati e delle forze dell’ordine, occorre che ciascuno di noi dia il proprio, piccolo contributo. Partire dalle scuole – conclude il magistrato – è importante, se fatto insieme alle famiglie, per cambiare le coscienze, ma bisogna anche tenere sempre alta la guardia a tutti i livelli perché, seppur diversa, la mafia non è meno pericolosa o meno oppressiva, quindi dobbiamo sforzarci tutti di essere dei buoni modelli di trasparenza, correttezza e trasmettere valori positivi».
Abbiamo incontrato anche il dirigente scolastico dell’Istituto, la dottoressa Irene Marcellino, alla quale abbiamo chiesto cosa significhi per i bambini relazionarsi con personalità come quella di Caterina Chinnici, e come si può intervenire sul fenomeno del bullismo, tendenza diffusa tra i giovani in cui uno, il più forte, opprime il più debole: «Il bullismo, nei ragazzi, è l’anticamera del fenomeno mafioso perché fondato sugli stessi principi: irragionevolezza, prepotenza e arroganza. La scuola – prosegue la Marcellino – si prende carico degli alunni e, l’incontro di oggi rappresenta la consapevolezza che se, un giorno, l’albero crescerà rigoglioso è perché la semina e la prima coltivazione sono state fatte bene».
«Insegnare, che significa “segnare dentro” – conclude il dirigente scolastico -, vuol dire dare l’esempio perché spesso gli studenti non fanno ciò che gli diciamo di fare, ma fanno ciò che ci vedono fare, per cui è importante attivare tutti i canali sensoriali per permettergli di esprimere “quel che resta” dentro di loro (pensieri, parole, sensazioni) e abbiano la consapevolezza di saper scegliere tra il bene e il male».