lunedì, 23 Dicembre 2024
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“ Lu Diavulazzu di Cataviddotta” tra simbolismo rituale e nuove prospettive di ricerca

Si è svolto Sabato 6 dicembre, nella suggestiva Chiesa dell’Itria, a Caltabellotta, nell’Agrigentino, il convegno dal titolo: “ Lu Diavulazzu di Cataviddotta” tra simbolismo rituale e nuove prospettive di ricerca.
Tradizione, rito e cultura sono stati i protagonisti indiscussi del convegno, organizzato dal Comitato dei festeggiamenti in onore dell’Immacolata Concezione, in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Kratas Tour”. L’evento ha visto la presenza di illustri studiosi, tra cui: Ignazio Emanuele Buttitta, docente della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, nipote del grande poeta e figlio di Nino Buttitta, oggi professore emerito dell’Ateneo palermitano, il Dott. Antonino Frenda, demoetnoantropologo, il Dott. Danilo Di Gesù, documentarista oltre il Sindaco di Caltabellotta, Paolo Segreto, l’arciprete, Padre Giuseppe Marciante. Tutto alla presenza di una numerosa, attenta e curiosa assemblea.
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Il convegno ha trattato il tema del “diavulazzo”com’era visto in passato, attraverso lo studio effettuato da Buttitta e come è visto oggi, attraverso le nuove ricerche sul campo da Frenda e da Di Gesù; un’analogia fra passato e presente che vede oggi, l’exploit della tradizione dell’Immacolata da sempre legata al simbolo del “diavulazzu”.
Numerosi sono stati gli interventi, a partire dal Prof. Buttitta, che con le sue parole ha fatto rivivere la tradizione dell’Immacolata degli anni ’90, infatti, alcune delle sue ricerche di quegli anni hanno costituito parte della tesi del suo dottorato.
È stato il Professore stesso a fare una descrizione dettagliata della realizzazione e tradizione del “diavulazzu”, all’interno dei festeggiamenti in onore dell’Immacolata Concezione a Caltabellotta. Per chi non lo sapesse, il “diavulazzu” non è altro che un fantoccio, alto 7/8 metri circa, realizzato, imbottendo di stoppie e paglia una rete metallica che poi viene rivestita di stoffa o/e di carta da imballaggio colorata con vernice a spruzzo, in modo da assumere la sembianza di un demonio. Tiene nella destra un tridente, “la furca” e nella sinistra un serpente, “lu sirpenti”. Altri tratti caratterizzanti: le corna, “li corna”, la coda, “la cuda”, i piedi, “li pedi” e la mela. Poi la notte tra il 7 e l’8 dicembre viene innalzato su una trave nella inferriata che si affaccia su piazza Leone XIII, per essere bruciato al termine della processione dell’Immacolata. Il “diavulazzu” ha un grande significato simbolico: il Bene trionfa sul Male.
Buttitta, ha concluso il suo intervento, con parole da affetto nei confronti del piccolo paese montano, affermando:“Sono ben lieto di essere ritornato a Caltabellotta proprio perché continua a portare avanti le proprie tradizioni e il fatto che questo avvenga all’interno di un edificio sacro questo ci conforta ancor di più, perché ci si riconosce come appartenenti della stessa comunità e della stessa cultura”.
Alla fine del convegno, è stato poi proiettato un filmato risalente agli anni ’95-’97 che racconta la festa dell’Immacolata e che fa parte degli archivi della Fondazione Buttitta. In sequenza un altro video più recente cha fa parte sia dell’Archivio Multimediale del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento sia dell’Archivio del M.A.V. – Museo di Antropologia Visiva, dell’Università “La Sapienza” di Roma.

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