giovedì, 14 Novembre 2024
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Museo Pasqualino, presentazione del volume su Pitré e Salomone Marino. Torna Sicilian Puppets Series

Arrivato alla V edizione il seminario permanente Etnografie del contemporaneo che sarà dedicato al tema Donne, corpi, territori e si svolgerà in diretta streaming ogni venerdì alle 17, dal 9 aprile, al 28 maggio.

Coorganizzato con il Centro Zabut, in collaborazione con Non una di meno – Palermo, la Fondazione Ignazio Buttitta, l’Università degli Studi di Palermo – Dottorato di ricerca in Scienza della cultura e in Scienze umanistiche, il ciclo di seminari mira ad offrire un’occasione di confronto e approfondimento delle più recenti pratiche di decolonizzazione del femminismo. Le studiose, ricorrendo agli strumenti di indagine degli studi di genere nelle loro diverse diramazioni, offrono una riflessione a più voci sulle forme di rappresentazione del femminile e la relazione tra donne, corpi e territori.

Venerdì 9 aprile alle 17, introdurrà il ciclo di seminari Anna Curcio con “Donne e capitale: l’ipotesi del femminismo marxista della rottura”.

L’ipotesi di un femminismo marxista «della rottura» fa riferimento all’incontro proficuo e critico tra marxismo e femminismo radicale, aperto dalla pubblicazione, nel 1972, di “Potere femminile e sovversione sociale” di Mariarosa Dalla Costa (in dialogo con Selma James). Un femminismo «militante» e transnazionale, mosso dall’urgenza di un’analisi teorica per l’intervento politico, che ha calato la critica femminista nei rapporti sociali di produzione e riproduzione, e rotto con la tradizione teorica marxista e il femminismo emancipazionista di sinistra. Non è una «scuola» ma un metodo che ha portato in primo piano il valore produttivo della riproduzione (ignorato dal marxismo, prospettive femministe comprese) e l’antagonismo di classe delle donne naturalizzate al lavoro riproduttivo (largamente misconosciuto dai movimenti rivoluzionari del tempo). Il seminario ne ripercorre gli sviluppi, tra loro eterogenei e finanche divergenti, a partire dalla campagna internazionale Wage For Housework, passando per la critica al lavoro domestico di Alisa del Re, le riflessioni sull’accumulazione originaria di Silvia Federici e Leopoldina Fortunati, fino ad alcune analisi più recenti che da quella medesima prospettiva hanno guardato alle trasformazione del lavoro produttivo e riproduttivo nella cosiddetta transizione postfordista e nella crisi. Si proverà, infine, a produrre alcune considerazioni circa l’attualità di queste analisi. Al netto delle profonde trasformazioni che interessano oggi la sfera riproduttiva e il lavoro delle donne, infatti, l’ipotesi teorico-politica del femminismo marxista «della rottura» continua ad offrire utili chiavi interpretative, a patto però di saperla portare oltre se stessa, proprio come le compagne fecero allora con Marx.

Anna Curcio, saggista e traduttrice militante, studia i conflitti e le trasformazioni del lavoro nel rapporto con la razza e il genere. Ha curato la traduzione italiana dei saggi di Silvia Federici, Il punto zero della riproduzione (2014 e 2020), Reincantare il mondo (2018) e Genere e Capitale (2020). Di recente ha pubblicato Introduzione ai femminismi (2019) e Black fire (2020). Fa parte del comitato editoriale di «Machina» (DeriveApprodi) e ne cura la sezione Vortex.

MODULO DI ISCRIZIONE: https://docs.google.com/forms/d/15ud7FZhjeYZx7qYOj5lpM0MScSokdPhsbu2H9YinqZw/edit?urp=gmail_link&gxids=7628

Il seminario sarà fruibile in diretta streaming su:

ZOOM: https://zoom.us/meeting/register/tJcvf-qhqjgvG9ApakUOoBXrFPte3bvYkapB.

FACEBOOK: https://www.facebook.com/museoantonio.pasqualino
YOUTUBE:https://www.youtube.com/channel/UCB4FEyRenKlkSNrgVi-SCkw

Pitrè e Salomone Marino: gli atti del convegno

Appuntamento invece con le Edizioni Museo Pasqualino sabato alle 18.
In diretta streaming dalla pagina Facebook e Youtube del Museo si terrà la presentazione del libro “Pitrè e Salomone Marino. Atti del convegno internazionale di studi a 100 anni dalla morte”, a cura di Rosario Perricone.
Interverranno Enzo Vinicio Alliegro (Università degli Studi di Napoli Federico II), Ignazio E. Buttitta (Università degli Studi di Palermo), Aurelio Rigoli (presidente Centro internazionale di Etnostoria), Giovanni Ruffino (presidente Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani).
Modererà Rosario Perricone (direttore delle Edizioni Museo Pasqualino).

Il volume raccoglie alcune delle relazioni tenute in occasione del Convegno internazionale di studi Pitré e Salmone Marino a cento anni dalla morte, organizzato dall’ Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, dal Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani e dalla Fondazione Ignazio Buttitta, con il coordinamento scientifico di Ignazio Buttitta, Rosario Perricone e Giovanni Ruffino.
Il convegno si è svolto a Palermo dal 23 al 26 novembre 2016, appunto all’anno del centenario della scomparsa dei due insigni studiosi: Giuseppe Pitrè (Palermo, 1841 – 1916) e di Salvatore Salomone Marino (Borgetto, 1847 – Palermo, 1916). A loro si deve la costituzione di un impareggiabile corpus documentario sul patrimonio demologico siciliano e la promozione di molteplici iniziative che hanno contribuito in modo decisivo allo sviluppo di indagini e analisi sulla cultura folklorica siciliana, proiettandole entro una più ampia prospettiva nazionale ed europea.

