lunedì, 23 Dicembre 2024
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Monreale: furti su furti dal Museo Diocesano alla Gallerie Civica

E’ dello scorso 11 giugno la notizia, diffusa da alcuni quotidiani, riguardante dei furti messi in atto all’interno del Museo Diocesano di Monreale, da mano identificata dai Carabinieri e della quale, almeno ufficialmente, non si sa molto. Trapelano comunque indiscrezioni sulle iniziali, G.C. e sull’età, 59 anni. La notizia dei furti, è stata resa nota nota da un sintetico comunicato stampa diffuso dall’Arcidiocesi monrealese, a firma del Direttore don Antonio Chimenti.

L’autore dei furti, come si legge nel comunicato, ha operato sia all’interno dello stesso Museo che all’interno del Duomo e non si tratterebbe di un dipendente dell’Arcidiocesi bensì di un professionista, il quale, da oltre un ventennio, si occupava dei restauri, della custodia del deposito e dell’allestimento di varie mostre d’arte sacra e, fatto a nostro avviso gravissimo, aveva anche stretti contatti con molti giovani, i quali, secondo alcuni loro post pubblicati sui social, sembrano stimarlo e averlo in alta considerazione proprio per il ruolo di docente, rivestito in alcuni Corsi, alcuni dei quali svoltisi all’interno dello stesso Museo, addirittura vedendo in lui una vera “guida” per la loro passione per l’Arte, per il Restauro e per la Catalogazione dei Beni Culturali.

Sempre nello stesso comunicato, viene evidenziato che le segnalazioni sono giunte all’Arcidiocesi, anche da parte di alcuni privati, fatto che se confermato ci conforterebbe e non poco, perchè dimostrerebbe, quanto meno nel caso specifico, la presa di distanza da certe malsane abitudini e il rifiuto per la spesso diffusa e radicata “omertà”. Questi “privati cittadini”, non hanno esitato nel rilevare ed esternare a chi di competenza, seri dubbi sull’autenticità di alcuni preziosi oggetti esposti e sono stato quindi determinanti per l’avvio delle indagini, prima interne e poi degli Inquirenti.

Le risultanze delle investigazioni, una volta venute a conoscenza dell’Arcivescovo, hanno portato all’interdizione dell’accesso ai depositi dell’oggi incriminato ed a sporgere giusta denuncia all’Arma, con la quale, peraltro, l’Arcidiocesi precisa di aver collaborato pienamente nello svolgimento delle indagini, condotte dal Nucleo Patrimonio Ambiente e Culturale di Palermo, in collaborazione con la locale Stazione Carabinieri.

Un furto, sicuramente perpetrato al fine di trarne profitto, tanto da spingere il 16 ottobre 2019 l’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi, a nominare una Commissione d’indagine interna, volta ad accertare l’integrità dei beni culturali custoditi nei depositi e l’eventuale corretto inventario. Dalle risultanze della ricognizione scaturiva la vicenda incredibile sopra riportata. 

Il comunicato dell’Arcidiocesi si conclude con l’annuncio, che grazie ai contribuiti CEI derivanti dall’8 x 1000, al fine di tutelare e valorizzare gli Enti ecclesiastici, così come indica la direttiva della Conferenza Episcopale Italiana, di avere provveduto a istallare e potenziare i sistemi di allarme e che è altresì in corso la revisione e la catalogazione dei beni culturali ecclesiastici e la costituzione del relativo inventario informatizzato che consentirà di collaborare ed interagire con gli Enti Pubblici e con la CEI stessa.

Come dire, rifacendosi ad un antico proverbio “dopo che hanno rubato il tesoro di Santa Chiara, misero le grate”.

Ovviamente, a nostro avviso, sono dichiarazioni per molti versi sconcertanti e molto discutibili, dichiarazioni che fanno pensare come un patrimonio, quello appunto dell’Arcidiocesi di Monreale e del Duomo, siano stati gestiti in maniera alquanto empirica ed addirittura lasciati tacitamente nelle mani e nella disponibilità di un privato professionista, nemmeno strutturato come impiegato della stessa Arcidiocesi, il quale sembrerebbe di aver ben pensato, dal punto di vista egoistico ed utilitaristico, di sottrarli alla pubblica fruizione, danneggiando, non solo tutta la comunità, Turisti compresi, ma lo stesso Ente ecclesiastico.

Una situazione molto grave, a nostro avviso, sulla quale nella cittadina normanna si bisbiglia con grande indignazione, come se si vivesse in uno dei famosi romanzi-verità di Leonardo Sciascia e come se fosse la prima e unica volta che le Opere d’Arte vengano trafugate o danneggiate a Monreale. Non si percepisce ancora la voce delle Associazioni Culturali, degli Artisti e della stessa Politica, sia essa cittadina che regionale.

Del resto, lo attesto come giornalista e come “vittima” del sistema locale, non è la prima volta che a Monreale si assiste allo scempio di opere d’Arte. Basterebbe fare una ricognizione alla Galleria Civica Giuseppe Sciortino, per notare quali crismi di “sicurezza” siano funzionanti nel complesso Monumentale Guglielmo II e sarebbe utile, a nostro avviso, riprendere la pensosa vicenda che mi toccò personalmente, anni addietro, allorquando sparirono dalla stessa Galleria, tre disegni di Pietro Buttitta ed una lito di Tono Zancanaro, e dove venne per sempre deturpato un dipinto del pittore spoletino Manuel Campus, tutti di mia proprietà, così come attestò, sia il Tribunale Penale che in seguito quello Civile di Palermo, con conseguente condanna del Comune di Monreale che si trovò, grazie alla mia difesa affidata allora all’Avv. Carmelo Cordaro, a dover restituire le restanti 13 opere e pagare le spese processuali.

La storia dei furti di Opere d’Arte a Monreale prosegue, potrei citare anche la sparizione di alcune sculture, svanite anni addietro e delle quali si occupò, senza alcun esito, l’allora consigliere comunale Massimiliano Lo Biondo e, udite udite, un ennesimo furto che mi tocca, ancora una volta, da vicino: la scomparsa di un dipinto di notevoli dimensioni, donato, con tanto di delibera, da mio padre, Maestro Pippo Madè, al Comune di Monreale, in memoria del caro e indimenticabile amico Cap. Emanuele Basile.

Un furto questo, da me scoperto nel giugno 2019 e per il quale informai il Sindaco Ing. Alberto Arcidiacono, il quale, restò inorridito, fece svolgere delle indagini interne e mi promise che avrebbe presentato giusta denuncia alla Stazione Carabinieri (già informati dei fatti). Purtroppo l’iter, comprensibilmente, si bloccò a causa dell’improvvisa, quanto inattesa, pandemia del Covid-19 che ha molto impegnato, lo attesto con stima ed ammirazione, il Primo Cittadino, il quale ha operato alacremente per la Comunità, senza risonanza mediatica e con molta discrezione, con abnegazione e per il bene comune.

Un vezzo quindi, quello instauratosi, ormai da anni a  Monreale, di sfregiare, deturpare, rubare, non custodire, non catalogare debitamente, il patrimonio artistico. Una odiosa pratica che spero venga presto debellata, ridando alla Città di Monreale, quanto meno alla parte che ama sul serio l’Arte e la Cultura, la dignità morale e la culturale che merita.

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