Si è svolta ieri mattina, nel parco della Fondazione Whitaker, a Villa Malfitano, in via Dante 167, a Palermo, la conferenza stampa di presentazione della mostra di scultura dell’artista Alba Gonzales intitolata ‘Miti Mediterranei’. L’esposizione, che comprende 19 sculture di grandi e medie dimensioni, è promossa e realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte e organizzata da Civita Sicilia.
Presenti alla conferenza, oltre ad Alba Gonzales, il professore e avvocato Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente onorario della Fondazione Cultura e Arte, Gabriele Simongini, curatore della mostra, e Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare di Trapani e assessore regionale ai Beni Culturali. La mostra sarà fruibile da venerdì 25 maggio fino al 30 settembre 2018, dal lunedì al sabato (domenica chiusa), dalle 9 alle 12:30 e dalle 14 alle 17:30.
«Quella di Alba Gonzales – spiega Sebastiano Tusa – è una mostra che non utilizza Villa Malfitano come sfondo, ma come accrescimento culturale, come un linguaggio del segreto, che la rende sempre più efficace con una sensualità non volgare che ci attira e seduce. Ciò che maggiormente attrae di queste opere – conclude Tusa – è la loro mediterraneità, il classicismo, il ricordo e il richiamo a tutti i miti e alle leggende che hanno caratterizzato il Mediterraneo».
Grande commozione, ma anche tanto rammarico nelle parole del presidente della Fondazione Cultura e Arte, Emmanuele Francesco Maria Emanuele il quale, rivolgendosi con ammirazione ad Alba Gonzales, ha sottolineato non solo l’importanza della cultura palermitana, città in cui è nato e che tanto ama, ma anche le difficoltà di confronto con le istituzioni palermitane per la realizzazione di progetti, culturali ma anche umanitari, che, altrove, vengono recepiti più velocemente: « Il mio rapporto con la mia città – spiega il professore – si è interrotto 60 anni fa, anni in cui si sono realizzati tutti i miei sogni».
«Ad un certo punto della mia vita – prosegue il professore – ho deciso che tutto ciò che avevo ricevuto avrei dovuto, in qualche modo, restituirlo facendo qualcosa per gli altri e così ho fatto. Se io sono quello che sono, lo devo a questa terra, la Sicilia, crogiolo di tante culture, e mi rammarica il fatto che, ciò che sono stato in grado di fare nel resto del mondo, nella mia città non riesco a farlo».
«Io non ho difficoltà in Russia, in Cina, in Siria, in Palestina – prosegue commosso il professore -, ma anche in Algeria, in Israele, in Tunisia, dove ho fondato il primo centro per la ricerca sul cancro; non ho difficoltà in Spagna, ma qui, non ci riesco e sto lottando per realizzare progetti quali la creazione di una foresta urbana e l’apposizione di statue di grandi artisti lungo il Cassaro».
Rivolgendosi ai giornalisti, con evidente commozione, Emmanuele Emanuele chiede a chiare lettere aiuto affinché le istituzioni si movimentino per permettergli di realizzare i progetti posti in essere da lui. Poniamo, dunque, una domanda al professore per farci tramite delle sue richieste: «Aiutatemi affinché io possa realizzare tutti i progetti per questa città, pago tutto io, ma permettetemi di farlo».
«Palermo non ha il potere di spaziare nel mondo se abbassiamo il suo livello, dobbiamo tutti lavorare, voi giornalisti più degli altri. Voi – afferma il professore rispondendo alla nostra domanda – potete aiutarmi in un solo modo: evidenziando le grandi problematiche sociali, la disperazione e i bisogni della gente e consentendo a me, col vostro appoggio, di fare in modo che questo problema si risolva. L’impegno economico lo metto tutto io, ma voi dovete parlare in maniera non timorosa, con la politica, con l’amministrazione e con tutti i “signori NO” di questo Paese».
«Curare questa mostra – spiega Gabriele Simongini – è stato piacevolissimo e facile perché la scelta delle sculture di Alba Gonzales nello splendido scenario naturale di Villa Malfitano è davvero azzeccata: un dialogo perfetto tra arte e natura. L’unicità del nostro patrimonio – conclude Simongini – non è nei numeri, cioè nella percentuale di patrimonio culturale che possediamo, ma nella capillarità dei beni artistici che sono diffusi ovunque, sia in Sicilia che nel resto d’Italia e che non esiste in nessun altra parte del mondo».
Romana di nascita, la nota scultrice Alba Gonzales, fra genitori e nonni raduna in sé origini siciliane, greche, spagnole e francesi, con un cosmopolitismo mediterraneo che spiega per alcuni aspetti il patrimonio mitico e mitologico che dà linfa alle sue opere, sotto il segno di un culto sensuale della forma e del corpo umano. Proprio per queste radici così legate al Mare nostrum, l’approdo delle sculture della Gonzales a Palermo, città “meticcia” per eccellenza, moltiplica gli echi epici ed evocativi delle sue opere, ulteriormente arricchiti dalla sede scelta per la mostra, quella Villa Malfitano Whitaker nata per volontà di un illustre esponente (Giuseppe Whitaker) della comunità anglopalermitana di fine ‘800 e ricca di tesori giunti dalle culture più diverse e lontane.
Sculture dalle forme morbide, che ondeggiano fluttuanti nell’aere come danzatrici mitologiche che raffigurano leggende e storie lontane: storie che ci appartengono, che fanno parte di noi e della nostra cultura, ma che vogliono coinvolgerci e dolcemente assopirci come le sirene ammalianti narrate dai poemi epici. Questo e molto altro è l’arte di Alba Morales, donna di grande sensibilità e di accurato senso estetico, fulcro principale del suo lavoro.
Gioielli dalle figure leggendarie, gemne incastonate all’interno del meraviglioso e rigoglioso parco Whitaker di Villa Malfitano che si susseguono una dietro l’altra, dalla più piccola alla più grande e che sono in grado di trascinare l’osservatore in maniera quasi inconsapevole, magica.
Al termine della conferenza stampa l’abbiamo incontrata per chiederle alcune curiosità sui materiali che utilizza per le sue opere, le sensazioni che prova creandole e come queste possano veicolare un messaggio importante alla collettività per sensibilizzarla alla cura e alla conoscenza della cultura classica, ma non solo e, con grande gentilezza, ci ha risposto: «Cosi come la danza si impadronisce dello spazio, cerco di inserire queste figure all’interno di uno spazio simile ad un palcoscenico».
«Provenendo dal mondo del teatro e della danza – prosegue Alba Gonzales – mi viene naturale creare le opere in una certa prospettiva. A volte i colleghi mi prendono in giro – spiega ironicamente l’artista – per una cosa curiosa che faccio solo io: quando inizio a modellare comincio dal volto perché, se non so chi sia il soggetto che sto creando, non riesco a comunicare con lui; è proprio come avere di fronte una persona che ti deve piacere».
«Voglio che le opere – conclude l’artista -, soprattutto i soggetti femminili, mi parlino e mi dicano qualcosa, mentre mi piace ironizzare e prendere un po’ in giro quelli maschili: i miei temi principali sono l’ironia, ma anche il dramma del femminicidio e altre tematiche universali; cerco di utilizzare un linguaggio che tutti possano comprendere perché se un artista non riesce a filtrare in sé stesso determinate informazioni ed emozioni non riuscirà a trasmetterle agli altri e questa è una grande sfida».