lunedì, 18 Novembre 2024
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Musiche di Schubert e Beethoven per il concerto diretto da Gabriele Ferro al Teatro Massimo di Palermo

Le dichiarazioni del Presidente e del Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo in merito allo sciopero proclamato da Libersind Confsal e all'annullamento del concerto in programma domenica sera

Torna sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo, il Maestro Gabriele Ferro, direttore onorario a vita, per dirigere il concerto in programma domenica 26 marzo alle 20:30 in Sala Grande con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Salvatore Punturo. Solisti Maria Francesca Mazzara (soprano), Valerio Borgioni (tenore), Eugenio Di Lieto (basso).

Un concerto che accomuna Ludwig van Beethoven e Franz Schubert nella ricerca di una strada nuova alla sinfonia, e di una risposta ai “grandi del passato”. Da un lato infatti Beethoven, che fin dagli esordi si confronta con Haydn e Mozart, fin dal famoso messaggio augurale che gli fu indirizzato al momento di partire da Bonn per andare a studiare a Vienna “per raccogliere dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart”; dall’altro Schubert, a lungo schiacciato dal confronto con il colosso Beethoven, che semina il suo catalogo di sinfonie mai eseguite o incompiute.

La sinfonia che apre il concerto diretto da Gabriele Ferro è la più celebre tra le “incomplete”, la Sinfonia n. 8 in si minore D. 759, nota appunto come Incompiuta”composta nel 1822, di cui restano solo i primi due movimenti e un accenno del terzo. Anche se è possibile che Schubert volesse affrontare il confronto con Beethoven con una forma “diversa”, in soli due movimenti. Si trattava in fondo di una strada che lo stesso Beethoven aveva accennato nelle sinfonie della maturità, tutte strutturalmente differenti l’una dall’altra, fino alla scelta monumentale della Nona Sinfonia con il coro. Ma prima della Nona, Beethoven scrive l’Ottava Sinfonia in Fa maggiore op. 93 che sarà eseguita nella seconda parte del concerto, la più breve delle sue sinfonie, quella per certi versi apparentemente più semplice, che sembra alludere ad un ritorno a Mozart ed Haydn. Composta subito dopo la Settima Sinfonia, ha la particolarità di rinunciare anch’essa al movimento lento, che tradizionalmente è il secondo; ma mentre nella Settima l’Allegretto è una pagina di grande intensità che quindi mantiene la funzione meditativa dell’Adagio tradizionale, nell’Ottava Beethoven opta per uno scherzo come secondo movimento e un minuetto come terzo, ammiccando forse ad un modello ancora più antico della sinfonia haydniana, quello della suite.

Tra le due sinfonie il programma propone la Messa n. 2 in Sol maggiore D 167 di Franz Schubert per soli, coro, archi e organo, composta nel 1815, giovanissimo, e in appena una settimana, per la chiesa dove Schubert era stato battezzato e dove mosse i suoi primi passi musicali cantando nel coro. La messa prevede un organico ridotto, con gli archi e l’organo e l’aggiunta, fatta in un secondo momento, di trombe e timpani. A differenza delle altre messe composte per la stessa chiesa parrocchiale di Lichtental, questa si caratterizza per la dimensione intima, che prevede solo tre voci soliste, affidate al soprano Maria Francesca Mazzara, al tenore Valerio Borgioni e al basso Eugenio Di Lieto

Biglietti a partire da 10 euro.

Infohttps://www.teatromassimo.it/event/concerto-ferro/

Sabato 25 e domenica 26 marzo alle 17:00, è in scena in Sala Onu anche La serva padrona, il celebre intermezzo buffo di Giovan Battista Pergolesi, su libretto di GennarAntonio Federico, nella rilettura di Roberto Catalano che firma la regia e la drammaturgia. Sul podio dell’Orchestra sale il direttore Danila Grassi, interprete del personaggio dell’ansiosa direttrice d’orchestra Lucilla Tempofosco. In scena, a interpretare il doppio ruolo di Uberto e del severo Maestro si alternano nel corso delle repliche i tenori Giuseppe Esposito e Luca Bruno, così come Serpina e le cantanti Fanny Delacroix e Camilla Turbata sono interpretate dai soprani Emanuela SgarlataFederica Maggì e Martina Mazzola. Nei panni di Vespone e tecnico del suono, Riccardino, che assiste il Maestro c’è l’attore Alessio Barone. I costumi sono di Alberto Cavallotti, gli elementi di scena di Roberto Lo Sciuto, sound maker è Vittorio Di Matteo.

