lunedì, 20 Gennaio 2025
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“L’uomo è un mendicante che crede di essere un Re” – Totò Cuffaro aiuta Rebibbia

Ci possono essere persone che potrebbero essere ricordate,  non per ciò che di buono o di cattivo hanno fatto nella loro vita, ma per ciò che nell’immaginario collettivo si sa, perché è stata diffusa una notizia falsa? Si può essere ricordati di più per “aver fatto” o “aver detto” nulla o niente ancora di più di avere scontato una pena carceraria? Sembra un controsenso, ma l’altra sera mi è sembrato essere cosi. Si può essere ricordati per delle falsità più o come altre cose ben più gravi.
Non so se peserà di più a Totò Cuffaro, l’essere stato rinchiuso in carcere sino al 13 Dicembre scorso, per quasi 5 anni, oppure le menzogne dette contro di lui, come si è appreso, nella trasmissione di Matrix, dove Cuffaro stesso è stato intervistato dal padrone di casa Luca Telese e da Emiliano Liuzzi, altro noto giornalista,. Non c’entra nè la condanna né il carcere scontato. La prima menzogna è quella relativa alla sua focosa difesa del leader, di quel tempo, della D.C. Calogero Mannino durante la trasmissione Samarcanda, realizzata circa 25 anni fa al Politeama di Palermo, presente sul palco il compianto Giudice Giovanni Falcone. La seconda menzogna, la foto che lo ritrae Presidente della Regione Siciliana con i cannoli in mano, accostata a un ipotetico “sbagnamento” a seguito della sentenza di !° grado di giudizio che lo condannava si, ma senza l’aggravante del favoreggiamento mafioso. copoertina cuffaro
Della prima falsità, Totò Cuffaro ha voluto precisare a Matrix che non aveva, quella volta al Politeama e non l’ha fatto mai fatto in seguito, attaccato, polemizzato o addirittura aggredito Giovanni Falcone, ma ha soltato difeso Calogero Mannino (e le sentenze dopo gli hanno dato ragione, come ha precisato) dal discredito che stavano portando avanti in quel momento altri magistrati. Della “seconda falsità”, ha parlato di “una foto scattata in un’occasione diversa”, che quindi non era per nulla un famigerato festeggiamento a base di cannoli.
Certo non una bella cosa vedersi e sentirsi addebitare cose non vere e per di più oramai diventate “notizie” diffusissime anche nei social, ma come riporta Wikipedia Totò Cuffaro ha ottenuto in sede giudiziaria giustizia e risarcimenti.
Oltre a queste cose che ha tenuto a precisare più volte durante la trasmissione, l’attenzione di me telespettatore, si è posata anche su un Cuffaro dimagrito, ma non in forma, quasi precocemente invecchiato, come lo può essere una persona che è appena uscita da una costrizione fisica e mentale. Pacato, riflessivo, a volte spaurito, ma determinato a portare avanti alcune battaglie di legalità, di aiuto, di testimonianza, di solidarietà e sicuramente deciso a rifarsi una nuova vita. Il carcere ha sicuramente trasformato il Totò che in molti conoscevamo. Il Totò politico, brillante, ambizioso, spaccone e “ncazzusu” sembra avere lasciato il posto a un Totò diverso, molto diverso. Il carcere, che lui stesso ha detto di avere accettato come sentenza, ma non come castigo perché non vuole fare il martire anche se ricorda con tristezza l’abbraccio negato alla madre. Quel carcere che oltre a essere riuscito a fargli prendere una seconda laurea in Giurisprudenza, gli ha fatto riscoprire quei valori che suo malgrado aveva dimenticato. Ha riscoperto quanto fossero importanti gli affetti familiari (moglie, figli, madre e fratelli) e quanto la passione per la politica glieli aveva allontanati. Ha capito, inoltre, ma non in misura meno importante, quanto poco si è interessato da politico, alla situazione delle carceri italiane. Ha scoperto che dentro le carceri ci sono uomini o meglio ancora, persone e “anime”e ha compreso, con “colpevole ritardo” che non c’è bisogno di andarci a finire dentro per poterne parlare e cercare di fare qualcosa a loro favore. Questa affermazione è stata accolta con grande apprezzamento, ma anche con disapprovazione dal collega giornalista Facci che era in collegamento esterno con lo studio. Per Filippo Facci i politici dovrebbero sempre occuparsi della situazione carceraria italiana e non solo se ne hanno la malaugurata esperienza personale.
Ritornando all’esperienza restrittiva, viene fuori dall’intervista che questa ha portato, intanto, il Totò altruista a  mettere a frutto, nuovamente, le sue doti non comuni, per attivare un “servizio scrittura” per i colleghi carcerati e fare anche il giornalista. Ha scritto anche un libro il cui titolo è : “L’uomo è un mendicante che crede di essere un Re”, cui proventi serviranno a poter acquistare l’erba sintetica per il campo di calcio del carcere di Rebibbia.
Infine, ribadisce la notizia che l’Africa lo vedrà come volontarion assieme alla moglie, medico senologo che vuole aiutare la popolazione del Burundi e che la politica non lo vedrà più protagonista attivo.  Chissà se questa  promessa sarà mantenuta. Intanto ci auguriamo che il libro si venda e che quindi l’erba sintetica arrivi  a Rebibbia.

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