domenica, 24 Novembre 2024
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Natale 2021. Come sarà quest’anno? Come nasce? Festa religiosa o pagana?

Oggi mi è capitato tra le mani un brano sul natale che avevo scritto un po’ di anni fa, dove esaminavo l’origine di questa festa e mi chiedevo è ancora una festa religiosa o si è trasformata totalmente in festa pagana?

Tra poche ore è Natale, la festa per antonomasia più celebrata e sentita in assoluto dall’uomo. Mi chiedo e vi chiedo, alla luce dei giorni nostri ha ancora senso festeggiare il Natale? Oggi il Natale è ancora la festa cristiana più sentita? Oggi, diciamocela tutta, è più una festa pagana che religiosa.

Questo è il secondo anno che lo festeggiamo in piena pandemia, in cui la tristezza, secondo me, prevale sull’allegria, l’incertezza per il domani ha preso oramai il sopravvento. Ma ci dobbiamo fare forza, adeguarci prendendo tutte le precauzioni e credere, soprattutto credere in un domani migliore magari imparando a convive con questo virus per renderlo innocuo.

Ritornando al concetto di natale, vero è che oramai la prevalente corsa sfrenata al consumismo, con la crisi economica mondiale, che oramai ci sovrasta, è quasi scemata. I pranzi luculliani sono ridimensionati, gli stessi regali, che in questo periodo si usano ricambiare, si sono ridimensionati in quanto oggi non c’è più sicurezza sul domani, quindi si tende a risparmiare. “… di doman non v’è certezza …”, recitava una poesia di qualche tempo fa, autore nientepopodimenoché, Lorenzo dei Medici.

Analizziamo adesso le origini del Natale, partendo dal Vangelo di Luca “Nascita di Gesù e visita dei pastori”. In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.”

Quindi, il Natale è una festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).

Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dell’aggettivo santissimo.

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità inferiore solo alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e più si sta insieme in famiglia.

Tornando alla domanda posta all’inizio di questo pezzo, se ha ancora senso festeggiare il Natale, anche alla luce della problematica legata a questo virus che tanto ci sta facendo tribolare, il Santo Natale direi, personalmente, fatta salva la festività religiosa per noi di fede cristiana, che va sempre celebrata, vale sempre la pena rinnovare le nostre tradizioni.

Cosa ne sarebbe se anche questa bella tradizione venisse messa da parte? Non oso immaginarlo. Certo le frasi come quelle degli spot televisivi, “E’ Natale siate buoni”, “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai…”, etc. lasciano il tempo che trovano.

Personalmente preferisco quella di Papa Francesco di qualche anno fa “Il Natale non è soltanto una ricorrenza temporale oppure un ricordo di una cosa bella. Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede. Ma occorre avere il cuore aperto.

In questo cammino verso il Natale ci aiutano alcuni atteggiamenti: la perseveranza nella preghiera, pregare di più; l’operosità nella carità fraterna, avvicinarci un po’ di più a quelli che hanno bisogno; e la gioia nella lode del Signore. Dunque: la preghiera, la carità e la lode, con il cuore aperto perché il Signore ci incontri”. Questa frase riassume in breve il vero significato del Natale.

In conclusione, lascino stare i capoccia della comunità europea che hanno messo in dubbio il saluto “Buon Natale”. Basta con questo servilismo nei confronti delle altre culture, tutte vanno rispettate in egual maniera e quindi siamo orgogliosi di dire, nonostante il momento non propizio, “BUON NATALE”.

Personalmente quest’anno, dopo il lutto che ha colpito la mia famiglia, ho ricevuto il più bel regalo che possa ricevere un attempato vecchiettino quale sono io, la nascita del mio primo nipotino, a cui mio figlio e mia nuora hanno voluto mettere il nome di “Giuseppe”, come il nonno. Emozione doppia e il nonnino è tutto rintrucillito, come potete immaginare. I figli so piezze e core, ma i nipoti sono due piezze e core.

Auguro, cari lettori, a tutti voi e alle vostre famiglie un sereno e buon Natale.

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