Si può visitare fino al 14 marzo 2022 a Palermo nelle sale di Villa Zito, sede della Pinacoteca della Fondazione Sicilia, la mostra Isgrò Dante e la Sicilia curata da Marco Bazzini e Bruno Corà. Promossa da Fondazione Sicilia e Amici dei Musei Siciliani in collaborazione con Archivio Emilio Isgrò e la partecipazione di Fondazione per l’Arte e la Cultura Lauro Chiazzese, la mostra presenta una ventina di opere a tema dantesco provenienti da collezioni pubbliche e private che, dal 1966 ai lavori più recenti, raccontano sinteticamente il multiforme e profondo rapporto che Emilio Isgrò ha avuto con la cancellatura, che in questa occasione si è concentrata sul “De vulgari eloquentia” di Dante.
L’esposizione celebra il trentesimo anno dalla nascita della Fondazione Sicilia e la recente acquisizione alla sua collezione del Seme d’arancia su pietra siciliana, opera di Emilio Isgrò che sarà presentata il 5 marzo 2022 a Palazzo Branciforte, prestigiosa sede della Fondazione restaurata da Gae Aulenti.
“Trent’anni sono un momento importante per ricordare quello che la Fondazione Sicilia ha fatto per lo sviluppo culturale di Palermo e della Sicilia – afferma il presidente, Raffaele Bonsignore – dall’acquisizione e dal restauro di Villa Zito e Palazzo Branciforte che abbiamo trasformato in luoghi importanti di incontro al sostegno dei tanti progetti non solo artistici ma anche educativi, di ricerca, di volontariato. Non potevamo scegliere artista più importante e rappresentativo di Emilio Isgrò per celebrare questo momento”.
Negli oltre cinquant’anni della sua attività artistica, Isgrò ha sempre avuto un corpo a corpo con l’opera dantesca. Per chi nasce poeta non poteva essere altrimenti. Fin da quando ha iniziato a cancellare parole e figure su materiali a stampa, la figura e i testi del sommo poeta sono stati oggetto di una sua riflessione nonché di una salvifica copertura attraverso la cancellatura, ormai riconosciuta a tutti gli effetti come l’originale linguaggio artistico a cui ha dato vita e che lo ha reso famoso uno degli artisti più importanti a livello internazionale. Quasi Isgrò volesse dar prova reale, per parodiare le stesse parole di Dante scritte nel XIII canto del Paradiso, “che sol per cancellare” si scrive o si disegna.
Le prime opere dedicate all’autore della Divina Commedia risalgono alla metà degli anni sessanta del secolo scorso e proprio al grande capolavoro sono dedicate. A questa seguono molti altri tomi cancellati nei più diversi anni, alcuni anche “dipinti” con il colore bianco come quelli dedicati al Paradiso nei primi anni ottanta, fino ad arrivare al grande monumento realizzato per la IULM di Milano.
Lo stesso Dante è stato soggetto di numerosi lavori tra cui quello di poesia visiva in cui si legge che “Dante and Beatryce never meet”, quasi un’anticipazione del concettuale per la carica tautologica che esprime. Ad accompagnare la scritta sono linee e frecce disposte in parallelo. Oppure, Isgrò di Dante ha ripreso il ritratto a figura intera “nascondendolo” sotto una griglia di cancellature nere o bianche, come nelle grandi tele realizzate negli ultimi anni. Stessa sorte è toccata ad Alessandro Manzoni e a molti altri (Galileo Galilei, Giacomo Puccini, Giotto, ecc.) a dimostrazione di come Isgrò si sia sempre confrontato con la cultura alta di tutti i secoli rendendola però comprensibile al più vasto pubblico attraverso il linguaggio rivoluzionario e penetrante della cancellatura. Potremmo dire che quanto Dante ha fatto con la lingua, trasformarla in qualcosa che permetteva di parlare di tutto, Isgrò ha fatto con la cancellatura: infatti, ora questa permette di dire molte più cose di quanto normalmente si pensi.