L’operina di Pergolesi, La serva padronaè il punto di partenza per raccontare la storia dell’incontentabile Maestro, alle prese con le audizioni per scegliere i protagonisti dell’opera che di lì a poco andrà in scena, che vengono però tutti umiliati e invitati a cambiare mestiere. Il giovane soprano, Fanny Delacroix, affronta con coraggio l’audizione e propone al Maestro, con l’aiuto dell’orchestra, di mettere in scena La serva padrona per dimostrare le proprie capacità. Al Maestro andrà il ruolo del burbero Uberto mentre lei sarà Serpina, la serva che con una serie di stratagemmi e l’aiuto del servo Vespone riuscirà a convincere l’anziano padrone a sposarla, diventando così al contempo la protagonista dell’opera.

Lo spettacolo fa parte della programmazione “educational” del Teatro Massimo ed è adatto ai bambini della scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. Sarà replicato fino al 2 aprile (in matinée per le scuole, il sabato e la domenica per tutti). 

Info e calendario https://www.teatromassimo.it/event/la-serva-padrona/

Biglietti: ridotto 4 €, intero 10 €.

AGGIORNAMENTI

Le dichiarazioni del Presidente e del Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo in merito allo sciopero proclamato da Libersind Confsal e all’annullamento del concerto in programma domenica sera

Il concerto in programma al Teatro Massimo domenica 26 marzo è stato annullato a causa dello sciopero proclamato da Libersind Confsal, un sindacato numericamente minoritario ma in grado di incidere nel fragile equilibrio di un’orchestra. L’iniziativa, oltre al danno economico, ha arrecato un grave danno d’immagine alla Fondazione Teatro Massimo impedendo l’esecuzione del concerto diretto dal Maestro Gabriele Ferro, direttore onorario del Teatro e figura di spicco del mondo musicale internazionale. Lo sciopero appare ancor più intollerabile per la presenza in teatro di un gran numero di spettatori, e tra loro di tantissimi turisti, che non hanno potuto assistere al concerto e che conserveranno di questa serata e della città un pessimo ricordo.
“Porgo le mie scuse al pubblico e al Maestro Ferro,  per l’annullamento del concerto – dichiara Marco BettaSovrintendente della Fondazione Teatro Massimo. Sorprende il fatto che Libersind Confsal abbia proclamato lo sciopero nonostante fosse in corso una trattativa in via di definizione con tutte le sigle sindacali sulla distribuzione di un contributo aggiuntivo di 350,000 euro che, oltre a quello annuale, è stato assegnato ai lavoratori per il welfare, grazie all’impegno del Comune di Palermo.

“Dispiace constatare come lo sciopero indetto da una sola sigla sindacale abbia costretto all’annullamento del concerto in programma, ieri sera, al Teatro Massimo – dichiara il Sindaco Roberto Lagalla – Un fatto grave, soprattutto se si considera la inaccettabile logica sindacale che ha portato allo sciopero, motivato da posizioni pretestuose e di difficile comprensione. La Fondazione Teatro Massimo ha tenuto e continua a tenere aperto il dialogo con i suoi lavoratori. Ne è dimostrazione di ciò il fatto che tutte le altre sigle sindacali non abbiano aderito alla protesta. Purtroppo resta questa macchia nel contesto di una stagione che fin qui ha raccolto ampio consenso e grande partecipazione di pubblico, grazie, in primo luogo, all’impegno dei lavoratori del Teatro Massimo. A nome della Fondazione, della quale il Sindaco di Palermo è statutariamente il Presidente, sento di dovere rivolgere le mie scuse al pubblico e al Maestro Ferro: entrambi non avrebbero meritato un comportamento che delude anche me e la Giunta comunale che, pur in un momento di nota difficoltà, non ha fatto mai mancare alla Fondazione e ai lavoratori il massimo e più convinto sostegno”.

