lunedì, 23 Dicembre 2024
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Lettera operai Fiom Termini Imerese al premier Renzi

– “Termini Imerese e’ una vertenza simbolo per il Mezzogiorno, e’ una vertenza simbolo per la produzione industriale e manifatturiera del Paese”. Lo affermano gli operai Fiom dello stabilimento siciliano in una lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, impegnato in un giro di incontri in Mezzogiorno. “Le scriviamo queste righe innanzitutto per ringraziarla della Sua presenza a Termini Imerese. La scelta di incontrare direttamente le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Fiat e delle aziende dell’indotto che da anni si battono per riaprire i cancelli dei propri stabilimenti e tonare al lavoro, e’ per noi importante per rompere la condizione di solitudine con cui spesso abbiamo fatto i conti”.
  Nella lettera si ricostruisce la vicenda dello stabilimento ex Fiat e si ricorda che “ripartire con la produzione di auto con un investitore serio e’ stato l’obiettivo della lotta di questi anni”. “Per questo – scrivono Michele De Palma, della Fiom nazionale e Roberto Mastrosimone della Fiom regionale – rilanciamo #riapriamoicancelli e #torniamoallavoro e speriamo di rivederla presto a Palazzo Chigi, come nel caso Elettrolux, per firmare l’accordo”. “Lei deve sapere – prosegue il testo che la forza che abbiamo avuto in tutto questo tempo l’abbiamo tratta dal sostegno della comunita’, delle istituzioni ed in particolare per la costante vicinanza di padre Anfuso, arciprete di Termini Imerese”. “Presidente – prosegue la lettera – deve sapere che lo stabilimento di Termini Imerese e’ un esempio di come le scelte aziendali non coincidono con la razionalita’ dei numeri: il 22 dicembre ’09 l’amministratore delegato, presso la Presidenza del Consiglio, annunciava l’obiettivo di 1.300mila auto prodotte negli stabilimenti italiani e contemporaneamente decretava la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese”.
  Poi l’annuncio della chiusura e lo spostamento della produzione della “Y” in Polonia. Presso la Presidenza del Consiglio fu aperto un tavolo ma dopo quasi 5 anni, i lavoratori, che erano 2200, oggi sono 1200 e tutti in cassa integrazione a zero ore. Per la Fiom “ognuno deve assumersi le proprie responsabilita’ a partire dalla direzione aziendale della FCA” perche’ “non puo’ passare l’idea che in Italia si possono chiudere gli stabilimenti a costo zero per le imprese: non accade in nessun Paese europeo”. Alle lavoratrici e ai lavoratori – chiede la Fiom – debbono essere garantiti gli ammortizzatori sociali e le politiche attive per la formazione per ritornare al lavoro.
  La vertenza ha come obiettivo “la riapertura dei cancelli dello stabilimento per produrre auto di qualita’ ed impedire speculazioni di tutti i tipi che in un territorio provato dalla crisi potrebbe vedere la criminalita’ tornare a ricattare l’intera comunita’: l’antidoto a questo veleno e’ il lavoro, i diritti e la democrazia”. (AGI) .

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