La mostra avvia un importante progetto culturale della durata di quasi un anno, che può essere sintetizzato nell’espressione Isgrò Dante Caravaggio e la Sicilia, la cui seconda tappa avrà luogo nell’Oratorio di San Lorenzo, nel cuore del centro storico di Palermo, il prossimo 24 dicembre, quando sarà presentata l’opera inedita di Emilio Isgrò con la quale il Maestro offre al pubblico in presenza la sua personale riflessione sul tema, misurandosi con l’iconografia della Natività.
Emilio Isgrò
Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, 1937). Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che ha iniziato a sperimentare dai primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale facendone uno degli indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni Ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa ad un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla Poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura. Partecipa alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia, 1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Lo scorso anno una mostra a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Le sue opere sono presenti nelle maggiori collezioni private e pubbliche nazionali e internazionali. Il catalogo di Isgrò Dante Caravaggio e la Sicilia, pubblicato da Skira Editore, che sarà presentato il 5 marzo 2022 conterrà tutti i materiali, una testimonianza dell’artista, le riproduzioni delle opere in mostra a Villa Zito e i testi dei curatori e di importanti studiosi a commento dei diversi aspetti dell’arte di Isgrò trattati.
Scheda mostra
Isgrò, Dante e la Sicilia
a cura di Marco Bazzini e Bruno Corà
Periodo apertura: 12 dicembre 2021 – 14 marzo 2022
Sede: Palermo, Villa Zito – Via della Libertà, 52
Ingressi:
Biglietto intero € 5,00; ridotto € 3,00 per gruppi di almeno 15 persone, persone maggiori di 65 anni e categorie convenzionate. Ingresso gratuito per le scuole e i minori di 18 anni, giornalisti, guide turistiche, persone diversamente abili.
Per accedere alla mostra è obbligatorio presentare il green pass all’ingresso ed essere muniti di mascherina
Orari di apertura:
Lunedì- domenica dalle ore 14.30 alle ore 19.30 (ultimo ingresso alle ore 18.30)
Martedì chiuso
24 e 31 dicembre 2021 aperto dalle 9.30 alle 14.30 (ultimo ingresso alle ore 13.30)
Festività: 25 dicembre chiuso.
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EMILIO ISGRÒ
Caravaggio cancellato
Oratorio di san Lorenzo, ex Sacrestia – Palermo
26 dicembre 2021 – 17 ottobre 2022
La rassegna Next, che quest’anno si avvale del supporto della Fondazione Sicilia all’interno del progetto “Isgrò Dante Caravaggio e la Sicilia” giunge alla sua XII edizione con una straordinaria opera firmata da Emilio Isgrò, chiamato a realizzare una sua Natività in memoria del capolavoro di Caravaggio, trafugato dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo nel 1969. Artista concettuale noto per le sue cancellature, Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937) è a pieno titolo tra i più rinomati artisti del panorama artistico contemporaneo. Le sue opere, veri capolavori di poesia visiva, codificano e riscrivono un processo di conoscenza che ha come fulcro la parola, dalla quale ha origine il pensiero. Cancellare, distruggere, mettere in crisi, non è un semplice atto distruttivo, ma la base necessaria per giungere all’innovazione e alla costruzione di nuove riflessioni.
L’opera sarà inaugurata alla mezzanotte del 24 dicembre e resterà in esposizione fino al 17 ottobre 2022, tragico anniversario del furto del Caravaggio. L’intervento di Isgrò segue un’anteprima digitale, trasmessa in streaming la notte di Natale del 2020, in un periodo di forti restrizioni dovute all’epidemia di Covid 19.
Al secondo posto nella Top Ten Art Crimes dell’FBI, la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi (1600 o 1609)di Caravaggioresta avvolta nel mistero. La Pratica 799,redatta dal Comando di Tutela del Patrimonio Culturale, raccoglie un’infinita collezione di dichiarazioni, la maggior parte delle quali ritenute, oggi, inverosimili.
