Palermo, 06.02.2016 – Tanto si parla di legge contro i “fannulloni” ma in effetti il decreto che ha introdotto norme severe per colpire i dipendenti assenteisti è molto più ampio. Si tratta di una vera e propria riforma della pubblica amministrazione. La legge 124/2015, recante “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, è in vigore dal 28 agosto 2015 (G.U. n. 187 del 13 agosto 2015), ed è meglio conosciuta come Legge Madia di Riforma della PA dal nome del ministro proponente, Maria Anna Madia.
La legge è costituita da 23 articoli e affronta diverse tematiche come: carta della cittadinanza digitale, norme per la semplificazione e accelerazione dei procedimenti amministrativi, autotutela amministrativa, revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, razionalizzazione e controllo delle società partecipate, lotta all’assenteismo, ecc.
Ma torniamo ai fannulloni. Prima della nuova riforma era già possibile, ma con tempi relativamente lunghi, licenziare per motivi disciplinari i dipendenti pubblici fannulloni e assenteisti in base al Decreto Legislativo n. 165/2001, modificato dal Decreto Legislativo n. 150/2009 – “Riforma Brunetta”.
A spingere il governo Renzi a introdurre norme più severe e tempi più brevi per il licenziamento dei dipendenti ‘falsi malati’ o colpevoli di assentarsi dal posto di lavoro nonostante avere regolarmente timbrato la presenze è stato il continuo incremento di casi scoperti dalle indagini delle forze dell’ordine.
Il 20 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza di Decreto Legislativo proposta dal Ministro Maria Anna Madia per modificare l’articolo 55-quater del D.lgs. n. 165/2001 relativo al licenziamento disciplinare. Le modifiche mirano a eliminare le false attestazioni di presenza. Affidati ulteriori poteri di controllo in capo all’INPS per colpire la diffusa prassi dei falsi certificati medici per assentarsi dal lavoro. Introdotta la possibilità della sospensione, entro 48 ore, dal servizio e dallo stipendio del dipendente pubblico che viene colto in flagranza, e obbligo, per l’amministrazione a cui fa capo il dipendente, di far concludere il procedimento disciplinare entro 30 giorni.
Analogo procedimento di sospensione/licenziamento, viene inflitto al dipendente che viene colto in flagrante ad assentarsi dal posto di lavoro dopo avere strisciato il cartellino. Lo stesso rischio lo corre chi si rende complice passando il badge al posto del collega assente.
Con la nuova norma, il dipendente colto fuori dal posto di lavoro rischia di dovere pagare allo Stato i danni di immagine. La ‘multa’ inflitta, non potrà essere inferiore a sei mensilità dell’ultimo stipendio oltre interessi e spese di giustizia.
Pesanti sanzioni anche per i dirigenti che non operano il controllo del personale. Se con il precedente ordinamento era prevista la sospensione per i dirigenti che non denunciavano gli assenteisti o i furbetti, con l’introduzione della nuova norma a pagare con il licenziamento sarà anche lo stesso dirigente.
Per quanto riguarda la Sicilia, secondo quanto si apprende, la norma verrà immediatamente applicata senza alcun passaggio all’ARS così come era stata applicata la “legge Brunetta”.