Tutto nasce da una testa, anzi da molte teste: quelle dei pupi che sono lì, vergini, in attesa di un tratto distintivo. Che le renda Orlando, Rinaldo o re Carlo, le vesta di mustacchi e pizzetto, dia loro le orecchie di Mickey Mouse o le rose della Santuzza. Per poi porle accanto agli ex voto, alle vertigini del “gioco dell’oca”, alle girandole, alle spirali. E’ un gusto pop e dadaista quello di Roberto Lo Sciuto, intimamente scenografo e popolarmente artigiano. Sono anni che sbozza ad arte le teste di pupo, la base è sempre uguale, sono i tratti che mutano. Dopo i mesi di lockdown, riapre anche il suo atelier – una vera “bottega” colorata, nelle scuderie di palazzo Merlo, proprio dove c’è l’ansa di strada (un tempo affrescata) dove “giravano” le nobili carrozze – e inaugura una mostra che affianca ai pezzi cult anche diverse opere recenti.
“Testa di legno” si apre venerdì 15 ottobre alle 17 e durerà un mese. All’inaugurazione interverrà lo scrittore Fulvio Abbate che firma un testo nel microcatalogo, quasi un carnet de voyage, che verrà distribuito.
“I pupi siciliani sono vivi, molto vivi. Chi pensava che proprio i pupi, immobili con i loro gesti guerreschi sulle sponde dei carretti – scrive Fulvio Abbate -, nei teatrini o nelle teche dei musei, si fossero arresi al magazzino della tradizione, congelati perfino nelle vetrine dei negozi di souvenir in corso Vittorio Emanuele di fronte alla Cattedrale, o accatastati alla rinfusa nei bauli dei collezionisti, dovrà ricredersi”.
Entrare nella bottega di Lo Sciuto vuol dire avvicinare l’arte popolare rivisitata con lo stupore del visionario: è stato Gigi Borruso anni fa a sottolineare la “grande inquietudine”, la solitudine degli elementi che qui si incontrano: teste di pupi, vecchie réclame, gambe, braccia, mani, passamaneria e cornici. Sta allo scenografo, tirarli fuori dal baule dell’attore o dal magazzino di un teatro, e assemblarli per la ribalta, dedicar loro un’enfilade di oggetti, fregiarle spesso (non sempre) di un titolo ironico e scaramantico.
“Le teste di legno fan sempre fracasso” per dirla con Giuseppe Giusti nel “Re Travicello”. “Sono le teste dei pupi che ho avuto per caso da un vecchio torniere – racconta Roberto Lo Sciuto – E ho dato loro una vita diversa: nascono da un pantografo, quindi sono meccaniche, grezze, ma diventano altro. Le teste di legno sono popolari, con me abbandonano il sapore siciliano, diventano un pò dada e un pò pop”. Scorrono quindi candelabri e obelischi, paraventi, scarabattole e teatrini, altarini, ex voto e carte siciliane, le scatole sonore e i libri animati, fino al Girariosto che scippa a tutti un colpo di manovella.
Un unico barocco artigianale o artigiano barocco, poco importa: Roberto Lo Sciuto, molto più del semplice maestro puparo, è riuscito nell’impresa di rimettere i pupi al mondo, regalando loro una vita ulteriore, piccola, inscatolata in giocattoli leggeri. Lo ha fatto in modo originale, moderno, molto pop, rendendoli nostri contemporanei. Poi, già che c’era, ha affiancato loro altre figure che giungono da destinazioni artistiche estranee alla tradizionale famiglia di Orlando, Rinaldo, Angelica, Ferraù, Ruggero, Gano di Magonza, come se Disney o Collodi fossero nati in via Maqueda.
Roberto Lo Sciuto
A lungo scenografo al Teatro Massimo, animatore di associazioni culturali – “Punto Rosso” e “Voltaire” – è stato tra le prime anime di “BuongiornoNotte”, il format di passeggiate all’alba che tanto successo ha avuto negli ultimi anni. Autore di numerosi allestimenti teatrali e cinematografici, ha collaborato con Wolf Gaudlitz, Claudio Collovà, Roberto Andò, Beatrice Monroy, Mimmo Cuticchio, Mauro Avogadro, Simone Alaimo, Giuseppe Cutino, Gigi Borruso, Roberto Catalano, Giovanni Mazzara e Alberto Cavallotti. Ha realizzato illustrazioni per progetti editoriali tra cui “Il teatro Massimo in 3D”. Alcuni suoi allestimenti sono stati a New Delhi, Mumbai e Kolkata. Ha fatto parte del comitato creativo del 388° Festino di Santa Rosalia. Dal 1991 al 1994 è stato docente di scenotecnica del Laboratorio Teatrale Comunale di Monreale. Una prima esposizione del ciclo delle “Teste di legno” è stata nel 2012 a Palazzo Tarallo; nel 2015 al Museo etnografico Pitrè; nel 2016 nel foyer del Teatro Biondo e nel 2018 a Palazzo Bonocore. Sue opere si trovano in collezioni private in Italia, Australia, Russia e Austria.
SCHEDA MOSTRA
TESTA DI LEGNO
opere di Roberto Lo Sciuto
15 ottobre > 15 novembre 2021
Atelier
via Merlo 26 | Palermo
Orari: martedì – venerdì 17 > 20
Ingresso libero