Nel 2009 Gaspare Spatuzza raccontò che il quadro, nascosto in una stalla, fu rosicchiato dai topi e dai maiali ed infine dato alle fiamme nell’intento di disperderne le tracce. La notizia proveniva dal compagno di cella Filippo Graviano, boss di mafia affiliato alla Famiglia di Brancaccio che all’epoca del furto aveva appena otto anni, e che quindi non poteva costituirsi come una fonte diretta.
Un altro pentito, Salvatore Cancemi, riferì che si soleva esporre la Natività durante i summit dei corleonesi di Riina, dichiarazioni poi smentite dal “mozzarella”, Francesco Marino Mannoia. Lo stesso Mannoia si autosconfesserà nel 2017, asserendo di aver mentito quando, durante il Maxiprocesso, aveva affermato di aver bruciato la tela con le proprie mani. Non ritenute pienamente attendibili sono anche le parole di Vincenzo La Piana, che aveva riportato di aver visto la tela all’interno della raffineria di droga del boss Gerlando Alberti.
A far luce sui recenti sviluppi dell’indagine è la confessione di Gaetano Grado, raccolta dalla Commissione Antimafia l’11 maggio del 2017. Grado parla di fatti esperiti in prima persona: «avevo il compito di scendere tutte le mattine nel mercato della Vucciria, per avere notizie dei sopravvissuti della città, delle famiglie mafiose di Palermo. Tutte le mattine loro avevano il compito di venire da me a rapportarmi tutto quello che succedeva: dalla piccola cosa, dal ladro, al rapinatore o altri fatti di sangue, per riferirmi tutto», racconterà il pentito. A due giorni dalla scomparsa della Natività sarà incaricato da Gaetano Badalamenti nel reperimento di informazioni dettagliate sul furto.
Secondo le sue dichiarazioni, furono dei semplici ladri, dei ragazzi, gli autori del crimine. Badalamenti si farà consegnare l’opera, portandosela con sé a Cinisi. Grado apprenderà poi da Badalamenti che il quadro era stato venduto a un trafficante d’arte di origine svizzera, probabilmente di Lugano, un uomo parecchio in là con l’età che aveva espresso l’idea di rivenderlo a pezzi. Una fine misera, che accomuna un capolavoro senza pari a mera carne da macello.
Il coinvolgimento diretto di Badalamenti è confermato anche da un’intervista condotta nel 1994 dalla giornalista Marina Pino e da una videointervista filmata dal regista Massimo d’Anolfi nei primi anni del 2000, resa pubblica soltanto nel 2019. A parlare è il custode dell’oratorio di san Lorenzo, monsignor Benedetto Rocco, contattato dalla mafia di Badalamenti per la richiesta di un riscatto di circa un miliardo di lire. La trattativa non andò a buon fine, anche a causa di una mancata collaborazione con il Soprintendente dei Beni Culturali dell’epoca che, a detta del sacerdote, si limitò soltanto ad accusare il religioso di star intessendo affari criminosi con la mafia.
Quale sia la verità è estremamente difficile stabilirlo, resta il desiderio di poter restituire alla comunità un capolavoro senza tempo e l’impegno di mantenere vivo il ricordo di un crimine i cui nodi attendono di essere sciolti.
Inaugurazione: mezzanotte del 24 dicembre 2021.
Esposizione: 26 dicembre 2021 – 17 ottobre 2022
Orario: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00.
31 dicembre dalle 10:00 alle 14:00; 1 gennaio 2022 dalle 14:00 alle 18:00; 15 agosto (chiuso l’intero giorno).
Prenotazioni LINK QUI
Info: info@amicimuseisiciliani.it
091 6118168
Oratorio di san Lorenzo
Via Immacolatella, 15
Palermo