Il titolo della collettiva d’Arte, in memoria del Beato Padre Pino Puglisi, potremmo anche leggerlo in questo modo: “Le forme dell’amore”, anziché “La forza dell’Amore”, poiché gli artisti attraverso il loro percepire e il loro immaginare, configurano forme creative imprevedibili, esplicitando strutturalmente il tema, ovvero la tematica dell’Amore divino e del martirio di un uomo, fedele apostolo del Dio della Croce.
Gli artisti hanno usato i materiali più diversi dove dipingere o disegnare, per imprimere i propri segni e le proprie forme realiste o astratte. I nostri artisti hanno utilizzato: il polistirolo, il cartone, il compensato, la tela, i materiali ferrosi, e altro ancora a loro congeniale, e ciò è estremamente innovativo. Il loro lavoro è stato essenzialmente di astrazioni formali, già viventi nell’oggettività degli innumerevoli impasti e nelle possibili alchimie; nella duttilità e nella malleabilità dei materiali umanizzati, compreso gli scarti plastici del nostro complesso quotidiano, che rendono figurato il pensiero e le intuizioni di chi è in grado di tradurre l’intraducibile. Ma parlare di ciò, significa comprendere la funziona della rete sensoriale, di cui particolarmente gli artisti sono dotati: come gli occhi, il timpano delle orecchie, i ricettori sensoriali della stessa morbida pelle, e ancora i sensori del naso e delle papille gustative, significa che al cervello giungono impulsi nervosi, in grado di rielaborare i linguaggi creativi con maggiore sintesi. Il problema è che abbiamo perso l’abitudine di comprendere, o assimilare il cromatico sogno che è il mistero della vita, attraverso “l’anima sensibile” già precisata da Aristotele.
Già Arthur Scopenhauer poneva il problema tra la percezione e il sentire, affermando che “la percezione è l’elemento primo dell’intelligenza”, direi l’elemento straordinario che favorisce la creazione di forme artistiche. Erroneamente, e tropo spesso, il pensiero che teorizza l’opera d’arte, nasce da una serie di preconcetti astratti, fin troppo razionali, non ricollegabili al nostro percepire ed esserci, ovvero al nostro emozionante respirare il grande mistero che ci sovrasta. L’artista dall’alto del suo cielo e del suo ostinato cercare le visioni della bellezza e le verità assolute o parziali, propone forme creative che, volutamente sembrano dissolversi, tentano di recuperare la smarrita essenza spirituale. In modo più appropriato, la Mostra d’Arte dedicata al Beato Pino Puglisi, include tre scelte formali in sintonia con le diverse connotazioni della Tradizione e delle Avanguardie artistiche del Novecento: una ricerca tendenzialmente realista della figura umana; una ricerca cromatica-simbolica; una ricerca informale-materica-molecolare. Ed ancora possiamo esplorare la valenza del dettato interiore, che ciascun autore ha cercato di rappresentare, cercando di cogliere la profonda religiosità di Padre Pino Puglisi, ovvero la luce emanata dal volto, da cui trasuda il suo amore per coloro che necessitano di conforto e di accoglienza.
Anche gli artisti, oggi presenti all’incontro d’Arte, rappresentano la ricchezza creativa di questa nostra millenaria città di Palermo.
Wanda Barraco
Giovanna Calabretta
Salvatore Calò
Ferdinando Caronia
Cristina Casamento
Serafina Maria Costa
Francesco Federico
Marion Fernhout
Eleonora Fogazza
Vincenzo Gatto
Valentina Harè
Caterina Lala
Paola La Monica
Gabriella Lupinacci
Rosalia Marchiafava Arnone
Letizia Marchione, Giuseppa Matraxia
Giusy Megna, Gianni Provengano, Mariella Ramondo, Rosario Trapani,
Loredana Vincenza Troia, Maria Felice Vadalà, Giovanni Ventimiglia.
“Dalla luce cromatica trasuda la spiritualità di Padre Pino Puglisi”
di Francesco Federico