venerdì, 31 Gennaio 2025
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Monreale: fa più notizia una torbida storia di sesso che i furti di opere d’Arte

Monreale 15.01.2021 – E’ di ieri la notizia di una torbida storia di sesso e di torbido sfruttamento della prostituzione minorile che secondo le prime risultanze degli investigatori ha portato all’arresto di tre uomini, due palermitani ed un monrealese, i quali operavano sotto l’egida di una ben nota agenzia di modelle. Secondo quanto si legge sulle agenzie di stampa che hanno diffuso la notizia, a denunciare l’accaduto sarebbe stata la madre di una delle ragazze, oggi ventenne, la quale sarebbe venuta a conoscenza degli abusi subiti dalla figlia, che all’epoca dei fatti era minorenne.

Si è subito propagato, grazie anche alla notizia legittimamente ripresa di quotidiani on line locali, il tam tam sui social. Il solito passaparola che ha offuscato la crisi economica, la grave crisi politica provocata dall’uscita dal Governo guidato da Giuseppe Conte da parte di “Italia Viva” di Matteo Renzi ed ha fatto addirittura passare nel dimenticatoio altre fatti di rilevanza sostanziale che, nei mesi scorsi, hanno toccato la Città un tempo normanna, come i quasi duecento casi di Covid-19 ed il fallimento della raccolta differenziata, riconducibile, sì ai mancati controlli da parte del Comune, ma anche e soprattutto, all’irriducibile ineducazione di molti cittadini, i quali di ottemperare al calendario della racconta differenziata porta a porta, proprio non ne vogliono sapere.

Sulla questione del presunto sfruttamento e degli abusi, condanniamo fermamente l’accaduto e per il quale siamo profondamente dispiaciuti, soprattutto per le ragazze coinvolte, che siano esse minori e non. Auspichiamo una ferma candanna per coloro che si sono macchiati di tali atroci fatti.

Capitolo a parte, e indignazione di altro tenore senza peraltro voler paragonare i fatti, meriterebbe il non ancora ben chiaro furto di antichi e preziosi oggetti sacri spariti dal Museo Diocesano, per mano di un ben noto restauratore, il quale, per anni, ha goduto della fiducia della Curia ed il quale aveva libero accesso al citato Museo e anche, se ci è consentito, alle ripetute sparizioni di opere d’Arte, dileguatesi nel nulla e senza che nessuno ne pagasse conto, nemmeno i funzionari responsabili preposti quindi alla vigilanza, dalla Galleria Civica Giuseppe Sciortino. Situazioni mai chiarite ed appunto cadute nel più totale dimenticatoio, colpevole anche il silenzio degli organi di stampa locali.

Le opere trafugate nel 2012 da mano rimasta ignota, anche perchè nessuno ha mai provato ad individuarla, sono un dipinto del Pittore triestino Carmelo Zotti di proprietà del Comune di Monreale, tre disegni del palermitano Pietro Buttitta ed una litografia del pavese Tono Zancanaro, queste ultime di proprietà dello scrivente, che ha denunciato i furti, senza alcun esito e senza che mai gli Inquirenti gli dessero notizie utili sulle indagini eventualmente svolte.

Allorquando si è scoperto, alla fine del 2019, e documentato il trafugamento di un dipinto di grandi dimensioni, donato nel 1983, con tanto di delibera, dal Maestro Pippo Madè al Comune di Monreale, in memoria del caro amico dell’Artista, il Cap. Emanuele Basile, barbaramente ucciso dalla mafia, il 4 maggio 1980, è stata presentata analoga denuncia prima alla locale Stazione Carabinieri e poi al sindaco Alberto Arcidiacono. Una denuncia che, per la cronaca, è stata confermata dal Comune solo di recente, con una relazione, breve e succinta, che rimanda al mio esposto, tanto da sembrare come una sorta di scarico di responsabilità da parte dell’Ente. 

Su tutti questi furti è calato un silenzio tombale e l’indignazione popolare non è stata certo pari e nemmeno paragonabile, alla torbida storia di sesso che vede oggi vittime sacrificali alcune bambine, visto che di minorenni trattasi ed un ben noto Monrealese, del quale non citiamo nemmeno il nome, poichè è facilmente reperibile su tutti i Quotidiani Nazionali.

Sintetizziamo il nostro pensiero raccontando un gustoso episodio tramandatoci dal Pitrè: sembra che il poliedrico filosofo-popolare, ben noto con il nome di Pietro Fudduni, povero in canna, mendicasse davanti il Palazzo Arcivescovile di Palermo e così, l’Arcivescovo dell’epoca, uscendo da detto palazzo, lo scorse lì, seduto per terrà, con gli abiti sudici e sdruciti, forse anche un po’, come suo solito, alticcio, a chiedere l’elemosina. L’Eminenza elegantissima e ben curata, lo apostrofò così “povera e minnica è a scienza”, Pietro sollevò lo sguardo, l’osservò e così replicò “eh! cara eminenza, vero è, ma avi a sapiri ca di russo va vistuta la ‘gnuranza”. 

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