Sicilian Puppets Series, nuovo appuntamento

Nuovo appuntamento, infine, con Sicilian Puppets Series, la rassegna annuale ideata dal Museo delle Marionette che vede coinvolte le 10 compagnie di Opera dei pupi della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi”.
Sono 80 gli spettacoli che, fino al 31 ottobre, verranno messi in scena in streaming, gratuitamente (e in presenza non appena possibile) dai teatri stabili di Opera dei pupi e dai luoghi della cultura di cinque comuni siciliani.
Questa settimana sarà la volta delle compagnie Famiglia Argento e Opera dei pupi messinesi Gargano.

Link diretta streaming: www.facebook.com/museoantonio.pasqualino/

Il programma di questo weekend

Sabato 10 aprile ore 21

La battaglia di Orlando e Rinaldo per amore di Angelica

Compagnia Famiglia Argento

Mentre Orlando e Angelica si recano a Parigi per chiedere a Carlo Magno di approvare il loro matrimonio, si imbattono in Rinaldo che, anch’egli innamorato della principessa, sfida a duello il cugino per poterla avere.
Malagigi, grazie alle sue arti magiche, sente che qualcosa di grave sta per accadere e interroga il suo diavolo Nacalone, il quale gli svela del duello. Malagigi informa Carlo Magno e l’imperatore accorre per separare i due cugini. Giunto nel bosco Magno, Carlo interrompe il duello e fa arrestare Angelica, promettendo a Orlando e Rinaldo che, chi tra loro ucciderà più saraceni, otterrà la mano della principessa. Angelica resterà intanto prigioniera e Carlo Magno.

Compagnia Famiglia Argento. La compagnia annovera maestri pupari dal 1893 e custodisce un bagaglio di storie e tecniche, un’eredità tramandata da generazioni, che adesso è nelle mani di Vincenzo Argento e dei suoi figli Anna, Nicolò, Dario, della moglie Teresa e del nipote Christian che, ogni giorno, con dedizione e una cura dei dettagli, portano in scena con i pupi siciliani avventure spettacolari.

Vincenzo Argento (1938) è figlio e nipote di puparo. Il nonno, don Cecè (1873), oprante e scultore di teste, è stato allievo dei Pernice e di Costantino Accardi e, in attività dal 1893, ebbe il suo teatro in diverse borgate e paesi delle province di Palermo e Agrigento e in diverse vie del quartiere palermitano di Borgo Vecchio. Il figlio di don Cecè, Giuseppe (1912), lo accompagna in vari quartieri e borgate palermitane e della Sicilia occidentale, fin quando nel 1934 si mette in proprio. Vincenzo all’epoca ha poco meno di dieci anni e inizia ad apprendere l’arte del puparo. Suona il pianino a cilindro durante gli spettacoli, fin quando il padre non gli affida il ruolo di secondo manovratore. Nel frattempo Giuseppe eredita il mestiere e il teatro di don Cecè e porta avanti la sua attività fino al 1985. Dopo la scomparsa del padre, Vincenzo Argento riprende le redini della compagnia facendo tesoro del patrimonio trasmessogli.

Domenica 11 aprile ore 18

Il potere di Durlindana

Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano

Complotti, ricatti e inganni sono gli strumenti che l’avido Gano di Magonza utilizza nel tentativo di impossessarsi del regno di Francia. Ostacolato da Orlando, primo paladino di Carlo magno, decide di ucciderlo e, per raggiungere il suo scopo, interpella una fattucchiera. Questa crea un’arpia e la incarica di rapire Alda, la sposa di Orlando, per potere ricattare il prode cavaliere. La donna sarà infatti liberata solo in cambio della spada Durlindana. Il misero piano però fallisce grazie all’intervento divino ed al valore del paladino.

Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano. I Gargano sono l’ultima famiglia di opranti di tradizione ancora attiva nella città di Messina. Originaria di Acireale, iniziano a operare a Messina a partire dai primi del Novecento. Il capostipite è Venerando Gargano, proveniente da una famiglia borghese che avrebbe desiderato un avvenire diverso per il figlio. Ma l’ostinata passione di Venerando per i paladini riesce ad avere la meglio sulla volontà dei genitori ed egli comincia prima a collezionare e poi a costruire i pupi, mettendo in scena gli spettacoli nella sua fabbrica di sedie. Il figlio, don Rosario Gargano, affianca giovanissimo il padre e, a soli diciassette anni, scrive un’opera che diventerà l’elemento distintivo della famiglia Gargano nel variegato mondo dell’Opera dei pupi: la storia di Bellisario da Messana, messa in scena con novantanove episodi. Nel 1912 Rosario Gargano è chiamato a Messina da Ninì Calabrese per prestare la voce ai suoi pupi. Si trasferisce così nella città dello Stretto, dove nel 1920 apre un proprio teatro, il “Teatro Nuovo Messina”, con l’aiuto del figlio Venerando. Questi, nominato Cavaliere del re, apre diversi teatri nella città e le gesta dei suoi pupi infiammano il “Ferragosto messinese”, dove mette in scena La pazzia di Orlando davanti a un pubblico di 24.000 spettatori. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1978, nonostante la mancanza di un teatro stabile, il figlio Rosario prosegue in modo itinerante l’attività utilizzando pupi di dimensioni più piccole rispetto alla tradizione della Sicilia orientale, e dunque facilmente trasportabili. Alla sua morte (2000) il figlio Venerando, con i fratelli Giorgio e Rosaria, continuano a portare avanti l’antica tradizione della famiglia nonostante la perdurante assenza di una struttura teatrale stabile.

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