La Fondazione ringrazia le altre sigle sindacali CGIL, CISL, UIL e FIALS per il senso di responsabilità dimostrato.

LIBERSIND CONFSAL SU SCIOPERO TEATRO MASSIMO DI DOMENICA 

Il messaggio è molto semplice: «Non siamo disponibili né mai lo saremo ad indietreggiare sui diritti dei lavoratori». Così il sindacato Libersind Confsal risponde alle polemiche e alle accuse del sovrintendente del teatro Massimo di Palermo Marco Betta e del sindaco del capoluogo siciliano Roberto Lagalla dopo la riuscita dello sciopero di domenica 26 marzo, che ha portato all’annullamento del concerto serale che doveva essere diretto da Gabriele Ferro. 

Alle dichiarazioni pubbliche delle ultime ore il sindacato replica che: «Il Libersind aveva già dichiarato lo stato di agitazione venerdì 24 marzo, dopo l’ennesimo incontro in cui veniva presentata una bozza welfare modificata unilateralmente, senza aver minimamente accolto le proposte suggerite dal nostro sindacato. Da vent’ anni i salari sono bloccati, premio di produzione dimezzato, forniture vestiario incomplete, indennità decurtate, annosa trattativa sullo spostamento del giorno di riposo pendente, concorsi da bandire e l’elenco potrebbe continuare. Questo sindacato non intende perdere l’ennesima occasione per migliorare le condizioni dei lavoratori ma soprattutto per usare in maniera equa e trasparente i soldi dei soci, in primis il Comune. Affinché il finanziamento del sindaco non vada disperso, sono già tre mesi che pressiamo per ottenere quanto promesso in termini di welfare, senza dimenticare che dopo la bozza firmata bisognerà ancora attendere il passaggio ai revisori dei conti ed alla Corte dei conti. I lavoratori sono provati ma nessuno vuole raccogliere in tempi celeri il loro malessere, un malessere che ha condotto ad un‘adesione trasversale allo sciopero». 

E ancora Libersind: «Stranisce la dichiarazione del Sovrintendente che definisce “minoritario” il nostro sindacato. Il Libersind è il secondo sindacato per numero di iscritti in teatro. Ma, volendo accogliere la definizione di “minoritario” di Betta, qualcosa ci sfugge. Come può un sindacato “minoritario” bloccare l’attività? Evidentemente Betta non conosce i numeri oppure i lavoratori aderenti alle altre sigle hanno deciso di sostenerci: in entrambi i casi Betta dimostra di non avere il termometro della sua azienda e dei suoi lavoratori».  

«Spiace per il pubblico – conclude Libersind – ma chi doveva avvisare, il sindacato l’aveva fatto tramite i media, forse non ha raccolto le sollecitazioni e le domande sul sito della Fondazione in cui si chiedeva conferma dello sciopero. Inoltre la Fondazione è nella disponibilità dei maggiori canali social per i rapporti con l’esterno ed il pubblico. Ci scusiamo con gli spettatori ma la Dirigenza dovrebbe scusarsi anche con i lavoratori che non vedono rispettate le legittime rivendicazioni, sarebbe bastata una bozza corretta ed inviata a tutte le sigle sindacali per evitare lo sciopero. Appare infine singolare il ringraziamento alle altre sigle sindacali: si ha la sensazione che parte e controparte coincidano, oltre ad un tentativo di voler alimentare le spaccature. Il Libersind non è mai entrato nelle proteste di altre sigle a prescindere dalla divergenza delle posizioni.  Al Sindaco-Presidente rivolgiamo l’appello di imprimere un’accelerazione nella trattative perché si tratta di denaro pubblico». 

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